DOMENICA XXIII ANNO B
Dal Vangelo secondo Marco, 7,31-37
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Commento
Nel brano evangelico della scorsa domenica, Gesù ridimensiona il valore delle numerose pratiche legate al concetto di purità legale e scrupolosamente osservate dai farisei. Esse riguardavano persone, luoghi, cibi e cose, che andavano evitati per non diventare impuri, cioè indegni di presentarsi davanti al Signore nel Tempio di Gerusalemme. Gesù denuncia che esse provocano separazione tra le persone favorendo la convinzione presso gli osservanti di essere moralmente superiori. Non a caso “Fariseo” significa separato. Gesù riporta l’attenzione sulla purità del cuore, dove si forma il sentire interiore e si prendono le decisioni fondamentali della vita.
Alle parole Gesù fa seguire i fatti. Dopo lo scontro con i farisei, si rifugia nella regione di Tiro e Sidone, dove guarisce la figlia di una donna cananea, cioè pagana, un gesto che significa il superamento del muro di separazione tra Ebrei e pagani (Marco,7,24-30). Dalla Fenicia Gesù, dopo un percorso di circa 100 Km, si reca nella Decapoli, regione pagana che si trova ad est del lago di Tiberiade. Qui guarisce un sordomuto, verosimilmente pagano, attraverso una serie di gesti Gesù coi quali Gesù tocca ripetutamente l’infermo usando la sua saliva come medicina terapeutica. Questo contatto renderebbe impuro Gesù, che si dovrebbe sottoporre alle previste purificazioni prima di pregare Dio. Invece, in atteggiamento di preghiera, si rivolge al cielo ed emette un sospiro, atto di compassione per l’infermo e di supplica confidente a Dio. Almeno due aspetti da rilevare.
1. La fatica di Gesù nel guarire il sordomuto rivela la difficoltà di liberare l’uomo dalla sordità, cioè dall’incapacità di ascoltare, intesa non tanto in senso fisico, ma come incapacità di ascolto che impedisce la relazione con le persone in generale e Gesù in particolare. Noi siamo piuttosto restii ad ascoltarlo per una serie di atteggiamenti: indifferenza, superficialità, condizionamenti dell’opinione pubblica e soprattutto le deformazioni morali, con le quali giustifichiamo le nostre scelte comode e interessate. Operiamo il male ed evitiamo la fatica del bene e in più vogliamo giustificarci! Questi condizionamenti rendono sordi, fanno ritenere assurda e improponibile la parola di Gesù.
2. Gesù opera la guarigione perchè “sospira”, gesto che indica il gemere dello Spirito Santo nell’intimo del cuore. Lo Spirito ispira la preghiera di Gesù, analogamente a quella di noi fedeli, come dice s. Paolo in Romani, 8, 26: “ Non sappiamo cosa sia meglio conveniente domandare, ma lo Spirito intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili”. Ora in Gesù vi è la pienezza dello Spirito Santo, che ha ricevuto con abbondanza nel momento del battesimo, quando i cieli si sono squarciati e lo Spirito è sceso su di Lui, e, tramite Lui, nel mondo dominato dalle tenebre. Sotto l’impulso irresistibile di questo Spirito Gesù guarisce, caccia i demoni, apre i cuori alla conversione dal peccato illumina le menti, favorendo il loro approdo alla verità. Nella guarigione del sordomuto, dopo aver toccato la lingua e le orecchie, Gesù pronuncia la parola liberatrice “Apriti”. Essa permette al sordomuto di parlare “correttamente” e di annunciare il Regno di Dio, cioè la salvezza che rinnova il mondo. L’esperienza della liberazione attraverso lo Spirito non può essere frenata nemmeno da Gesù, che raccomanda di non parlare del miracolo, perchè la folla intravede la possibilità dell’instaurazione di un mondo rinnovato, così come Dio lo aveva pensato all’inizio della creazione: “HA FATTO BENE OGNI COSA!” La folla ripete l’esclamazione stupita di Dio che contempla la sua opera di creazione e che Gesù con la potenza dello Spirito è venuto a rinnovare.