Lo spettacolo di prosa proposto questa settimana al teatro Donizetti è stato “Gin game”, una commedia ambientata all’interno di una casa di riposo con protagonisti una coppia di anziani: lei, Fonzia, separata da più di 40 anni e con un figlio. Lui, Weller ex ricercatore di mercato, amareggiato da una vita di frustrazioni e disillusioni. Weller, esperto giocatore di carte, insegna a Fonzia a giocare a Gin, ma quando scopre che l’anziana signora si rivela molto più abile di lui a giocare a carte, va su tutte le furie, perdendo il controllo di sè e cercando nella rivincita al gioco l’unica fonte di soddisfazione dal momento che la vita non gliene ha date molte. Così, tra una partita e l’altra, i due entrano in confidenza e raccontano della propria vita. Fonzia racconta che il figlio e la sorella si sono trasferiti in America per lavoro e così non hanno il tempo per andare atrovarla. Il signor Weller, però, viene a scoprire che in realtà i familiari della signora Fonzia non si sono affatto trasferiti, anzi, vivono addirittura nella stessa cottà ma non vanno mai a trovarla perché si sono dimenticati di lei come si fa con gli oggetti ormai vecchi e inutili. Con questo pretesto, il signor Weller attacca verbalmente Fonzia, senza rendersi conto però che in questo modo sta solo sfogando le sue frustrazioni e i suoi fallimenti. Una coppia, quella di Fonzia e Weller, che sarebbero potuti diventare amici se solo avessere messo da parte la loro ipocrisia imparando ad accettarsi. Una commedia sull’amicizia e sulla capacità di sapere accettare la propria vita anche con gli aspetto negativi che essa può serbare.