Silvio Orlando propone questa settimana al teatro Donizetti l’impegnativa satira di Denis Diderot, ancora oggi attuale.
Nel 700 si misero le basi per uno stato moderno con il diritto di cittadinanza, ispirato alle idee illuministiche. Proprio questo è il nodo della questione: Diderot ci ricorda di non essere parassiti passivi ma cittadini attivi, ci ricorda che questo cortigiano adulatore è ancora parte di noi.
Questo spettacolo infatti si ripropone di far riflettere mentre diverte: durante una conversazione nei giardini del Palazzo Reale, Rameau intrattiene il filosofo Diderot raccontando episodi della propria vita da parassita e confessa senza pudore la propria immoralità. Agli occhi del filosofo, Rameau appare insieme sconcertante e affascinante: è un individuo dalla incredibile sensibilità estetica ma è del tutto sprovvisto di moralità. Il Nipote rappresenta il lato peggiore della borghesia parigina del 700 (ma anche di quella attuale): incarna colui che ha la spudoratezza di confessare ciò che tutti pensano e di adulare per mestiere, cosa che tutti fanno.
Silvio Orlando è forse un Rameau troppo napoletano, ma impersona perfettamente l’adulatore, il cortigiano amorale dallo spiccato senso estetico, tratto caratteristico di questa satira. Diderot, suo alter-ego e controparte, è impersonato con ironia da Amerigo Fontani e Maria Laura Rondanini, moglie di Orlando, è in scena nei panni di Juliette, personaggio che rappresenta la coscienza critica del popolo che osserva dal basso gli scambi tra i due.