SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI – MEMORIA DEI DEFUNTI 2024
Dal libro dell’Apocalisse, 7, 2-14.
Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio». E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».
E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen». Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». 14Gli risposi:«Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».
Commento
Il libro dell’Apocalisse è stato scritto nei primi tempi della Chiesa, quando aveva già dovuto subire persecuzioni. Pensiamo alle difficoltà incontrate da Paolo a partire dal suo primo viaggio, per ripetersi poi negli altri fino all’arresto di Gerusalemme e al processo subito a Roma [anni 50-60 d.] Vi è stata poi la grande persecuzione di Nerone dal 64 al 68, in cui perirono alcune centinaia di cristiani di Roma con gli apostoli Pietro e Paolo. Poi vi fu la persecuzione di Domiziano verso il 94-96. Esse non furono limitate solo a Roma, ma ebbero conseguenze anche in Asia Minore, dove fu composto il libro dell’Apocalisse. Questa contestualizzazione aiuta a capire anche lo scopo del libro: offrire un segno di consolazione ai cristiani perseguitati, mostrando che le potenze del male che dominano il mondo e sono responsabili di tanti mali, non sono invincibili, ma sottomessi al potere di Dio. La visione dell’Apocalisse si richiama al Profeta Daniele [capitolo 7] che descrive la visione di Dio sul trono celeste, acclamato dagli spiriti celesti, perchè si appresta a sconfiggere le potenze del male che dominano il modo. L’Apocalisse aggiorna questa visione alla luce della redenzione operata da Cristo. Egli viene raffigurato come l’Agnello immolato, adorato assieme a Dio, dalla moltitudine immensa dei salvati e celebrato come il vincitore delle potenze maligne. Grazie a Lui hanno vinto definitivamente l’Amore, la Misericordia, la Giustizia. A Lui devono guardare con speranza e fiducia gli oppressi e perseguitati per la giustizia, destinati a condividere la sua Gloria eterna. Accanto all’Agnello vi sono infatti tutti coloro che: «Vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».
Questa è la risposta al più angoscioso degli interrogativi umani: il perchè della sofferenza, di tante morti innocenti, il perchè del trionfo dell’ingiustizia, della prepotenza e della morte nei suoi molteplici aspetti. Il male, nonostante la sua apparente onnipotenza, è destinato a scomparire, lasciando il posto alla scena di gloria che l’Apocalisse ci propone. Su questa visione poggia la speranza degli uomini che lottano, nonostante tutto, per la causa del Bene. La nostra sorte è nelle mani di Dio Padre e del suo Figlio, l’Agnello Immolato, nel quale siamo sicuramente vincitori.
Questa visione è molto presente nelle nostre chiese, soprattutto in quelle antiche, ma non manca nemmeno nelle moderne. Mi limito ad un solo esempio che tutti conosciamo: la chiesa del cimitero di Bergamo. Essa da un lato presenta la vicenda dell’Agnello immolato, cioè la passione e morte di Gesù, la vicenda dell’Agnello immolato, che termina con la vittoria del bene sul male, rappresentato dai vizi capitali raffigurati nei singoli quadri della Via Crucis. I frutti della sua passione sono rappresentati dalla schiera dei santi che godono della beatitudine eterna, rappresentati nel grande mosaico del presbiterio. Essi si volgono al Cristo in trono che domina dall’alto, ma nello stesso tempo sono in atteggiamento adorante dell’Eucarestia, dove è presente sotto i segni sacramentali.
Questa raffigurazione ci ricorda che la Chiesa è formata non solo dai vivi, ma anche dai trapassati che sono nella gloria di Dio, ai quali siamo misteriosamente uniti, soprattutto nella liturgia. Essi ci sostengono nel nostro cammino con la loro preghiera, che è reciproca, perchè sia per loro di suffragio e a noi di aiuto e così li possiamo raggiungere nel luogo di beatitudine dove essi già vivono e ci aspettano.