Anche se il vino spumante a tutto pasto sta entrando nelle abitudini di molti italiani, resta il fatto che la “stagione delle bollicine” rimane per ora quella che coincide con le feste di fine anno. E’ calcolato dall’Osservatorio del Vino che tra Natale e Capodanno in Italia si stapperanno 66 milioni di bottiglie. Se per il vino cosiddetto “fermo” gli acquisti domestici si distribuiscono con una certa regolarità nel corso dell’anno, per gli spumanti si registra un picco di richieste in prossimità del brindisi di fine anno. Il successo delle bollicine è confermato dai dati Istat elaborati da Ismea, che danno un quadro molto positivo per il comparto nazionale dei vini spumanti, che chiuderà il 2018 con vendite totali superiori a 700 milioni di bottiglie (+5% rispetto al 2017), di cui 190 milioni in Italia (+4%) e oltre 500 esportate (+6%).
Continua dunque travolgente il successo delle bollicine italiane sui mercati internazionali: a trainare il settore è sicuramente il Prosecco (ormai diventato sinonimo di spumante) che si avvia a superare i 500 milioni di bottiglie prodotte. Anche la Lombardia cerca di ritagliarsi il suo spazio facendo leva sulle sue due zone storiche, la Franciacorta e l’Oltrepò Pavese, mentre sul territorio regionale si fanno spazio altre realtà più piccole ma non per questo meno interessanti, come il Garda doc, il Lugana e, in Bergamasca, il Colleoni doc Spumante.
Ed ecco, per degustare al meglio, i consigli della sommelier Roberta Agnelli, delegata Ais Bergamo e consigliere Ais Lombardia:«Una bottiglia di spumante è meglio venga conservata in posizione orizzontale, altrimenti il tappo potrebbe asciugarsi ed il contenuto perdere pressione. Il buio custodisce al meglio, oltre che i segreti, anche i vini, in particolare le bollicine. Se non disponete di una cantina fresca, utilizzate un locale dove gli sbalzi di temperatura tra estate e inverno e fra giorno e notte siano minimi. Nel locale dove si conservano le bottiglie non devono mai esserci forti odori tipo salumi o formaggi in stagionatura, perché gli odori tendono ad essere assorbiti dal sughero e quindi trasferiti al vino.
Se avete acquistato dello spumante in tempi differenti, prima di consumarlo controllate se sulla bottiglia è presente la data di sboccatura (cioè quando è stato privato dei residui di lievito presenti in bottiglia, quindi illimpidito, pronto per essere tappato con il tappo per eccellenza, simbolo della festa e successivamente immesso sul mercato ) e se presente, preferite gli spumanti più maturi o comunque date la precedenza a quelli che conservate da più tempo. Non sempre l’invecchiamento migliora il vino, o meglio, con gli anni evolvono in meglio, soprattutto i vini fatti con uve predisposte per d.n.a, clima, terreno ed annata, a diventare importanti, se non addirittura leggenda. Al di là di ciò poi, non va dimenticato che i grandi vini, come le grandi persone, invecchiando rivelano caratteristiche intrinseche inimmaginabili, ma allo stesso tempo, proprio perché più maturi, necessitano di maggiore cura nel mantenimento e nel servizio.
In generale poi, negli spumanti, si tende a dare ampio spazio alla freschezza, quindi, a meno che il vino non sia un metodo classico che abbia avuto un importante e lungo periodo di sosta sui lieviti, è meglio berlo non troppo evoluto.
Non mettete mai la bottiglia nel freezer per raffreddarla in poco tempo: lo spumante perderebbe profumo e sapori. Tenetela al fresco, poi usate un accessorio bello anche solo da guardare: il cestello del ghiaccio. Rispetto alle temperature, in generale, si cerca di rispettare il range intorno ai 6 ° C, anche qui tenendo conto della tipologia di vino e dell’eventuale abbinamento al cibo; ovvero: spumante piacevole, immediato, di recente sboccatura, con l’essenziale sosta sui lieviti, o magari non uno spumante metodo classico, ma uno Charmat, probabilmente utilizzato per aprire un momento di festa e quindi per il primo brindisi sull’aperitivo, temperatura bassa; massimo 6° C. Vino metodo classico, magari millesimato (fatto cioè con uve di un’unica annata), con selezione di grappoli o cru ed un’importante sosta sui lieviti (ci sono prodotti che possono riposare sur lies anche dieci anni, e quindi, capite che nel bicchiere ritroveremo tutta l’esperienza di un grande artista…), probabilmente abbinati ad un importante piatto di portata, in quel caso per far meglio apprezzare le caratteristiche del vino e meglio avvicinarle al cibo, sarebbe preferibile scegliere una temperatura di servizio un pochino più elevata. Un tempo si restava nel range massimo dei 4°C; dalle bollicine si voleva e si valutava soprattutto la freschezza e l’effetto scenico della condensa sul bicchiere; oggi, nonostante la freschezza in senso di acidità la faccia ancora da padrona, non si disdegna di percepire, se c’è, anche l’altra anima, fatta di dimensione, del vino. Lo stesso vale per il numero e la pungenza delle bollicine: prima dovevano farsi vedere e sentire fortemente, oggi, in alcuni vini, si accetta che si sentano solo in bocca; come un libro che si svela, con un inciso, che non dimenticherai mai».
NELLA FOTO, ROBERTA AGNELLI, SOMMELIER
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