Si chiude oggi la mostra “Gioventù ribelle” ospitata in Città Alta presso l’ex Ateneo e organizzata dal Ministero della Gioventù in collaborazione con il Comitato “Bergamo per i 150 anni”. L’esposizione ripercorre la vita di un gruppo di giovani che non esitarono a sacrificare la propria vita per l’ideale, oggi desueto e scarsamente familiare, dell’Unità d’Italia.
Niente di più a tema nel 150° dell’Unità d’Italia di una galleria di biografie, immagini e scritti di patrioti italiani, integrata con video e reperti vari. I protagonisti della mostra sono Goffredo Mameli, i fratelli Cairoli, la contessa di Castiglione, Luciano Manara, Maria Sofia di Borbone, i fratelli Bandiera, Carlo Pisacane, Ippolito Nievo, Felice Orsini, Nino Bixio, Virginia Oldoini e Pietro Maroncelli. Tutti giovani che hanno sacrificato la propria vita per gli ideali di libertà e unità in cui credevano e che, con la loro passione, anche nel caso in cui le loro imprese siano fallite, sono riusciti a lasciare un segno nella storia e hanno contribuito alla formazione dell’Italia dei nostri giorni. L’importanza dell’argomento trattato nella mostra crea un’alta aspettativa, che tuttavia rimane in parte insoddisfatta. Infatti, sebbene il materiale esposto nella galleria sia interessante, la mancanza di una guida crea una sensazione di “smarrimento” e rende la mostra più simile alla pagina di un libro di storia piuttosto che a qualcosa di vivo, capace di invogliare i giovani di oggi a credere negli ideali per cui morirono i patrioti italiani del Risorgimento. Francesca Breda
La mostra è di dimensioni ridotte, due stanze appena, ma offre la possibilità di conoscere diverse storie di questi giovani eroi, esposte su grandi cartelloni e corredate da ritratti, cartine e fotografie. L’unica nota dolente è sull’organizzazione delle visite: l’assenza di una guida rende la mostra molto più difficile da apprezzare per il visitatore che deve orientarsi da solo tra tutte le biografie esposte, come quella del compositore del nostro inno nazionale, Goffredo Mameli, che nacque nel 1827 nel regno di Sardegna e nel 1848 andò in aiuto di Nino Bixio a Milano per diventare poi capitano nell’esercito di Garibaldi e morire nel 1849, a solo 21 anni, a seguito dell’infezione di una ferita; o come quella di Ippolito Nievo, che nacque nel 1831 a Padova, partecipò ad alcuni moti rivoluzionari minori che non portarono ad alcun risultato, finché nel 1859 si arruolò nei “Cacciatori delle Alpi” di Garibaldi e l’anno dopo partecipò alla Spedizione dei Mille, dove si distinse; morì in un naufragio nel 1861, a soli 30 anni. Ludovica Birolini
Un discorso a parte meritano le donne, come Cristina Trivulzio di Belgiojoso, che nacque nel 1808 a Milano e, sospettata a soli 22 anni di cospirazione rivoluzionaria, e si recò prima in Svizzera, dove collaborò con Mazzini per la spedizione nella Savoia, e poi a Parigi; durante l’esilio francese si impegnò per dare vita ad una stampa liberale italiana; all’inizio delle Cinque giornate di Milano si trovava a Napoli, dove reclutò circa duecento volontari che condusse in Lombardia contro gli Austriaci; contribuì sia economicamente sia idealmente anche alla Spedizione dei Mille. Sul fronte opposto spicca invece Maria Sofia di Borbone, nata nel 1841, figlia del duca di Baviera e sorella della principessa Sissi; a diciotto anni sposò il re delle Due Sicilie, Francesco II, diventando cosi regina; con l’arrivo di Garibaldi a Napoli nel 1860 dovette rifugiarsi nella fortezza di Gaeta, dalla quale incitava i suoi soldati, venendo per questo definita “ La regina soldato sui bastioni di Gaeta”; successivamente visse a Parigi, dove cercò di riorganizzare il regno borbonico senza nascondere tuttavia le sue simpatie per alcuni circoli insurrezionali, guadagnandosi l’appellativo di “ Regina degli anarchici”. Laura Bissolotti
La mostra è piacevole perché diversa dalle solite mostre, non c’è nessuna guida e ognuno è libero di informarsi su ciò che più lo interessa. E’ piccola, ma ben fornita: oltre ai vari documenti si trovano anche diversi oggetti interessanti riguardanti i personaggi storici illustrati. Grande particolarità di questa mostra è la possibilità di conoscere i protagonisti anche tramite l’esibizione di alcuni loro pensieri e scritti. Ad esempio, Virginia Oldoini, Contessa di Castiglione era una donna di una bellezza strabiliante e sfruttava questa sua dote in tutti i modi possibili. Tuttavia non era solo dotata di bellezza, ma anche di una grande mente sicuramente diversa da quella delle donne della sua epoca, infatti così scriveva nel suo diario: “La compagnia della maggior parte degli uomini e delle donne mi fa provare una stanchezza, un disgusto che assomigliano stranamente, lo ammetto, ad un disprezzo totale. Per questa ragione, mi sono sempre spostata… indipendente sempre, e soprattutto al riparo da quei banali rapporti sociali che detesto.” Da segnalare anche Felice Orsini, l’instancabile ribelle, il difensore dei diritti della sua patria, la Bella Italia. Sempre pronto a battersi per la patria senza pensare alle conseguenze. Queste erano le sue parole: “Il mio cuore non è creato per le tranquille e domestiche gioie; egli abbisogna di procelle e tempeste: non mi piace l’oceano se non in burrasca, e vorrei trasportare in terra gli uragani del medesimo. Siamo disposti a combattere da disperati, a seppellirci sotto le rovine delle nostre città, a consumare senza interruzione centomila rivoluzioni, a lottare con tutto il mondo. Sì, tentiamo l’ultimo colpo, e se cadremo, saremo più grandi noi nella nostra ruina, che i nostri carnefici nel loro trionfo.” Beatrice Bonetti
Non poteva mancare la biografia di Nino Bixio, fin da bambino talmente ribelle ed esagitato che all’età di tredici anni venne mandato dal padre come mozzo su un mercantile e poi a sedici anni arruolato come volontario nella marina militare; non abbandonerà più la passione per la navigazione fino alla morte, che avvenne nell’ isola di Sumatra, dopo aver ovviamente partecipato alla Spedizione dei Mille e all’organizzazione del nuovo Stato italiano, prima come deputato e poi come senatore. E nemmeno la biografia di Carlo Pisacane, nato a Napoli il 22 agosto nel 1818, che, a differenza di Bixio, poté studiare e diventare sottotenente nel corpo del Genio militare; sentendosi tuttavia incompatibile con il governo borbonico, disertò e andò a combattere prima nella Legione straniera e poi nell’esercito piemontese. Conobbe Mazzini e combatté per la Repubblica Romana, dove divenne Capo di Stato Maggiore dell’esercito. Protagonista di una spedizione contro i Borboni, vi perse la vita nel 1857. Eva Raffaini
Insomma, la mostra “GIOVENTU’ RIBELLE” non soddisfa appieno le aspettative dei visitatori in quanto, nonostante l’argomento sia di grande interesse, non riesce ad attirarne l’attenzione. I motivi sono diversi: gli spazi sono limitati a due piccole stanze, le immagini e i video sono quasi assenti e le notizie, riportate su pannelli, si limitano ai dati biografici. Tuttavia la frase di Luciano Manara, attivo protagonista del nostro Risorgimento sia durante le Cinque Giornate di Milano che nella Prima Guerra d’Indipendenza, riassume bene gli ideali di questi giovani ribelli: “Siamo disposti a versare sino all’ultima stilla il nostro sangue piuttosto che cedere un palmo del nostro santissimo terreno. La nostra è la causa della libertà, la causa dell’amore”. Francesca Valsecchi