Giorgio Fornoni è il mio giornalista bergamasco preferito. Se fossi nei panni di Sua Eccellenza Mons. Francesco Beschi gli chiederei di dirigere un giornale. Conoscendolo lo farebbe anche gratis e con la modestia ed il garbo che lo caratterizza. Un viandante della vita, forse un pellegrino, certamente un vero Cristiano alla scoperta “dell’Uomo che soffre”. Dimenticavo, è anche il mio commercialista preferito … Allevi
(ANSA) – ROMA, 26 NOV – GIORGIO FORNONI, ‘AI CONFINI DEL MONDO’ (CHIARELETTERE, PP.160, LIBRO+DVD EURO 18,60). L’unico lasciapassare che ha in tasca è un cartoncino plastificato con la scritta ‘press’, la sigla Unpf (United Nations Peace Forces) e il numero progressivo 11197. Giorgio Fornoni riuscì a farselo rilasciare in Bosnia, mentre infuriavano i combattimenti, convincendo i caschi blu che era l’inviato speciale dell”Apostolo di Marià, la rivista mensile dei missionari monfortani che ha sede a Bergamo. Lo racconta Stefano Lorenzetto nella prefazione a questo libro+dvd, dedicato a viaggi e inchieste di Fornoni, reporter indipendente dal 1995. Scoperto da Milena Gabanelli, dal 2000 collabora con la redazione di Report, per cui ha firmato tra l’altro reportage sui depositi di scorie nucleari in Russia, sullo sfruttamento da parte dell’Occidente delle risorse minerarie africane e del petrolio del Delta del Niger, dove ha intervistato il leader del Mend. Fornoni, che si definisce “un viandante della vita, forse un pellegrino”, viaggia alla scoperta “dell’Uomo che soffre”. Negli ultimi dieci anni ha “percorso in lungo e in largo la Russia e la Siberia, l’intero continente africano, dalla Repubblica democratica del Congo alla Nigeria, dalla Namibia alla Sierra Leone, dall’Egitto al Sudafrica, dal Malawi all’Angola; l’Asia, dalla Cina all’India, l’Afghanistan, il Pakistan, l’Iran, il Kazakhistan; e poi gli Stati Uniti, il Centro e Sud America, e molto altro ancora”. Tanti i momenti di pericolo, come quando il Kgb lo ha preso davanti al centro di ricerca sulle armi biologiche più grande del mondo, negli Urali, accusandolo di essere una spia, o quando è andato a intervistare i capi guerriglia in Africa. Sul momento più scioccante non ha dubbi: lo ha vissuto in Texas, racconta, “quando ho assistito all’esecuzione di un condannato a morte tramite iniezione letale. Ho ancora negli occhi l’ultimo spasmo di quell’uomo. E poi in mezzo ai bombardamenti fra i taliban e Massud, in Afghanistan: grida, spari e terrore. A chi mi chiede ‘Come fai a sopportare tanta sofferenza?’ rispondo che preferisco affrontarla e trovare momenti di umanità piuttosto che mettere a tacere la coscienza, disinteressandomi di ciò che succede lontano da me”. Pe Report Fornoni sta pensando a “un’inchiesta sui giornalisti russi uccisi, tra cui Anna Politkovskaja”. Intanto sa già dove gli piacerebbe essere sepolto: “in Patagonia, dove in un solo giorno ho visto tutte le stagioni dell’anno, e tempo e spazio viaggiano paralleli, senza mai incontrarsi”. (ANSA)