FESTA DEL CORPUS DOMINI Anno C
1Cor 11,23-26
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.
Vangelo: Lc 9,11-17
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
Commento
Il brano della lettera ai Corinzi è la più antica attestazione dell’istituzione dell’Eucarestia da parte di Gesù. Risale all’anno 55 circa dopo Cristo. Questo racconto viene ripetuto dagli evangelisti Matteo, Marco e Luca.
La moltiplicazione dei pani di Luca è prefigurazione dell’Eucarestia. Tra gli evangelisti sinottici Luca è quello che vi ha conferito la maggiore impronta eucaristica.
Riguardo al significato dell’Eucarestia vorrei soffermarmi su due punti: 1.La natura di questo sacramento che si compie nella celebrazione della Messa. 2. Le conseguenze su coloro che vi partecipano.
1. L’Eucarestia è chiamata propriamenti il vertice e il culmine di tutte le celebrazioni della Chies e manifesta la singolarità a suo modo unica della religione cristiana, almeno per i cattolici e gli ortodossi. Il discorso per i protestanti è più complesso. I cattolici e gli ortodossi ritengono che l’oggetto fondamentale della fede, cioè gli eventi della passione, morte e risurrezione di Gesù si rendono realmente presenti nella celebrazione eucaristica. La loro presenza non si limita a quella del ricordo e della commemorazione, in cui un evento del passato rivive nel ricordo dei partecipanti, ma corrisponde al rendersi attuale di un fatto già accaduto in tutta la sua pienezza. Questo è possibile in forza del comando dato da Cristo: “fate questo in memoria di me”. Il fare memoria nella Bibbia non è il semplice ricordare, ma il rendere attualmente presente l’evento di salvezza che si vuol celebrare. Perciò, quando i cristiani celebrano il Memoriale della morte e rissurezione di Gesù, che è appunto la s. Messa, si rende presente lo stesso Cristo Risorto. Nella Eucarestia è presente perciò il corpo offerto e il sangue sparso da Cristo sulla croce e poi risorto, sotto i segni del pane e del vino. Questi non sono semplicemente dei simboli, ma contengono ciò che simboleggiano, anzi, più esattamente, sono ciò che essi simboleggiano. Dice Giovanni Paolo II nella sua lettera enciclica sull’Eucarestia: «Quando la Chiesa celebra l’eucarestia, memoriale della morte e risurrezione del suo Signore, questo evento centrale di salvezza è reso realmente presente e si effettua l’opera della nostra redenzione. Ogni fedele può così prenderne parte e attingerne i frutti inesauribilmente»(Ecclesia de Eucarestia, n.11). E ancora il papa afferma che nell’istituire l’Eucarestia nell’ultima Cena «Gesù consegnava alla Chiesa l’attualizzazione perenne del mistero pasquale. Con esso istituiva una misteriosa contemporaneità tra i tre giorni della Pasqua e lo scorrere di tutti secoli» (n. 5).
2. In forza di questa realistica presenza, il Cristo Risorto può realizzare una perfetta comunione con i fedeli, che ricevono il pane e il vino consacrati. Il fine della comunione è quello di unirci al Signore Gesù per essere trasformati da Lui, il che implica un processo di purificazione dal male profondamente radicato nel nostro cuore e di assimilazione a Lui e al suo stile di vita. Il ricevere la comunione costituisce quindi un gesto di forte impegno e di grande responsabilità. Deve essere sostenuto dal proposito di cambiamento e di conversione. Cito ancora un testo della medesima enciclica di Giovanni Paolo II: «L’efficacia salvifica dell’Eucarestia si realizza in pienezza quando ci si comunica ricevendo il corpo e il sangue del Signore. Il Sacrificio eucaristico è di per sè orientato all’unione intima di noi fedeli con Cristo attraverso la comunione. Ricordiamo le sue parole: Come il Padre che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così chi mangia di me vivrà per me (Vangelo di Giovanni, 6, 57)».(Ecclesia de Eucarestia, n. 16). Ecco lo scopo dell’Eucarestia: rinnovarci e trasformarci in Gesù che si rende presente con la forza della sua grazia.