DAL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO PER LA GIORNATA DELLA PACE 2023
Anche se gli eventi della nostra esistenza appaiono tragici, siamo chiamati a tenere il cuore aperto alla speranza, fiduciosi in Dio che ci accompagna con tenerezza e, soprattutto, orienta il nostro cammino. Siamo invitati a non rinchiuderci nella paura e nel dolore, a non scoraggiarci.
Una di queste ore buie è stato il Covid, che ha ribaltato l’apparente tranquillità anche delle società più privilegiate, causando la morte di tanti nostri fratelli. Dopo tre anni, è ora di prendere un tempo per interrogarci e lasciarci trasformare. Papa Francesco ha già avuto modo di ripetere più volte che dai momenti di crisi non si esce mai uguali: se ne esce o migliori o peggiori. Oggi siamo chiamati a chiederci: che cosa abbiamo imparato da questa situazione di pandemia? Quali nuovi cammini dovremo intraprendere per abbandonare le catene delle nostre vecchie abitudini?
1. La più grande lezione che il Covid-19 ci lascia in eredità è la consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina, e che nessuno può salvarsi da solo. È urgente promuovere insieme i valori universali che tracciano il cammino della fratellanza umana.
2. Abbiamo anche imparato che la fiducia riposta nella tecnologia e negli effetti della globalizzazione non solo è stata eccessiva, ma si è trasformata in una intossicazione individualistica e idolatrica, compromettendo la garanzia auspicata di giustizia, di concordia e di pace. Così i diffusi squilibri, ingiustizie e povertà alimentano malesseri e conflitti, e generano violenze e anche guerre.
3. Oltre a questi aspetti negativi, abbiamo potuto, dall’altra, fare scoperte positive: un benefico ritorno all’umiltà; un ridimensionamento di certe pretese consumistiche; un senso rinnovato di solidarietà che ci incoraggia a uscire dal nostro egoismo per aprirci alla sofferenza degli altri e ai loro bisogni; nonché un impegno, in certi casi veramente eroico, di tante persone che si sono spese perché tutti potessero superare al meglio il dramma dell’emergenza.
4. Da tale esperienza è derivata più forte la consapevolezza che invita tutti i popoli a rimettere al centro la parola “insieme”. Infatti, è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi. Le risposte più efficaci alla pandemia sono state, in effetti, quelle che hanno visto gruppi sociali, istituzioni pubbliche e private, organizzazioni internazionali uniti per rispondere alla sfida, lasciando da parte interessi particolari.
Purtroppo abbiamo assistito all’insorgere di un’ulteriore e più grave pandemia. La guerra in Ucraina miete vittime innocenti e diffonde incertezza, non solo per chi ne viene direttamente colpito, ma in modo diffuso e indiscriminato per tutto il globo. Mentre per il Covid-19 si è trovato un vaccino, per la guerra ancora non si sono trovate soluzioni adeguate, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato (cfr Vangelo di Marco 7,17-23).
Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario aperto alla fraternità universale: impegnarci tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune. Le tante crisi morali, politiche ed economiche sono tutte interconnesse. E allora, siamo chiamati a far fronte alle sfide del nostro mondo con responsabilità e compassione: assicurare la salute pubblica per tutti; promuovere azioni di pace per mettere fine ai conflitti e alle guerre che continuano a generare vittime e povertà; prenderci cura della nostra casa comune e attuare chiare ed efficaci misure per far fronte al cambiamento climatico; combattere il virus delle disuguaglianze e garantire il cibo e un lavoro dignitoso per tutti. Abbiamo bisogno di sviluppare l’accoglienza e l’integrazione, in particolare nei confronti dei migranti e di coloro che vivono come scartati nelle nostre società. Solo spendendoci in queste situazioni, con un desiderio altruista ispirato all’amore infinito e misericordioso di Dio, potremo costruire un mondo nuovo e contribuire a edificare il Regno di Dio, che è Regno di amore, di giustizia e di pace.
Buon anno