BREMBATE SOPRA – Dagli elettrodomestici agli imballaggi e ai pallet, e nuovo lavoro a una cinquantina degli attuali cassintegrati Indesit, entro il marzo 2013 (più un’altra trentina se gli affari andranno bene). Un investimento pari a otto milioni di euro di cui 5 milioni per una centrale a cogenerazione per rendere indipendente lo stabilimento dal punto di vista energetico. Un’attività produttiva che, terminato il trasloco entro quest’anno, dovrebbe iniziare a gennaio 2012.
Il sito della ex Indesit di Brembate Sopra resterà a vocazione industriale:la Effegi Palletsi è detta disposta a localizzarvi la propria attività di recupero e produzione di imballaggi per conto di importanti multinazionali quali Ferrero, Coca Cola, Ikea, Galbani e altre ancora.
Lo ha fatto sapere Graziano Fucili, giovane titolare della azienda, all’assessore provinciale al Lavoro, Stefano Zucchi, ai sindacati di categoria dei metalmeccanici, Cgil, Cisl, Uil, alla presenza anche dei manager di Indesit che sta collaborando a questo piano di re industrializzazione non solo a livello occupazionale (attraverso una società che sta gestendo la ricollocazione degli originari 416 dipendenti del sito brembatese), ma anche a livello logistico visto che ha venduto a Effegi gli immobili di via Locatelli, chiedendo di essere pagata solo tra due anni. All’incontro presso l’assessorato provinciale al Lavoro era presente anche il sindaco di Brembate Sopra, Diego Locatelli la cui amministrazione intende sostenere l’arrivo della Effegi sotto l’aspetto burocratico.
“Stiamo aumentando gli affari, il giro di clientela cresce, siamo un’azienda leader nel nostro settore, abbiamo bisogno di nuove linee di produzione da subito e quindi di nuovo personale e quello Indesit fa al caso nostro”, ha rimarcato Fucili che ha chiesto alle istituzioni tempi autorizzativi veloci. L’aspetto da chiarire (tramite un incontro in provincia con l’assessore all’Ambiente, Pietro Romanò), è relativo all’iter autorizzativo della centrale a biomasse ad uso interno anche per verificare se si tratta davvero di un’opera da cui il nuovo stabilimento non può prescindere.
Nello stesso incontro, si è fatto il punto sul destino occupazionale dei restanti 155 lavoratori cassintegrati Indesit (gli altri 211 hanno già avuto la loro posizione definita: di questi 26 hanno trovato lavoro e 130 hanno optato per la buonuscita da ben 25mila euro). Ad settembre 2011, sono ben 36 le aziende che si sono fatte avanti, 247 i colloqui effettuati, e ben 80 i lavoratori distaccati presso altre ditte. “Assumere i lavoratori Indesit è un grande vantaggio per le aziende – spiega il direttore del personale Indesit, Gian Luca Grondona- ci sono nostri incentivi pari a 15 mila euro per ogni assunzione più 6.000 euro che vanno al lavoratore assunto, la possibilità di utilizzarli gratis in prova (paga Indesit) (come ha fatto Lombardini ad esempio nda ) , oltre agli sgravi fiscali e contributivi previste dalla legge della mobilità: perché quando un cassintegrato Indesit si licenzia da noi e va assunto a tempo indeterminato in un’altra azienda, passa subito nelle liste di mobilità e quindi beneficia dei relativi sgravi di legge. Un esempio di come il privato può operare per il ricollocamento lavorativo sull’esempio del nostro fondatore Aristide Merloni”.
I lavoratori della Indesit rimasti a spasso erano 416. Se consideriamo che in teoria, per ciascuno di loro c’erano 25 mila euro più altri costi per colloqui, contatti e ricerca di posti di lavoro, la cifra sale anche a 40 mila euro. Moltiplichiamo per 416 e. Non è filantropia né mecenatismo (le spa fanno “affari”), ma un approccio diverso rispetto al “Tutti a casa e chi se ne frega tanto paga lo Stato” (cioè noi), tipico di un buon numero di “padroni”: così si mantiene anche la calma sociale e si fa pure bella figura. “Non assistere, ma ricollocare, non il welfare dell’assistenza ma quello del farsi carico per ricollocare i lavoratori”, così ha detto un manager della Merloni – . altro che cassa integrazione a lunga vita di Alitalia”. Oppure i cassa integrati della Legler, azienda vicina alla Indesit: in cassa dal 2007, scaduta e prorogata, e, come ultima spiaggia, la mobilità: un over 50 è “a posto” per almeno 6 anni anche se con un magro 700 euro al mese.
E se non tutte le spa delocalizzanti sono come Merloni, non tutti i cittadini che hanno perso lavoro hanno avuto la “fortuna” di essere dipendenti Merloni. E gli altri? Quelli rimasti a casa da “aziendine” anonime? E quelli che non hanno avuto nemmeno la mobilità ma solo una magra indennità di disoccupazione di 6 mesi? E quelli che non hanno avuto nessuna indennità perché ex partite Iva (magari fittizie) o lavoratori a progetto (spesso fasulli)? “Disoccupati di serie A e disoccupati di serie B? Sì, è un rischio”, ha ammesso davanti al cronista l’assessore provinciale al Lavoro, Zucchi, facendo anche capire, tuttavia, che le risorse non le mette la Provincia. “Qui è una questione di leggi che non ci sono – ci dice un sindacalista orobico – . Pochi lo sanno, ma non vi è in Italia alcuna legge che aiuti (leggi sgravi fiscali e contributivi) i disoccupati senza indennità (che non siano in mobilità, in cassa, under 30), a re inserirsi nel mercato del lavoro. Chi ha più bisogno, è quello meno aiutato. Se strappa un’assunzione, è solo per la sua faccia o le sue capacità (non per il risparmio che “regala” all’azienda). E le aziende, si sa, preferiscono risparmiare. Certo, ci sono anche i casi “merloni”. Ma è concepibile far leva solo alla “cara grazia” di alcuni “padroni”, seppur illuminati?”.
Giuseppe Purcaro