DOMENICA V ORDINARIO A
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,13-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Commento
Gesù ricorda ai suoi discepoli che essi hanno ricevuto da Lui, dalla parola e dal suo esempio una luce, per rendere rendere luminosa la loro condotta in modo abbiano ad illuminare tutta la casa, cioè la famiglia umana, che spesso è circondata da tenebre. Questo mi richiama un’immagine utilizzata dai Padri della Chiesa a commento del brano evangelico di oggi. Cristo è il sole; la luna è la comunità cristiana. Essa riceve la luce del sole e la diffonde sulla terra nella notte, quando il sole è nascosto. Così avviene nella storia umana: Cristo ora è nascosto e verrà solo alla fine dei tempi in tutto il suo fulgore. Nel frattempo non abbiamo altra luce che quella della luna, cioè della Chiesa, che diffonde la luce di Gesù, ricevuta dalla sua storia e dalle sue parole. Oggi si celebra la giornata della famiglia, sottoposta ad un cambiamento di mentalità e di costume, meritevole di una riflessione urgente.
La consapevolezza della dignità personale, oggi affermatasi, può arricchire la vita di coppia, ponendo i due coniugi su un piano di parità, ma può indurre ad un narcisismo esasperato, reclinato solo su di se. Si legge al Cap. II di Amoris laetitia di papa Francesco, di cui consiglio la lettura: «[n. 34] Oggi è facile confondere la genuina libertà con l’idea che ognuno giudica come gli pare, come se al di là degli individui non ci fossero verità, valori e principi che ci orientano come tutto fosse uguale e si dovesse permettere qualsiasi cosa. In tale contesto l’ideale matrimoniale, con un impegno di esclusività e di stabilità, finisce per essere distrutto dalla convenienze contingenti e dai capricci di sensibilità. Si teme la solitudine, si desidera uno spazio di protezione e di fedeltà, ma nello stesso tempo cresce il timore di essere catturati da una relazione che possa rimandare il soddisfacimento delle aspirazioni personali. [n. 39] Si trasferisce alle relazioni affettive quello che accade con gli oggetti e con l’ambiente: tutto è scartabile, ciascuno usa e getta, spreca e rompe, sfrutta e preme finchè serve e poi addio. Il narcisismo rende le persone incapaci di guardare al di là di se stesse, dei propri desideri». Siamo di fonte alla concezione dell’uomo minimo, che svuota gli impegni e li adatta a se stesso. Il rifiuto del matrimonio e la conseguente crescita delle convivenze o del fenomeno del compagno/a sono spesso frutto di egoismo interessato e nello stesso tempo di paura di traguardi troppo alti; da qui la scelta di rapporti a propria misura, mai definitivi, sempre incerti. Questo favorisce la denatalità, poichè l’equilibrio del figlio esige stabilità e sicurezza, che può essere garantita solo da genitori maturi e responsabili che affrontano la sfida di un rapporto forte fondato sull’Alleanza, cioè sulla parola data che va mantenuta e che assicura stabilità. Solo la costanza permette di superare le difficoltà, di maturare e di scoprire l’amore. Esso non è primariamente godimento, ma donazione di se stessi. Come ci ha insegnato Gesù, esso si esprime nel servizio, nella dimenticanza di sè per ritrovarsi nella pienezza del dono reciproco, la vera strada della felicità in cui devono crescere gli sposi. Questo mostra le chances del Vangelo in questa fase, presenti nel discorso della montagna di Gesù. Le beatitudini tracciano una via sicura di crescita spirituale in opposizione alla soddisfazione di ogni desiderio, che da fanciulli perpetuamente scontenti, ci trasforma in persone capaci di relazioni vere, come dice Gesù: «Amatevi come io vi ho amati».