PILLOLE DI DIRITTO COSTITUZIONALE
Breve compendio sulle garanzie parlamentari: ecco come e perché i nostri rappresentanti sono dei privilegiati
Articolo precedente: “La difficile gestazione dei Governi italiani” pubblicato il 06.02.2021
Molto spesso si sente parlare dei “privilegi dei parlamentari”, descrivendo così i nostri rappresentanti come dei mostri brutti e cattivi che navigano nell’oro mentre il popolo vive nella fame. Ed in parte è vero: lo standard di vita medio di un parlamentare è sicuramente di gran lunga più elevato rispetto al pendolare, al titolare di un negozio, ad un ragioniere o ad un operaio. Però, nonostante la mia opinione per i politici sia infima (ma mai come quella dei magistrati), voglio comunque illustrare quali sono questi tanto declamati “privilegi”, cercando di far capire che in realtà sono sì dei vantaggi per i parlamentari, ma che alla fin fine si riverberano su tutti noi. Insomma: è nostro interesse che i nostri rappresentati godano di determinate immunità.
Queste immunità, nel diritto costituzionale, vengono chiamate guarentigie parlamentari e sono contenute nell’art.68 della Costituzione: si tratta dell’insindacabilità e dell’inviolabilità. Secondo l’insindacabilità, i parlamentari non possono essere ritenuti responsabili giuridicamente per le opinioni espresse nell’esercizio delle loro funzioni. Ciò significa che un parlamentare non può essere denunciato o perseguitato per aver detto o fatto qualcosa di scomodo, perché questo è proprio il suo lavoro: mettere in evidenza le problematiche del Paese senza peli sulla lingua. Non dico che lo fanno, dico solo che è quello che dovrebbero fare.
L’insindacabilità è una scriminante assoluta poiché, anche in relazione al tempo, essa esclude ogni forma di responsabilità civile, penale, amministrativa o contabile. Nonostante ciò, si è discusso a lungo su che cosa significa “nell’esercizio delle sue funzioni”. Ovvero: ciò che dice o fa un parlamentare fuori dall’aula, per esempio in un programma televisivo, può essere considerato come parte integrante delle sue funzioni? In un primo momento, durante la prima repubblica, si riteneva di sì. Ma da qualche anno, invece, si è più portati a ritenere che l’insindacabilità debba valere solamente per quegli atti che vengono eseguiti dal parlamentare solo tramite canali ufficiali, escludendo così tutte le attività extraparlamentari (inclusi i balli su Tik Tok e le foto di panini imbottiti su Instagram).
Il secondo comma dell’art.68, invece, disciplina l’inviolabilità. Tale immunità, forse più rilevante rispetto alla precedente, implica che il parlamentare non può subire limitazioni alla propria libertà personale senza l’autorizzazione della Camera di appartenenza, eccetto in caso di flagranza di reato o in forza dell’esecuzione di una sentenza definitiva di condanna. Questa autorizzazione, che ostacola la magistratura nell’intervento sui parlamentari, è necessaria per evitare che il potere giudiziario influisca troppo sul potere legislativo: tale sopruso potrebbe subordinare la vita legislativa del paese al volere dei giudici. Questo fatto, purtroppo, accade comunque: è sotto gli occhi di tutti la rilevanza che la magistratura ha conquistato negli ultimi anni anche nelle scelte politiche, influenzando più volte il regolare andamento della storia parlamentare del Paese. Ma se mancasse questa immunità, rischieremmo di perdere anche quel briciolo di democrazia che ci è ancora rimasta nella suola delle scarpe.
La ratio dell’inviolabilità è quindi quella di proteggere i parlamentari da interventi dell’autorità giudiziaria con intento persecutorio, per cui solo dopo l’autorizzazione delle Camere il parlamentare accusato può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare o essere privato della libertà con la reclusione. Il procedimento di autorizzazione a procedere viene istituito da un’apposita giunta parlamentare, chiamata Giunta per le autorizzazioni a procedere.
È evidente che questi famigerati “privilegi”, in realtà, giocano tutti a vantaggio del cittadino. Vi sentireste più sicuri in un paese in cui i vostri rappresentanti potrebbero essere accusati per le loro opinioni? Uno Stato in cui il potere giudiziario può liberamente interferire in quello legislativo, vi sembra uno Stato realmente democratico? Io credo di no, ma mi rendo conto che ogni ha i suoi gusti.
Alessandro Frosio