In Italia il 47% degli individui è analfabeta funzionale. Lo rivela il rapporto Piaac-Ocse pubblicato recentemente che ha raccolto i dati sull’istruzione che ha coinvolto i paesi più sviluppati, Italia compresa.
L’indagine si basa su due importanti parametri:
– literacy ovvero “l’interesse, l’attitudine e l’abilità degli individui ad utilizzare in modo appropriato gli strumenti socio-culturali, tra cui la tecnologia digitale e gli strumenti di comunicazione per accedere, gestire, integrare e valutare informazioni, costruire nuove conoscenze e comunicare con gli altri, al fine di partecipare più efficacemente alla vita sociale”.
– numeracy ovvero “l’abilità di accedere, utilizzare, interpretare e comunicare informazioni e idee matematiche, per affrontare e gestire problemi di natura matematica nelle diverse situazioni della vita adulta”.
– literacy ovvero “l’interesse, l’attitudine e l’abilità degli individui ad utilizzare in modo appropriato gli strumenti socio-culturali, tra cui la tecnologia digitale e gli strumenti di comunicazione per accedere, gestire, integrare e valutare informazioni, costruire nuove conoscenze e comunicare con gli altri, al fine di partecipare più efficacemente alla vita sociale”.
– numeracy ovvero “l’abilità di accedere, utilizzare, interpretare e comunicare informazioni e idee matematiche, per affrontare e gestire problemi di natura matematica nelle diverse situazioni della vita adulta”.
Cos’è l’analfabetismo funzionale?
L’analfabetismo funzionale è l’incapacità di comprendere e di elaborare un discorso riguardante ciò che si ha letto. Quando si parla di analfabeti funzionali, ci si riferisce a soggetti che non sono in grado di capire il senso di un articolo di giornale o un normale contratto di lavoro.
Secondo il rapporto Piaac-Ocse, un analfabeta funzionale è più incline a credere a tutto quello che legge in maniera acritica, non riuscendo a “comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”.
Secondo il rapporto Piaac-Ocse, un analfabeta funzionale è più incline a credere a tutto quello che legge in maniera acritica, non riuscendo a “comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”.
Un quadro allarmante quello delineato dal rapporto che, per quanto riguarda la “literacy” (comprensione del testo), vede l’Italia in un ultima posizione dietro Francia e Spagna, ben lontani dalle prime posizione occupate da Giappone, Finlandia e Paesi Bassi.
Le cose non migliorano se prendiamo in considerazione i dati relativi al parametro “numeracy”, ovvero la prepazione matematica, infatti il grafico ci colloca in penultima posizione dietro la Spagna.
Lo scenario delineato dal report ha del drammatico, soprattutto se analizziamo le parole riportate dal report: “Come è noto, uno dei fattori principali su cui l’Italia può fondare il suo sviluppo economico e sociale, in mancanza di materie prime, è rappresentato dalle competenze dei suoi cittadini”.
Le abilità tecniche e comunicative sono tanto importanti quanto lo sviluppo del pensiero critico nell’era digitale. Pur con tutti i limiti che una ricerca simile potrà avere, sarà un buon punto di partenza per chi dovrà riformare le scuole del futuro.