Con la fine dell’isolamento a casa e la riapertura del settore Horeca (alberghi, ristoranti, bar e catering), incominciano a riprendere fiato anche i produttori bergamaschi di vino. Negli ultimi due-tre mesi le vendite si sono drasticamente ridotte: un meno 50% di fatturato, nella media, ma qualche azienda ha toccato il 70%.
« Ora si sta registrando una ripartenza – afferma l’enotecnico Sergio Cantoni, direttore del Consorzio Tutela Valcalepio – ma ancora con il rallentatore: le nostre cantine dipendono in buona parte dalla vendita diretta e dal settore dei ristoranti e bar, che lavorano ancora poco per via delle limitazioni imposte. I privati hanno ripreso a circolare e quindi ad effettuare gli acquisti presso le aziende ma manca ancora il settore ristoranti».
Nel periodo di lockdown le aziende hanno cercato di organizzarsi, incrementando prima la consegna a domicilio ed ora l’asporto. «Sì, il mercato si sta muovendo – affermano alla Locatelli-Caffi di Chiuduno – e nel periodo più nero ci siamo un po’salvati con vendite on line effettuate sul portale di un nostro rappresentante lombardo. Abbiamo inoltre spinto per le mezze bottiglie da 350 centilitri, utili per l’asporto dei ristoranti o anche per chi negli alberghi vuole consumare il pasto in camera».
Franco Plebani (Il Calepino di Castelli Calepio) ha fiducia in una sicura ripresa, anche se lenta. Ammette di aver perso per due mesi il 50 per cento del fatturato ma confida che, con la bella stagione, il suo spumante metodo classico, di cui è stato il primo produttore orobico già nel 1978, collaborerà a far riprendere coraggio ai lombardi e agli italiani tutti.
Sergio Cantoni, a nome di tutti i produttori, lancia un appello al mondo della ristorazione bergamasca:«Dovremmo arrivare a una sorta di alleanza fra ristorazione, vini e prodotti gastronomici del territorio. Se i soldi rimangono sul territorio abbiamo tutti da guadagnare. Chiedo ai ristoratori di rivedere le loro carte dei vini e di valorizzare di più i nostri vini, che sono sempre più di qualità e non sfigurano certamente anche nei locali più raffinati. Vanno offerti con orgoglio perché sono in grado di fare bella figura in abbinamento a tutte le cucine. Ci sono locali che hanno in lista soltanto uno o due vini bergamaschi, magari non Doc. Mi auguro carte dei vini con almeno 6-7 prodotti della Valcalepio, un territorio che il consorzio ha valorizzato nelle scorse settimane anche con un volume a fumetti, scaricabile dal nostro sito, raccontando la storia del vino bergamasco da Bartolomeo Colleoni ai giorni nostri».
«Come andiamo promozionando – continua Cantoni – la produzione bergamasca può coprire ogni esigenza di consumo, dagli spumanti Metodo classico Colleoni, ai bianchi Igt Bergamasca con nome di vitigno (Manzoni bianco, Riesling renano, Pinot bianco, Moscato giallo, Chardonnay) ai bianchi Doc Colleoni con nomi di vitigno ( Manzoni bianco, Chardonnay , Moscato giallo , Pinot grigio) , ai rossi Igt Bergamasca con nome di vitigno (Merlot , Cabernet, Franconia, Schiava, Marzemino) ai rossi Doc Colleoni con nome di vitigno ( Merlot, Cabernet, Franconia, Schiava, Incrocio Terzi ). Discorso a parte faccio per il Doc primo e fondamentale (il Valcalepio bianco , rosso e rosso riserva), ormai affermato a livello internazionale. Che esistano ancora ristoranti che non ne hanno neanche uno in carta è sicuramente una grossa mancanza nel saper cogliere le occasioni».