TRIDUO PASQUALE 2018
Dal Vangelo secondo Giovanni, 13,1-15.
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Commento
Nelle precedenti domeniche di quaresima abbiamo più volte richiamato l’aspetto rivoluzionario di Gesù, definendolo come un Fuori Legge, quindi come un elemento pericoloso da arrestare (WANTED), con tanto di taglia da pagare a chi lo consegnerà vivo o morto, per eliminarlo. La colpa principale è costituita dalla rivelazione di un Dio “scandaloso”, che suscita forti reazioni tra i contemporanei, perchè è un ritratto provocante, che esige un cambiamento di condotta radicale, che ridimensiona abitudini e istituzioni assodate e che non si presta alla giustificazione di comportamenti riprovevoli e di comodo. Papa Francesco, commentando questo brano, ha detto chiaramente che i mafiosi – i loro rifugi sono spesso incredibilmente pieni di Madonne e di Santini – ed i corrotti non possono dirsi cristiani. E’ il minimo che poteva dichiarare se pensiamo che il massimo dello scandalo nella rivelazione di Dio, fatta da Gesù, avviene con la lavanda dei piedi. Essa infatti suscita la reazione sdegnata di Pietro che rifiuta di farsi lavare i piedi! Ricorro ad alcune riflessioni del mio collega don Massimo Epis, preside della Facoltà Teologica di Milano, pubblicate su “L’Eco di Bergamo”, il giorno 29 marzo.
Quella vigilia di Pasqua “Gesù era consapevole del precipitare degli eventi. Chiede ai suoi discepoli di prenotare una sala e poi prende la regia compiendo gesti che rimarranno scolpiti nella memoria dei suoi […] La lavanda dei piedi non è un gesto improvvisato, frutto di una fiammata emotiva, ma la conclusione coerente di una storia: «Il Figlio dell’uomo non è venuto nel mondo per essere servito, ma per servire e dare la vita» (Marco, 10,45). Strano modo di esercitare la libertà, quello di mettersi a servizio. Difficile per gli uomini, addirittura sconveniente per Dio. E’ quel che pensa Pietro, il quale si inalbera quando vede Gesù indossare il grembiule e compiere il gesto dello schiavo [al quale nell’antichità competeva lavare i piedi agli ospiti]. Pietro vuol tutelare la buona fama del Maestro. Eppure, se cerchiamo un’immagine fedele di come è Dio, Gesù ci chiede di pensarlo così: come colui che si piega su di noi per circondarci con la sua cura. E’ compromettente prendere sul serio la lavanda dei piedi. Se l’unico che ha pienamente diritto di dominare rinuncia a sottomettere gli altri, chi pretende di assoggettare il prossimo è un usurpatore. «Comprendete ciò che vi ho fatto?». non è difficile da capire; è impegnativo assumersi le conseguenze.
Gesù raccomanda di custodire la sua posa, perchè soltanto facendo nostra la sua umiltà, troviamo il segreto di una vita felice. E’ curioso che i grembiuli delle nostre cucine abbiano dei lacci che si adattano alle taglie di tutti. E’ il segno che ad ogni età siamo chiamati ad imitare il Maestro: «Da questo riconosceranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per li altri». Coloro che si lasciano nutrire dal suo pane e lavare dal suo perdono possono stare nella vita così appassionati da non vergognarsi di servire; così liberi da donarsi senza paura, così generosi da far brillare, almeno un poco, IL FASCINO DI UN DIO CHE METTE IL GREMBIULE”.