DOMENICA XVII ANNO A
Dal primo libro dei Re, 3, 5-12.
In quei giorni a Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte. Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda».
Salomone disse: «Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per la quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?».
Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te».
Dal Vangelo secondo Matteo, 13.44-45.
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Commento
Mi son permesso di proporre la prima lettura della liturgia domenicale come introduzione utile a chiarire il senso del Vangelo, che contiene due parabole molto brevi. Ambedue le letture si muovono in un contesto sapienziale, che vuole istruire l’uomo sull’unico bene da desiderare, perchè capace di saziare il suo inesauribile desiderio. La società moderna non crede ad un unico bene, anzi ritiene che questa domanda sia una sciocchezza. Perciò essa moltiplica i desideri di ognuno e riesce a far credere di essere in grado di soddisfarli tutti o quasi ed in tal modo di regalare felicità. Non vi è un’unica perla che supera tutte le altre e da sola accontenta, bisogna invece procurarsi molte perle. Il risultato è la moltiplicazione dei desideri, che però generano insoddisfazione. La soddisfazione è solo momentanea, perchè i beni perseguiti finiscono presto e sono contraddittori.
Dio non si muove secondo questa logica: non si mostra disponibile a soddisfare i molteplici desideri dell’uomo, ma si dichiara disponibile ad esaudirne uno solo, come fa con Salomone. Questi si trova all’inizio del suo Regno e ritiene necessario chiedere un cuore “docile”, cioè disponibile ad imparare, perchè sappia rendere giustizia e distinguere il bene dal male. Chiede la giustizia, come suprema regola del Regno di Israele che Dio gli ha affidato; sa bene di essere chiamato a governare un popolo che prima di essere suo è di Dio, quindi di aver bisogno di sapienza.
Gesù si muove in modo identico. Egli dichiara beati coloro “che hanno fame e sete di giustizia, perchè saranno saziati” (Matteo, 5,6). Questa giustizia viene identificata con il Regno di Dio ed è un bene talmente grande che tutto il resto diventa secondario: “Cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia ed il resto vi sarò dato come sovrappiù” (Matteo, 6,33). La giustizia significa vedere e valutare le cose in modo giusto, con lo stesso sguardo del Padre e del suo Figlio Gesù. Perciò occorre imparare da Lui, “mite ed umile di cuore”.
La prima domanda è chiedersi come vediamo ogni uomo e noi stessi? Mi giudico una persona superiore, incline ad usare prepotenza? Sono consapevole di essere oggetto di un amore che mi viene gratuitamente dato? Gesù, come Figlio del Padre, era mite ed umile di cuore e si metteva a servizio degli uomini, perchè sapeva che tutti siamo oggetto di un medesimp amore paterno e chiamati a vivere della stessa tenerezza e amore. Non considerava l’essere Figlio un privilegio, ma il fondamento e il motivo di un amore più grande.
La ricerca quotidiana di questa dimensione costituisce il bene supremo che soddisfa e sazia la sete di felicità. E’ la scoperta di essere amati da un Padre comune, che ci ha donato il suo Figlio, esempio di servizio, umiltà e mansuetudine; è l’esperienza di costituire e di essere famiglia. Questo dà grande gioia e soddisfazione, ogni volta che facciamo gesti coerenti.