I parlamentari Daniele Belotti, Antonio Misiani, Elena Carnevali e il consigliere regionale Dario Violi, che da mesi seguono la situazione degli Italcementi, hanno scritto a Carlo e Giampiero Pesenti: «Dopo tre anni e mezzo, 180 vostri ex dipendenti, che avevano aderito al piano sociale, hanno subito la fine della cassa integrazione e sono stati licenziati. Se è vero che sono state concesse delle buonuscite, non va però dimenticato come oggi questi lavoratori, che hanno dato tanto all’azienda, siano in gravi difficoltà. Ecco perché ci permettiamo di scrivervi: questi uomini e donne che hanno prestato servizio per tanti anni nella Vs società, non devono essere abbandonati al loro destino. La responsabilità sociale non può rimanere un mero slogan: deve tradursi in progetti concreti, che diano il segno di una reale attenzione al territorio e alla comunità. Per questo vi invitiamo a mettere in campo un intervento concreto a favore di questi lavoratori e delle loro famiglie. La Fondazione Pesenti, ad esempio, potrebbe dare loro un aiuto attivandosi a cercare possibilità di impiego, o con un sostegno all’istruzione dei figli o con un contributo al pagamento di alcune spese essenziali per il sostentamento di queste famiglie». Pronta risposta della famiglia Pesenti: «L’atteggiamento tenuto anche nella fase di cessione della società bergamasca è sempre stato estremamente attento agli aspetti sociali dell’operazione: cassa integrazione, scivoli e incentivi alla ricollocazione, operazioni di monitoraggio occupazionale con Confindustria Bergamo, etc. Si ritiene che le istituzioni politiche bergamasche, a due anni dalla data di cessione dell’azienda, dovrebbero rivolgere le loro sollecitazioni al nuovo azionista e ai nuovi manager che tra l’altro hanno da un lato disatteso alcuni impegni presi sulla sede di Bergamo e dall’altro messo in atto operazioni espansive sul territorio italiano con importanti acquisizioni. Richiamarsi a legami storici, che permangono, si ritiene non sia il percorso più adeguato e realistico per affrontare il tema dell’occupazione in Italcementi».