E’ veramente triste vedere questi signori che tuonano per spostare qualche euro da una parte all’altra della “manovra”.
Il punto è che il nostro paese è malato e in questo documento non c’è nessuna medicina: si cerca solo di nascondere i segni della malattia e di prolungare per qualche anno 1) l’agonia del paese e 2) il potere della casta e del “virus centralista ” che lo sta uccidendo.
Da anni il nostro paese sta rotolando verso gli ultimi posti di tutte le classifiche internazionali: quella di competitività del World Economic, quella di libertà economica della Heritage Foundation ecc ecc: cresciamo solo nella classifica di percezione della corruzione di Transparency International.
Dunque questa crisi era prevedibilissima. Ecco i capitoli 2 e 3 della “relazione di minoranza” della Lega Nord alla legge finanziaria del 1997 (l’avevo scritta e discussa a Montecitorio quando la Lega Nord era ancora la Lega Nord)
Paragrafo 2: Il sistema-paese perde competitività.
Gli addetti ai lavori lo sanno e molti stanno vivendo questa situazione sulla loro pelle: l’economia sta andando a rotoli , le imprese scappano, emigrano, se ne vanno. Non ci sono investimenti. Non c’é sviluppo e il Paese è sempre meno competitivo. Questa situazione é caparbiamente ignorata dalla TV pubblica e da altri media , e la malafede di questo comportamento é veramente così evidente e così macroscopica che non si può non dare ragione a quelli, e sono tanti, che sempre più spesso parlano di “regime”.
Signori del Governo, perché continuate a raccontare ai cittadini delle bugie così clamorose? Conosciamo tutti i pregi e i difetti della strategia del “clima di fiducia”. Per certe situazioni questa é una buona strategia. Ma essa oggi non é assolutamente applicabile al nostro Paese, perché la situazione é troppo deteriorata ed il nostro problema, che é quello delle enormi risorse finanziarie bruciate in un assistenzialismo improduttivo, senza prospettive ed incapace di generare sviluppo , non é di quelli che si risolvono con piccoli interventi e con la eterna strategia “del rinvio ad oltranza, che tanto prima o poi tutto si aggiusta.”
L’altro giorno, per fare un esempio, Vito Tanzi, del Fondo Monetario Internazionale, ha detto, e purtroppo ha ragione, che tra pochissimo dovremo rivedere pensioni e sistema previdenziale. Altrimenti il Paese, anche se ammesso all’Unione Monetaria, dovrà subito uscirne.
A questa dichiarazione tecnica, basata sui numeri e sulle proiezioni del rapporto tra la spesa per le pensioni e il Prodotto Interno Lordo, che con le leggi oggi in vigore passerà dall’ 11,7% del 1997 al 13,9% del 2001, il leader della UIL Pietro Larizza ha reagito con questa incredibile dichiarazione, che è stata pubblicata dal Corriere della Sera di Venerdì 14 Novembre “Mi sono letteralmente rotto i “cosiddetti” di questi cittadini italiani che senza aver vinto alcun concorso sono stati mandati negli organismi internazionali e che, su impulso politico, passano il loro tempo a destabilizzare il sistema previdenziale italiano. Andrebbero richiamati in patria e collocati nei posti di loro competenza: negli archivi catastali di provincia.”
Più signorilmente, allo stesso riguardo, il Ministro Treu ha dichiarato : “Basta con i profeti di sventura”. Ma non è entrato nel merito della questione e nemmeno ha provato a dimostrare se e dove i calcoli del Fondo Monetario sono sbagliati.
E ancora : Business International ha pubblicato uno studio dal quale risulta che l’Italia non attira gli investimenti né imprese multinazionali. In questa speciale classifica il Paese ormai è scivolato al ventinovesimo posto, dopo Portogallo, Spagna, Malaysia, Corea del Sud, Tailandia e moltissimi altri. Se qualcuno non ci crede, non deve fare altro che andare a guardare l’Allegato 1.
Paragrafo 3: I numeri non sono né di destra né di sinistra .
Qui c’è poco da arrampicarsi sui vetri, perché i numeri non sono né di destra né di sinistra. E i numeri e le statistiche dimostrano che in questa Italia non investe più nessuno. E se non si investe non c’é sviluppo. E se non c’é sviluppo ci sarà sempre meno lavoro. Altro che 35 ore alla settimana : qui stiamo andando verso zero ore di lavoro all’anno, ve ne rendete conto? E non é difficile immaginare le conseguenze : prima non verrà rimborsato il debito pubblico. Poi non saranno pagate le pensioni. E dopo?
Signori Deputati della Repubblica italiana, questa é la situazione, e non rendersene conto, non dire la verità ai cittadini, non fare niente per correre ai ripari, non è onesto. Non fate come Larizza, non fate come Treu. Non fate come gli struzzi, non nascondete la testa sotto le migliaia di documenti della Ragioneria Generale. Rendetevi conto che la situazione è gravissima e che con questo approccio ideologico e non pragmatico del Governo e di molti Parlamentari la situazione del Paese continua e continuerà a peggiorare fino a un pericoloso punto di non ritorno. E’ più che mai necessario fare qualcosa per evitare una recessione ed una crisi finanziaria che metterebbe a rischio il pagamento delle pensioni, il rimborso del debito pubblico e un elevatissimo numero di posti di lavoro. Abbiamo il dovere di operare con serietà e pragmatismo per evitare che ciò accada.
Allora, vediamo assieme se la Lega Nord per l’indipendenza della Padania ha ragione o ha torto quando accusa il Governo di non essere né trasparente né sincero. E, nel caso risultasse che abbiamo ragione, vediamo quali sono le cose da fare per migliorare questa situazione.
Dopo quel governo di sinistra ne sono arrivati altri, di destra e di sinistra, che sono riusciti a fare addirittura di peggio. I salti mortali di questi giorni hanno un solo obiettivo: tiriamo avanti ancora un po’, ancora qualche anno. Il nome tecnico di questo comportamento è “bancarotta fraudolenta”.
Qualche vecchio amico della lega Nord mi dice, anche in questi giorni , che “però abbiamo il federalismo fiscale”. La verità è che questo “federalismo fiscale” è la fotocopia di quello che si era inventato il Governo Prodi nel 1997. Vediamo ancora la relazione della Lega Nord (quella di una volta) alla legge finanziaria del 1997.
Paragrafo 9: Governo e Ulivo vogliono aumentare ancora le tasse
Ho già commentato gli effetti passati e presenti della politica di questo Governo : da Palazzo Chigi stanno portando il Paese verso la recessione che già oggi in molti vedono e toccano con mano.
Il futuro lo si può leggere facilmente: tasse per transitare sulle strade provinciali, ecotassa, altri aumenti e nessuna seria strategia di sviluppo. Questo Governo e questa maggioranza fanno un ragionamento di questo tipo:
“Allora, al Comune XX , alla Provincia ZZ, o alla Regione YY servono 100 lire, e finora, bene o male, queste 100 lire le abbiamo trasferite. Ma adesso basta. Da ora in avanti glie ne trasferiamo solamente 40. Se no, come facciamo a salvare il Banco di Napoli, la Sicilcassa, e le altre banche, ancora più grosse, che salteranno per aria tra poco? E come facciamo ad andare in giro per il mondo a dire che i nostri conti pubblici sono risanati? Niente da fare, ci dispiace, ma i trasferimenti d’ora in avanti non saranno più per 100, ma saranno solamente per 40. Volete sapere come faranno i Comuni, le Province e le Regioni per la parte che manca ? Non é un problema. Abbiamo già risolto tutto. Abbiamo deciso di fargli un ‘regalo’: permetteremo a Comuni, Province e Regioni di aumentare le loro tasse locali.” (nota aggiunta da Pagliarini il 16 Agosto 2011: “come vedete questa “porcheria” della sinistra che avevo evidenziato nel 1997 è la base del “federalismo fiscale” realizzato dalla Lega Nord 14 anni dopo…”)
Se non ci credete, se pensate che quello che sto dicendo non sia vero oppure che sto lavorando di fantasia, vi dò due prove:
Prima prova : a pagina 161 della “Relazione previsionale e programmatica per l’anno 1998” potete leggere nel capitolo “gli ulteriori risparmi” questa frase veramente illuminante:
“I rimanenti risparmi vengono assicurati per una parte consistente dall’azione di riordino dei finanziamenti alle aziende di servizio pubblico (Poste, Ferrovie) con misure per circa 1.600 miliardi e dalla riduzione dei trasferimenti agli enti decentrati. In relazione a questi ultimi le minori erogazioni da parte dello Stato vengono a correlarsi con l’attribuzione agli enti locali di una maggiore autonomia finanziaria.” Firmato : Ciampi. Come volevasi dimostrare.
Seconda prova : per cortesia, guardate l’Allegato 4.
In questa tabella voi potete vedere i primi cinque commi dell’articolo 62 del progetto di legge Costituzionale preparato dalla Commissione bicamerale. L’articolo 62 é quello che stabilisce come funzioneranno le tasse nella Repubblica federale italiana.
Come potete vedere i soldi delle tasse continueranno ad andare a Roma. Con questi quattrini Roma pagherà prima di tutto quattro cose:
1) il debito pubblico;
2) le spese per eventuali calamità naturali e le spese per l’esercito ( il testo parla di ” esigenze connesse alla sicurezza del Paese”);
3) manderà dei quattrini alle Regioni meridionali per “favorire lo sviluppo economico e sociale equilibrato”: questo vuole dire che continueremo ad avere fiscalizzazioni di oneri sociali nel Mezzogiorno, incentivi al Sud, prestiti d’onore, borse di studio e le solite cose che in questi anni non hanno generato nessuno sviluppo, non avendo nessun reale punto di contatto con il mercato;
4) infine Roma manderà altri quattrini alle Regioni meridionali finanziati da quel nuovo fondo perequativo che la Costituzione proposta dalla Commissione bicamerale prevede che sia utilizzato per trasferire quattrini “a favore delle comunità regionali nelle quali la capacità fiscale per abitante sia inferiore a parametri definiti dalla legge stessa, o siano superiori i costi necessari all’erogazione dei servizi cui il Comune, la Provincia o la Regione sono tenuti.”
Dopo aver pagato queste quattro cose, resterà ben poco. Una parte di quello che resterà dovrà essere trasferita all’INPS, che altrimenti non sarà in grado di pagare le pensioni. Un’altra parte se la terrà Roma per i suoi Ministeri, i suoi dipendenti statali, i suoi enti inutili (che questo Governo riesce ad aumentare, invece di chiudere quelli che già esistono , vedi in proposito l’ Allegato 5), e per svolgere le sue funzioni, che nell’ultimo testo della Commissione Bicamerale sono diventate trenta, ed includono (alla faccia del federalismo) i beni culturali e ambientali, l’ordinamento sportivo, il controllo delle sostanze alimentari, pesi, misure, immigrazione, eccetera. E infine, un’altra parte piccola piccola, tornerà indietro, con “criteri uniformi”, a Comuni, Province e Regioni sia della Padania che del resto della penisola. Ma intanto nel Mezzogiorno saranno già arrivati, prima di applicare i “criteri uniformi” di distribuzione, i quattrini che come abbiamo visto saranno prioritariamente spesi per “favorire lo sviluppo economico e sociale equilibrato” e per il “fondo perequativo”.
Ma le Regioni, le Province e i Comuni della Padania non si devono preoccupare: se vorranno pagare gli stipendi ai loro dipendenti e fare qualcosa per i loro cittadini potranno sempre applicare l’articolo 62, comma 2, della nuova Costituzione ed aumentare le tasse: “i Comuni, le Province e le Regioni stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri”.
Ma questo naturalmente solo dopo aver pagato tutte le solite tasse a Roma.
Se leggiamo la legge delega sul federalismo fiscale e i suoi decreti delegati vediamo che alla fine nella sostanza non c’è poi tanta differenza col testo che girava nel 1997: infatti nella delega la parola ripetuta più spesso (più di 40 volte) è la parola “perequazione”.
Oggi questa manovra taglia 6 miliardi di trasferimenti dallo stato centrale agli enti locali : ovvio che l’accordo sottostante è che gli enti locali aumenteranno le tasse locali.
Se la Lega Nord avesse copiato un po’ da Pujol non avrebbe perso tempo nei palazzi romani ed avrebbe continuato a “predicare” l’abc del vero federalismo, quello contenuto nella costituzione svizzera e nelle sue premesse. E adesso lo avrebbe realizzato. Purtroppo Bossi non ha dato retta a queste idee, che non sono certamente solo mie (io ho imparato tutto da Miglio) e di tantissimi altri leghisti ed ex leghisti , ma ha preferito ascoltare i consigli di Tremonti e di altri, che in questi giorni difendono una manovra che ha il solo obiettivo di guadagnare un po’ di tempo e che non risolve in nessun modo il problema del paese.
Giancarlo Pagliarini, segretario dell’Unione Federalista
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E’ interessante leggere anche la relazione di minoranza alla legge finaziaria 1997 scritta da Mimmo (richiamata nell’articolo): scritta 15 anni fa per criticare il governo Prodi, sembra scritta ieri per criticare il governo Berlusconi.
Non è cambiato niente
Relazione di minoranza
Relatore : Giancarlo Pagliarini
Indice
1. Premessa
2. Il sistema-paese perde competitività
3. I numeri non sono né di destra né di sinistra
4. Il dettaglio del “risanamento”
5. Il 54% del risanamento é costituito da nuove tasse ed altre entrate
6. Le “riclassificazioni contabili”
7. I tagli sono lo zero virgola uno per cento del “risanamento”
8. Cassa e competenza
9. Governo e Ulivo vogliono aumentare ancora le tasse
10. Le spese sotto la linea
11. PIL bianco e PIL nero
12. I tre problemi di Bertinotti
13. Il problema del Mezzogiorno : la soluzione del Governo
14. Il problema del Mezzogiorno : la soluzione della Lega Nord per l’indipendenza della Padania
15. Fiscalizzazione di oneri sociali ed altre proposte
16. Conclusioni
1. Premessa
Colleghi,
la relazione del Governo al disegno di legge finanziaria che oggi cominciamo a discutere qui a Montecitorio comincia con queste parole:
“L’azione svolta dal Governo per il risanamento della finanza pubblica ha fin qui prodotto risultati concreti di significativo rilievo. Il miglioramento della situazione dei conti pubblici è a tutt’oggi un dato di fatto di oggettiva ed immediata evidenza.”
Questa è una premessa importante, perché , se fosse vera, avrebbe senso entrare con spirito costruttivo nei dettagli di questa legge finanziaria. Avrebbe senso proporre, discutere ed approvare alcune modifiche , dato che tutte le cose di questo mondo possono essere migliorate, però senza metterne in discussione l’impianto di base. E poi naturalmente avrebbe senso approvarla, per il bene di tutti.
Ma purtroppo, signori, la premessa non è vera. Il Governo mente. Il Governo racconta delle bugie. Le racconta a noi Parlamentari e le racconta ai cittadini. E le racconta così bene che perfino qualche ministro é convinto, in buona fede, che le cose stanno andando veramente bene. Ma purtroppo i conti pubblici non sono sostanzialmente migliorati , il sistema- paese é ogni giorno meno competitivo e le prospettive per il lavoro e per l’occupazione sono drammatiche.
In questa situazione una “finanziaria” tradizionale come quella che stiamo esaminando serve ad una sola cosa : a non cambiare niente , a rinviare la identificazione e la soluzione dei problemi. A concedere ancora del tempo agli attuali detentori del potere.
2. Il sistema-paese perde competitività.
Gli addetti ai lavori lo sanno e molti stanno vivendo questa situazione sulla loro pelle: l’economia sta andando a rotoli , le imprese scappano, emigrano, se ne vanno. Non ci sono investimenti. Non c’é sviluppo e il Paese è sempre meno competitivo. Questa situazione é caparbiamente ignorata dalla TV pubblica e da altri media , e la malafede di questo comportamento é veramente così evidente e così macroscopica che non si può non dare ragione a quelli, e sono tanti, che sempre più spesso parlano di “regime”.
Signori del Governo, perché continuate a raccontare ai cittadini delle bugie così clamorose ? Conosciamo tutti i pregi e i difetti della strategia del “clima di fiducia”. Per certe situazioni questa é una buona strategia. Ma essa oggi non é assolutamente applicabile al nostro Paese, perché la situazione é troppo deteriorata ed il nostro problema, che é quello delle enormi risorse finanziarie bruciate in un assistenzialismo improduttivo, senza prospettive ed incapace di generare sviluppo , non é di quelli che si risolvono con piccoli interventi e con la eterna strategia “del rinvio ad oltranza, che tanto prima o poi tutto si aggiusta.”
L’altro giorno, per fare un esempio, Vito Tanzi, del Fondo Monetario Internazionale, ha detto, e purtroppo ha ragione, che tra pochissimo dovremo rivedere pensioni e sistema previdenziale. Altrimenti il Paese, anche se ammesso all’Unione Monetaria, dovrà subito uscirne.
A questa dichiarazione tecnica, basata sui numeri e sulle proiezioni del rapporto tra la spesa per le pensioni e il Prodotto Interno Lordo, che con le leggi oggi in vigore passerà dall’ 11,7% del 1997 al 13,9% del 2001, il leader della UIL Pietro Larizza ha reagito con questa incredibile dichiarazione, che è stata pubblicata dal Corriere della Sera di Venerdì 14 Novembre “Mi sono letteralmente rotto i “cosiddetti” di questi cittadini italiani che senza aver vinto alcun concorso sono stati mandati negli organismi internazionali e che, su impulso politico, passano il loro tempo a destabilizzare il sistema previdenziale italiano. Andrebbero richiamati in patria e collocati nei posti di loro competenza: negli archivi catastali di provincia.”
Più signorilmente, allo stesso riguardo, il Ministro Treu ha dichiarato : “Basta con i profeti di sventura”. Ma non è entrato nel merito della questione e nemmeno ha provato a dimostrare se e dove i calcoli del Fondo Monetario sono sbagliati.
E ancora : Business International ha pubblicato uno studio dal quale risulta che l’Italia non attira gli investimenti né imprese multinazionali. In questa speciale classifica il Paese ormai è scivolato al ventinovesimo posto, dopo Portogallo, Spagna, Malaysia, Corea del Sud, Tailandia e moltissimi altri. Se qualcuno non ci crede, non deve fare altro che andare a guardare l’Allegato 1.
3. I numeri non sono né di destra né di sinistra .
Qui c’è poco da arrampicarsi sui vetri, perché i numeri non sono né di destra né di sinistra. E i numeri e le statistiche dimostrano che in questa Italia non investe più nessuno. E se non si investe non c’é sviluppo. E se non c’é sviluppo ci sarà sempre meno lavoro. Altro che 35 ore alla settimana : qui stiamo andando verso zero ore di lavoro all’anno, ve ne rendete conto? E non é difficile immaginare le conseguenze : prima non verrà rimborsato il debito pubblico. Poi non saranno pagate le pensioni. E dopo?
Signori Deputati della Repubblica italiana, questa é la situazione, e non rendersene conto, non dire la verità ai cittadini, non fare niente per correre ai ripari, non è onesto. Non fate come Larizza, non fate come Treu. Non fate come gli struzzi, non nascondete la testa sotto le migliaia di documenti della Ragioneria Generale. Rendetevi conto che la situazione è gravissima e che con questo approccio ideologico e non pragmatico del Governo e di molti Parlamentari la situazione del Paese continua e continuerà a peggiorare fino a un pericoloso punto di non ritorno. E’ più che mai necessario fare qualcosa per evitare una recessione ed una crisi finanziaria che metterebbe a rischio il pagamento delle pensioni, il rimborso del debito pubblico e un elevatissimo numero di posti di lavoro. Abbiamo il dovere di operare con serietà e pragmatismo per evitare che ciò accada.
Allora, vediamo assieme se la Lega Nord per l’indipendenza della Padania ha ragione o ha torto quando accusa il Governo di non essere né trasparente né sincero. E, nel caso risultasse che abbiamo ragione, vediamo quali sono le cose da fare per migliorare questa situazione.
4. Il dettaglio del “risanamento”
La chiave per capire come é stato fatto il “risanamento” del bilancio dello Stato italiano é alla pagina 110 della “relazione previsionale e programmatica per l’anno 1998” che il Ministro Ciampi ha presentato al Parlamento il 30 Settembre 1998.
In questo testo, la diminuzione del rapporto deficit/PIL dal 6,7% del 1996 giù giù fino al 3% che il Governo prevede per il 1997 é commentata con queste parole:
“La rilevante contrazione del disavanzo di 3,7 punti percentuali in termini di incidenza sul PIL rispetto al 1996 fa assegnare all’Italia – nel confronto con i maggiori paesi industrializzati – la migliore performance di bilancio degli ultimi anni. Il recupero consegue ad un incremento delle entrate di due punti percentuali in termini di PIL (ascrivibile per 0,6 punti al contributo straordinario per l’Europa) e ad analoga contrazione dell’incidenza della spesa , trainata per oltre un punto percentuale dalla riduzione della spesa per interessi).”
Facciamo parlare i numeri, che sono sempre più chiari e comprensibili delle parole. Il Ministro Ciampi, per spiegare la straordinaria performance di 3,7 punti percentuali, ci dà questi numeri:
Maggiori entrate:
0,6 contributo straordinario per l’Europa
1,4 tutte le altre nuove imposte e tasse ed altre entrate
2,0 effetto totale dell’incremento delle entrate
Minori spese:
1,0 riduzione della spesa per interessi.
0,7 effetto di tutte le altre minori spese
1,7 effetto totale della contrazione delle spese
Totale 3,7
5. Il 54% del risanamento é costituito da tasse ed altre entrate
Leggiamo assieme l’Allegato 2, guidati dalla “Relazione previsionale e programmatica per l’anno 1998” predisposta dal Ministro del Tesoro.
Ciampi : “La rilevante contrazione del disavanzo di 3,7 punti percentuali in termini di incidenza sul PIL rispetto al 1996 fa assegnare all’Italia – nel confronto con i maggiori paesi industrializzati – la migliore performance di bilancio degli ultimi anni. “
L’ultima previsione del valore del PIL per l’anno 1997 é di 1.944.204 miliardi.
Se la situazione fosse come l’anno scorso, avremmo un fabbisogno di 130.262 miliardi (questo é il 6,7% del PIL). Se invece sarà del 3%, come prevede il Governo, il fabbisogno sarà di 58.326 miliardi. La differenza di 71.936 rappresenta il miglioramento di 3,7% punti percentuali in termini di incidenza sul PIL di cui parla Ciampi. Bene, abbiamo identificato la cifra del “risanamento”. Adesso vediamo di capire cosa c’é dentro .
Ciampi: “Il recupero consegue ad un incremento delle entrate di due punti percentuali in termini di PIL (ascrivibile per 0,6 punti al contributo straordinario per l’Europa) “.
Il Ministro ci spiega che una parte del risanamento é stato realizzato aumentando le entrate. Si tratta di due punti percentuali, pari in totale a circa 38.884 miliardi. Più precisamente, lo 0,6% (11.665 miliardi) é stato realizzato grazie alla “tassa per l’Europa”. Il rimanente 1,4% (27.219 miliardi) riguarda la nuova IVA, gli anticipi di imposta sul TFR, altre imposte, tasse e stangate varie ed altre entrate. In totale l’aumento delle entrate rappresenta il 54% del “risanamento”. Un po’ più della metà. Gli effetti di un aumento della pressione fiscale sono di togliere liquidità alle famiglie e alle imprese, con queste conseguenze:
• Minore liquidità delle famiglie.
Diminuiscono i consumi, perché la gente non ha i quattrini per fare le compere. I negozi non vendono. Questo fa arrivare meno ordini alle imprese, con le conseguenze che é facile immaginare : cassa integrazione e imprese che chiudono.
• Minore liquidità delle imprese.
Diminuiscono gli investimenti, perché le imprese con tutte le tasse che devono pagare poi non hanno più le risorse finanziarie necessarie per gli investimenti e nemmeno le possono reperire in una borsa valori vera, snella e senza assurde burocrazie. E gli investimenti fatti prevalentemente con i soldi presi a prestito (banche, Mediocredito eccetera) spesso costano troppo, perché gli interessi passivi pesano come pietre, e peseranno ancora di più con l’IRAP.
Una vera borsa valori aiuterebbe di certo le piccole e le medie imprese, ma toglierebbe spazio e potere alle banche, la cui gestione ed i cui vertici sono sempre stati fortemente influenzati dalla politica. E poi c’é anche un’altra considerazione : a tanti imprenditori sta passando la voglia di investire, di rischiare e sudare visto che poi devono trasferire la maggior parte dei frutti del loro lavoro a uno Stato lontano, ogni giorno più incomprensibile e più violento, e che culturalmente parla un’altra lingua. E così molti chiudono e molti trasferiscono le produzioni all’estero. E’, triste, é brutto, però, scusate, come si fa a dargli torto?
Ma andiamo avanti. Vediamo cosa scrive il Ministro del Tesoro.
Ciampi: “….e ad analoga contrazione dell’incidenza della spesa , trainata per oltre un punto percentuale dalla riduzione della spesa per interessi”
Qui il Ministro ci dice che anche i tagli delle spese rappresentano due punti percentuali del PIL. Le cose non quadrano, perché due (maggiori entrate) più due (minore spese) fa 4, non 3,7. Il Ministro sta commentando un risanamento che é uguale a 3,7 punti del PIL. Dunque andiamo avanti ipotizzando che Ciampi qui ha fatto un “arrotondamento”, oppure si é dimenticato qualcosa, oppure si é concesso una licenza poetica , e che comunque la riduzione netta delle spese vale l’1,7% del PIL, vale a dire 33.051 miliardi. Dentro a questa cifra ci sono gli interessi passivi, che sono stati ridotti, dice il Ministro, per “oltre un punto percentuale “, vale a dire oltre 19.442 miliardi.
Allora: 1,7 (riduzione netta delle spese) meno 1 (riduzione della spesa per gli interessi passivi) fa 0,7. Dunque, esclusi gli interessi passivi, i tagli alle spese realizzati dal governo Prodi rappresentano lo 0,7% del PIL.
6. Le “riclassificazioni contabili”.
Fate attenzione, perché ora ho un nuovo documento, ancora più interessante, sul quale richiamare la vostra attenzione. Questo nuovo documento, sempre del Ministero del Tesoro, si intitola “Le misure selettive di riduzione dell’indebitamento e la revisione del conto delle pubbliche amministrazioni secondo i criteri EUROSTAT”. A pagina 3 c’é questa frase :
“Tutte le riclassificazioni sono state sottoposte all’approvazione di EUROSTAT sin dall’Ottobre 1996. Il complesso delle riclassificazioni contabili, agendo in taluni casi in senso riduttivo, in altri accrescitivo, determina per il 1997 un effetto netto di riduzione del fabbisogno del settore statale e dell’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni valutabile in circa 11.500 miliardi, pari allo 0,6 per cento del PIL”.
Cosa sono queste riclassificazioni che valgono lo 0,6% del PIL ( circa 11.665 miliardi) ? Sono semplicemente dei cambiamenti nel modo di fare il bilancio. Nel 1996 il bilancio italiano veniva fatto in un modo. Nel 1997 sono stati decisi dei nuovi criteri contabili: dei cambiamenti e delle “riclassificazioni”. Così alla fine del 1997 il bilancio verrà preparato in un altro modo. Alcune spese del 1997 saranno rinviate e contabilizzate nel 1998 . Altre spese del 1997 saranno addirittura addebitate al 1994 e ad altri anni già chiusi ed archiviati. Queste “riclassificazioni” non fanno risparmiare nemmeno una lira. Nemmeno un centesimo. Semplicemente mettono rossetto e fondo tinta all’anno 1997 . Abbelliscono il volto di un malato terminale . Deve essere ben chiaro che qui non si taglia nessuna spesa. Le “riclassificazioni” non sono altro che segni sulla carta, ma sotto non c’é niente. Non ci credete? Colleghi, stasera provate ad andare in un ristorante, qui a Roma, ordinate, mangiate, bevete del buon vino e poi, al momento di pagare il conto, dite al cameriere “scusi, il conto se non le dispiace glielo pago con una riclassificazione”.
Provate, e poi fatemi sapere dove vi manderà il cameriere: voi e la vostra “riclassificazione”.
Colleghi, nell’Allegato 3 potete toccare con mano qualcuna delle riclassificazioni che il Governo ha concordato con EUROSTAT. Ho voluto riprodurre integralmente il testo del Ministero del Tesoro perché é importante capire che in realtà non é cambiato proprio niente. E’ stata creata l’illusione che i conti siano stati risanati ma in realtà la Ragioneria Generale ha solo cambiato il modo di fare il bilancio. Ma il Governo sta cercando di “vendere” l’idea che cambiando il modo di fare il bilancio si creano dei soldi. Non ci credete? Vi sembra una cosa assurda? Certo che é assurdo. Ma ecco quello che scrive il Governo : “…mentre i restanti 25.000 miliardi di rinforzo rispetto alla correzione originaria, sarebbero stati assicurati in quote per lo più del medesimo importo da un prelievo straordinario sui redditi e da riclassificazioni contabili elaborate in adesione ai criteri concordati con EUROSTAT”. Con il prelievo straordinario sui redditi (tassa per l’Europa) sono entrati dei soldi (circa 12.000 miliardi: un po’ di meno di quello che poi il Governo ha stanziato e speso per salvare il Banco di Napoli), mentre a tutti é chiaro che con le riclassificazioni contabili elaborate in adesione ai criteri concordati con EUROSTAT non entra e non esce nemmeno una lira.
La conclusione é che così saremmo stati tutti capaci di “risanare” il Paese : in pratica per questo Governo é sufficiente aumentare le tasse, senza pensare alle conseguenze, e cambiare i principi contabili.
7. I tagli sono solo lo zero virgola uno per cento del “risanamento”
Adesso é importante concentrarsi su un’altra cosa. Allora, abbiamo visto che Ciampi ci ha detto che i tagli alle spese rappresentano l’1,7% del PIL , e che l’1% di questa cifra é imputabile alla riduzione della spesa per gli interessi passivi: 1,7 meno 1 fa 0,7. Ma il Ministero del Tesoro ci dice che lo 0,6% dei tagli é imputabile all’aria fritta, cioè alle “riclassificazioni”. Allora: 0,7 meno 0,6 fa “zero virgola uno per cento” : 1.944 miliardi. Ebbene, questi sono i tagli netti alla spesa pubblica e ai privilegi che il Governo Prodi ha avuto il coraggio di fare.
8. Cassa e competenza
Di nuove spese questo Governo se ne é inventate veramente tante. Oltre che con le nuove tasse queste spese sono state finanziate anche rinviando al futuro (non tagliando, ma “rinviando al futuro”) altre spese. Lo strumento utilizzato per questi rinvii di spese é stato quello del blocco delle autorizzazioni di cassa.
Per capire quello che ha fatto il Governo é necessario avere ben presente la differenza tra “cassa e competenza”. Infatti il Governo ci parla sempre del bilancio “per cassa” e non di quello “per competenza”.
La differenza non é da poco, e discutendo ho notato che non é chiara a tutti. Lasciatemi fare un banale esempio.
Se il signor Rossi firma un contratto per l’affitto di un bell’appartamento che gli costa un milione al mese, il signor Rossi deve sostenere, per competenza, la spesa di 12 milioni all’anno.
Adesso supponete che il signor Rossi nel 1997 l’affitto lo paghi solo fino a Settembre. In totale nel 1997 ha pagato solo 9 milioni, d’accordo? Ecco, per cassa ha sostenuto un costo di 9 milioni, anche se per competenza il suo costo per l’affitto é di 12 milioni.
Scusate, ma secondo voi il signor Rossi alla fine dell’anno ha risparmiato 3 milioni? A me non pare proprio. A me pare invece che alla fine dell’anno il signor Rossi ha un debito di 3 milioni.
Dei debiti dello Stato il Governo non parla mai. E i debiti, che corrispondono ai 3 milioni dell’esempio che vi ho appena fatto, nel bilancio dello Stato li troviamo anche tra i “residui passivi”. Questi residui sono ignorati ai fini del rapporto tra i debiti accumulati e il PIL, anche se sono soldi che lo Stato dovrebbe pagare. Sono soldi che qualcuno sta aspettando e che Roma non paga, pur in presenza di spese approvate dal Parlamento. Questo non é altro che il vecchio sogno della botte piena e della moglie ubriaca. Questo sogno il Governo in carica lo sta applicando al bilancio della Repubblica italiana, che considera i pagamenti per cassa (ecco la botte piena) ma non parla dei residui passivi che aumentano perché il Tesoro non paga (ed ecco la moglie ubriaca). L’Ulivo ha fatto approvare da questo Parlamento spese che sono insostenibili per il Paese : così la gente é contenta e i sindacati non protestano. Poi la Tesoreria non paga, ma questo é un altro discorso: la colpa la possono sempre dare alla burocrazia, alla lentezza, o a quei razzisti della Lega.
9. Governo e Ulivo vogliono aumentare ancora le tasse
Ho già commentato gli effetti passati e presenti della politica di questo Governo : da Palazzo Chigi stanno portando il Paese verso la recessione che già oggi in molti vedono e toccano con mano.
Il futuro lo si può leggere facilmente: tasse per transitare sulle strade provinciali, ecotassa, altri aumenti e nessuna seria strategia di sviluppo. Questo Governo e questa maggioranza fanno un ragionamento di questo tipo:
“Allora, al Comune XX , alla Provincia ZZ, o alla Regione YY servono 100 lire, e finora, bene o male, queste 100 lire le abbiamo trasferite. Ma adesso basta. Da ora in avanti glie ne trasferiamo solamente 40. Se no, come facciamo a salvare il Banco di Napoli, la Sicilcassa, e le altre banche, ancora più grosse, che salteranno per aria tra poco? E come facciamo ad andare in giro per il mondo a dire che i nostri conti pubblici sono risanati? Niente da fare, ci dispiace, ma i trasferimenti d’ora in avanti non saranno più per 100, ma saranno solamente per 40. Volete sapere come faranno i Comuni, le Province e le Regioni per la parte che manca ? Non é un problema. Abbiamo già risolto tutto. Abbiamo deciso di fargli un ‘regalo’: permetteremo a Comuni, Province e Regioni di aumentare le loro tasse locali.”
Se non ci credete, se pensate che quello che sto dicendo non sia vero oppure che sto lavorando di fantasia, vi do due prove:
Prima prova : a pagina 161 della “Relazione previsionale e programmatica per l’anno 1998” potete leggere nel capitolo “gli ulteriori risparmi” questa frase veramente illuminante:
“I rimanenti risparmi vengono assicurati per una parte consistente dall’azione di riordino dei finanziamenti alle aziende di servizio pubblico (Poste, Ferrovie) con misure per circa 1.600 miliardi e dalla riduzione dei trasferimenti agli enti decentrati. In relazione a questi ultimi le minori erogazioni da parte dello Stato vengono a correlarsi con l’attribuzione agli enti locali di una maggiore autonomia finanziaria.” Firmato : Ciampi. Come volevasi dimostrare.
Seconda prova : per cortesia, guardate l’Allegato 4.
In questa tabella voi potete vedere i primi cinque commi dell’articolo 62 del progetto di legge Costituzionale preparato dalla Commissione bicamerale. L’articolo 62 é quello che stabilisce come funzioneranno le tasse nella Repubblica federale italiana.
Come potete vedere i soldi delle tasse continueranno ad andare a Roma. Con questi quattrini Roma pagherà prima di tutto quattro cose:
1) il debito pubblico;
2) le spese per eventuali calamità naturali e le spese per l’esercito ( il testo parla di ” esigenze connesse alla sicurezza del Paese”);
3) manderà dei quattrini alle Regioni meridionali per “favorire lo sviluppo economico e sociale equilibrato”: questo vuole dire che continueremo ad avere fiscalizzazioni di oneri sociali nel Mezzogiorno, incentivi al Sud, prestiti d’onore, borse di studio e le solite cose che in questi anni non hanno generato nessuno sviluppo, non avendo nessun reale punto di contatto con il mercato;
4) infine Roma manderà altri quattrini alle Regioni meridionali finanziati da quel nuovo fondo perequativo che la Costituzione proposta dalla Commissione bicamerale prevede che sia utilizzato per trasferire quattrini “a favore delle comunità regionali nelle quali la capacità fiscale per abitante sia inferiore a parametri definiti dalla legge stessa, o siano superiori i costi necessari all’erogazione dei servizi cui il Comune, la Provincia o la Regione sono tenuti.”
Dopo aver pagato queste quattro cose, resterà ben poco. Una parte di quello che resterà dovrà essere trasferita all’INPS, che altrimenti non sarà in grado di pagare le pensioni. Un’altra parte se la terrà Roma per i suoi Ministeri, i suoi dipendenti statali, i suoi enti inutili (che questo Governo riesce ad aumentare, invece di chiudere quelli che già esistono , vedi in proposito l’ Allegato 5), e per svolgere le sue funzioni, che nell’ultimo testo della Commissione Bicamerale sono diventate trenta, ed includono (alla faccia del federalismo) i beni culturali e ambientali, l’ordinamento sportivo, il controllo delle sostanze alimentari, pesi, misure, immigrazione, eccetera. E infine, un’altra parte piccola piccola, tornerà indietro, con “criteri uniformi”, a Comuni, Province e Regioni sia della Padania che del resto della penisola. Ma intanto nel Mezzogiorno saranno già arrivati, prima di applicare i “criteri uniformi” di distribuzione, i quattrini che come abbiamo visto saranno prioritariamente spesi per “favorire lo sviluppo economico e sociale equilibrato” e per il “fondo perequativo”.
Ma le Regioni, le Province e i Comuni della Padania non si devono preoccupare: se vorranno pagare gli stipendi ai loro dipendenti e fare qualcosa per i loro cittadini potranno sempre applicare l’articolo 62, comma 2, della nuova Costituzione ed aumentare le tasse: “i Comuni, le Province e le Regioni stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri”.
Ma questo naturalmente solo dopo aver pagato tutte le solite tasse a Roma.
10. Le spese sotto la linea
Molti di voi avranno notato che in quasi tutti i prospetti pubblicati dalla Ragioneria Generale dello Stato con le previsioni del rapporto del deficit sul PIL c’é, in alto, nel titolo, questa frasetta : “Al netto delle regolazioni debitorie , dei rimborsi IVA e delle anticipazioni di Tesoreria all’INPS”. Cosa significa? Perché c’é sempre questa misteriosa frasetta, che é lì come a dire “…io però te lo avevo detto. Caso mai sei tu che non lo hai capito”.
E’ semplice : queste sono voci che i tecnici chiamano “spese sotto la linea. “ Sotto la linea di… visibilità, perché queste spese ci sono, ma non si vedono. In altre parole queste sono spese fanno aumentare il debito pubblico finale, ma non sono considerate nei rapporti predisposti ai fini di Maastricht. Sono relative agli scarti di emissione sui titoli del debito pubblico, agli utili o le perdite su cambi, ai rimborsi dei crediti di imposta, eccetera. Questo significa che il deficit vero é molto superiore a quello dichiarato dal Governo .
11. PIL bianco e PIL nero
Abbiamo visto che il Governo calcola il rapporto deficit/PIL senza includere nel deficit le “spese sotto la linea”. Ma oltre che sull’ammontare del deficit, che é superiore a quello dichiarato dal Governo, é necessario fare qualche considerazione anche sull’ammontare del PIL.
Infatti nei suoi conti economici nazionali l’Italia include una quota di “economia non osservata”, nel senso che non può essere misurata attraverso normali documenti e rilevazioni statistiche. Non può essere “toccata con mano”, e di conseguenza viene stimata.
Dentro al PIL italiano ci sono questi quattro elementi :
• Le attività illegali, che sono definite come “quelle proibite dalla legge in quanto tali o in quanto esercitate da persone non autorizzate”.
• Il sommerso economico, che é costituito da attività legali ma non conosciute dalla pubblica amministrazione per cause legate ad evasione fiscale o contributiva e al mancato rispetto di altre normative vigenti.
• il sommerso statistico, che é dovuto “alla mancata o parziale compilazione di moduli amministrativi e/o questionari statistici da parte di famiglie o imprese”.
• le attività informali, che sono definite come quelle “caratterizzato da un basso livello organizzativo e che sono riconducibili essenzialmente al settore famiglie”.
Per questi motivi il Ministero del Tesoro dichiara che il peso delle attività produttive sommerse ed integrate nei conti economici nazionali rappresenta circa il 18 per cento del PIL. Questa é una stima veramente molto elevata, e che rende debole la capacità segnaletica del PIL italiano. Per la cronaca, lo stesso problema nei conti pubblici di Francia, Germania e Paesi Bassi vale rispettivamente il 12, il 6 e l’1 per cento.
12. I tre problemi di Bertinotti
Durante l’ultima crisi-lampo di questo Governo, Rifondazione Comunista aveva chiesto tre cose : interventi per il lavoro nel Mezzogiorno, interventi per la sanità e garanzie per le pensioni.
Se ci pensate bene, dovreste convenire con me che in realtà i tre problemi possono essere ricondotti tutti alla prima fattispecie: gli interventi per il lavoro nel Mezzogiorno. Infatti, se a Sud ci fosse più lavoro ed una maggior produzione di PIL, lo Stato non dovrebbe spendere significative risorse finanziarie per assistere e/o cercare di stimolare lo sviluppo , ma al contrario , ne incasserebbe. Lo Stato incasserebbe soldi sia dalle tasse pagate dalle società e dalle persone fisiche, sia dai contributi sociali versati dai lavoratori e dalle imprese. E state tranquilli che con quei quattrini si sistemerebbero la sanità, la pensioni, e tante altre cose.
Dunque il problema del lavoro e dello sviluppo delle regioni del Sud é quello veramente cruciale per l’economia.
Una cosa credo sia certa : in passato per lo sviluppo del Sud non é stato fatto niente di serio. Altrimenti il Sud non sarebbe nelle condizioni in cui si trova adesso. Eppure sono stati spese cifre enormi, immense, incommensurabili. E’ così che si é generato il debito pubblico che ci troviamo a dover gestire e che é costituito, lo ricordo, da due elementi : il debito pubblico finanziario, che é di circa due milioni e quattrocento mila miliardi, e il debito pubblico pensionistico, che il ragioniere generale dello Stato Monorchio ha recentemente stimato in circa cinque milioni di miliardi.
13. Il problema del Mezzogiorno : la soluzione del Governo
Anche il Governo Prodi, come quelli che lo hanno preceduto (salvo uno) pensa che i problemi del Sud si possono risolvere da Roma, senza l’intervento della gente, del popolo, senza il loro senso di responsabilità, la loro consapevolezza e la loro attiva partecipazione .
Ecco un piccolo ed incompleto campionario delle cose costosissime e sostanzialmente inutili che il Governo Prodi ha fatto e ha intenzione di fare per il Sud:
• risorse per la realizzazione di iniziative dirette a favorire lo sviluppo
socioeconomico delle aree depresse (legge 135/97)
• finanziamenti specifici per opere irrigue di rilevanza nazionale
• stanziamenti per opere aeroportuali, con priorità per Bari, Cagliari e Catania
• programma di metanizzazione del mezzogiorno (legge 266/97)
• rifinanziamento dell’intervento pubblico nelle aree terremotate del Belice e
dell’Irpinia (legge 662/1996 e legge 266/97)
• riprogrammazione dei fondi strutturali e riallocazione delle risorse nazionali corrispondenti e delle altre risorse statali attribuite per investimenti pubblici
• semplificazione del fondo rotativo istituito presso la Cassa Depositi e Prestiti
• assegnazione di 3.630 miliardi per il completamento delle iniziative avviate ex legge
n. 64 del 1986
• contratti di programma (1.200 miliardi), vedi Allegato 6
• patti territoriali (1.300 miliardi), vedi Allegato 7
• contratti di area (1.000 miliardi)
• agevolazioni industriali (il 78 per cento dello stanziamento di 4.500 miliardi é
destinato alle Regioni del Mezzogiorno)
• prestiti d’onore (legge 608/96)
• ricerca (legge 488/92 : 500 miliardi)
• formazione (legge 488/92 : 800 miliardi)
• finti posti di lavoro per le cosiddette “opere socialmente utili”
• opere di riqualificazione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria (960 miliardi)
• rifinanziamento del piano per la depurazione (legge 135/97)
• piano di interventi nel settore dei trasporti in una logica di intermodalità
• crediti di imposta di 10 milioni per ogni nuovo assunto
• crediti di imposta commisurati al capitale investito
• nuova fiscalizzazione di oneri sociali
• salvataggio del Banco di Napoli (12.500 miliardi)
• salvataggio della Sicilcassa (3.000 miliardi, per ora)
• eccetera eccetera eccetera
Non ci vuole molto a rendersi conto che l’unico effetto pratico di questo lungo elenco di interventi inutili sarà quello di fare perdere competitività alle aziende della Padania, che devono finanziare direttamente ed indirettamente tutte queste operazioni. E di generare disoccupazione in Padania, senza creare niente di serio e duraturo a Sud, per la semplice ragione che in queste operazioni sono assenti due fattori fondamentali: il mercato e la responsabilità. Solite cose, soliti risultati: nessun cambiamento strutturale, disoccupazione e la certezza di altre richieste per il futuro.
Gli stessi imprenditori meridionali si rendono conto che procedendo in questo modo il problema non sarà mai risolto. “Proprio non ci siamo. E’ un Governo confuso, che predica bene ma che razzola male” ha detto al ‘Sole 24 Ore’ Antonio D’Amato, l’incaricato della Confindustria per il Mezzogiorno, denunciando da parte del Governo uno spreco di risorse in una logica ancora assistenziale. “No, grazie. L’ipotesi dell’IRI del Sud, così come la nuova versione della Cassa per il Mezzogiorno, sono una autentica jattura. Il Sud non ha bisogno per il suo sviluppo di strutture e sovrastrutture comunque agghindate e contrabbandate dal Palazzo. Il Sud non ne può più di organismi che non sono altro che erogatori di stipendi e centri di potere” dichiara a ‘Il Giornale’, Paolo De Feo, Presidente degli industriali di Napoli.
E invece pensate che:
1) da una parte c’é Rifondazione Comunista che propone di trasformare l’I.R.I. in una nuova Agenzia per creare lavoro nel Mezzogiorno. Ci sono già i dettagli : farà capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, si chiamerà Asvom, avrà sede a Napoli, ed il capitale, naturalmente, sarà interamente pubblico;
2) dall’altra c’é D’Alema che propone addirittura di raggruppare i vari enti sopravvissuti al grande disastro del Mezzogiorno in una nuova Holding con tre braccia operative: una per la progettazione, una per la formazione ed una per la promozione di nuove imprese;
3) poi c’é il Partito Popolare. La nuova creatura del PPI si dovrebbe chiamare Promosviluppo ma io, visti i suoi compiti, propongo che si chiami Superpromosviluppo, visto che dovrebbe: animare nuove iniziative imprenditoriali, e al tempo stesso progettare e costruire infrastrutture di interesse nazionale.
Insomma, il solito festival di poltrone, di sedie, di consulenti e di auto blu. La solita orgia del potere romano, di voti e di clientele.
14. Il problema del Mezzogiorno : la soluzione della Lega Nord per l’indipendenza della Padania
Giorgio Amendola era decisamente contrario alla Cassa per il Mezzogiorno, e diceva (lo ricorda Gianni Corbi sulla Repubblica) che “la soluzione della questione meridionale non é quella di un intervento dall’esterno o dall’alto, a mezzo di un ente speciale. La via é un’altra: quella di permettere alle stesse popolazioni meridionali di operare il rinnovamento e il progresso economico di quelle regioni”. La soluzione di Paolo De Feo invece é questa : “Mettere l’impresa al centro della politica industriale e introdurre nel Mezzogiorno fattori di convenienza per lo sviluppo dell’impresa”.
Ebbene, il progetto di secessione consensuale proposto dalla Lega Nord per l’indipendenza della Padania realizza i principi di responsabilità di Giorgio Amendola e di convenienza economica di Paolo De Feo.
Credo che nessuno possa dubitare del fatto che in presenza di una secessione consensuale la moneta che sarà utilizzata nello Stato del Sud sarà fortemente competitiva. Una moneta fortemente competitiva realizzerebbe i fattori di convenienza giustamente ritenuti necessari da De Feo. Il Mezzogiorno attirerebbe capitali, investimenti e turismo. Diminuirebbe la disoccupazione, e questo é sicuramente il modo più efficace per combattere la delinquenza e la malavita organizzata. E naturalmente aumenterebbero le esportazioni .
Ma la competitività della moneta, che il Sud può ottenere solo aderendo, anzi richiedendo, la separazione consensuale dalla Padania, da sola non sarebbe sufficiente. Serve un altro ingrediente, che si chiama maggiore responsabilità. Questo il Sud lo potrebbe realizzare, oltre che con la secessione, anche con un serio federalismo, oppure partecipando alla costruzione di una confederazione di Nazioni. Siamo convinti che solamente con il federalismo o una confederazione, il Mezzogiorno non potrebbe utilizzare lo strumento di una moneta più competitiva.
Scusate, ma in questa proposta dove sono il razzismo , l’egoismo, la “scompostezza rabbiosa” di alcune frange del Nord? Non ci sono. Non ce n’é nemmeno l’ombra. Ma allora perché Walter Veltroni ci identifica in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera come “la Lega della secessione e dell’odio tra gli italiani”. Dov’è l’odio in questa nostra proposta pragmatica e razionale? La risposta é molto semplice e si chiama potere. Chi detiene il potere non vuole nessun cambiamento, perché si rende conto che ogni seria modifica alla presente organizzazione dello Stato potrebbe modificare anche la mappa del potere.
Signori, vi voglio ricordare che Turani sulla Repubblica, Levi sul Corriere della Sera, Sergio Romano sulla Stampa e un gruppo di lavoro della Bocconi, ed altri ancora, hanno detto che realizzando il nostro progetto di doppia moneta Bossi avrebbe una statua in ogni piazza del Mezzogiorno, che diventerebbe ricchissimo, mentre in Padania ci sarebbero disperazione e disoccupazione perché le nostre imprese andrebbero tutte a Sud. Ebbene, questo in parte può essere vero. Dunque se volete dite pure che non capiamo molto di economia, ma nessuno è autorizzato a dire che siamo razzisti, egoisti, e che “seminiamo l’odio tra gli italiani”. Chi lo dice non ha nessuna onestà intellettuale.
E’ vero che la nostra proposta aiuta il Mezzogiorno, mentre non vero che penalizzerebbe la Padania condannandola alla disperazione e alla disoccupazione. Perché le imprese tipiche della Padania sono quelle con alto valore aggiunto. Quelle che gli economisti chiamano “capital intensive”. Le altre imprese, quelle “labour intensive” le perderemmo comunque. Realizzando la secessione consensuale forse andranno nel Mezzogiorno, ma stando uniti se ne andranno comunque: in Slovenia, Croazia, Romania o da altre parti, dove il costo del lavoro è più competitivo. E’ un processo che sta già succedendo, e non solo da noi. Oggi e tutti i giorni.
15. Fiscalizzazione di oneri sociali ed altre proposte
Quando si riesce a discutere con calma sulle cose da fare per sviluppare l’occupazione, attirare investimenti ed avviare lo sviluppo del Sud chi é contrario alla proposta di secessione dice che si otterrebbe lo stesso risultato con la fiscalizzazione degli oneri sociali.
Il ragionamento in effetti é semplice: oggi in Italia per dare 100 lire a un lavoratore dipendente le aziende sostengono un costo di circa 215 lire. Di queste 215 lire, 100 vanno in tasca ai lavoratori, mentre le restanti 115 prendono la strada di Roma: una parte, diciamo 65 solo per fare capire il meccanismo, vanno al fisco, e una parte, diciamo 50, vanno all’INPS.
Con la fiscalizzazione completa degli oneri sociali le aziende del Sud per dare 100 lire ai loro dipendenti sosterrebbero un costo inferiore , diciamo di 165. Di queste 165 lire, 100 andrebbero in tasca ai lavoratori, mentre le restanti 65 prenderebbero la strada di Roma e andrebbero al fisco. Però l’INPS le pensioni le deve pur pagare. Questo significa che le 50 lire che le aziende e i lavoratori del Sud non mandano all’INPS qualcuno glie le dovrà pur dare. Questo qualcuno é lo Stato. E questi soldi lo Stato non può prenderli che dalle tasse.
Lasciatemi fare un esempio più concreto. Il consigliere incaricato di Confindustria per il Mezzogiorno, Antonio D’Amato, ha dichiarato al ‘Sole 24 Ore’ che le imprese meridionali hanno perso nell’arco di tre anni per i minori sgravi contributivi ben 25 mila miliardi. Questi 25 mila miliardi, ha detto il responsabile di Confindustria, hanno significato un aumento del costo del lavoro per le imprese meridionali tra il 20 e il 30 per cento. Anche altri imprenditori meridionali hanno indicato un aumento del costo del lavoro del 30% per la diminuzione del beneficio della fiscalizzazione degli oneri sociali.
Il fatto é che se le imprese meridionali in tre anni non avessero versato all’INPS questi 25.000 miliardi di contributi sociali (poco più di 8.000 miliardi all’anno), all’INPS questo soldi li avrebbe dovuto dare lo Stato. E, questo mi sembra logico, per darglieli lo Stato avrebbe dovuto aumentare la tasse. Quali? Vi ricordo che l’aumento dell’IVA, contro il quale in Parlamento c’é stata una protesta molto forte della Lega Nord per l’indipendenza della Padania ed anche di AN e di FI, farà entrare nelle casse dello Stato circa 6.000 miliardi all’anno. Questo significa che per finanziare la fiscalizzazione degli oneri sociali delle imprese del Mezzogiorno richiesta dal rappresentante dalla Confindustria di Giorgio Fossa sarebbe necessario approvare un altro aumento dell’IVA con un aumento di aliquote pari al 130 per cento dell’aumento appena approvato dal Parlamento. Oppure sarebbe necessario approvare qualche altra tassa che dia comunque un gettito superiore a 8.000 miliardi l’anno.
In questo Paese c’é gente, a tutti i livelli, continua a fare richieste e ad avanzare proposte non pensando mai a “chi paga”. Servono più responsabilità e più trasparenza.
16. Conclusioni
In sintesi le conclusioni sono queste:
1. questa finanziaria non cambia nulla: il Paese così continuerà sulla strada della perdita di competitività e della recessione;
2. per effetto delle ‘“spese sotto la linea” il vero deficit del Paese é sicuramente superiore a quello indicato dal Governo, mentre per effetto delle rivalutazioni effettuate il vero PIL del Paese é molto probabilmente inferiore a quello indicato nei documenti della Ragioneria Generale dello Stato;
3. l’entrata nell’Unione Monetaria, malgrado quello che ci dice il Governo, peggiorerebbe la situazione, perché, finché non sarà risolto il problema del Mezzogiorno, le nostre imprese dovranno fare i conti con una pressione fiscale e con un costo per i contributi sociali superiori a quelli dei loro concorrenti che operano in altri paesi membri dell’Unione Monetaria. Operando in un grande mercato interno, con una moneta unica, questi due svantaggi competitivi innescheranno un processo di perdita di competitività e di recessione veramente molto grave ;
4. il problema cruciale, da qualunque parte si esamini la situazione, é quello dello sviluppo dell’economia del Mezzogiorno;
5. l’esperienza passata e le proposte di questa finanziaria non vanno nella direzione dello sviluppo del Sud, ma solamente nella direzione del sostegno ai consumi. Il Paese non genera un PIL sufficiente per continuare su questa strada, che richiede continuamente nuovi, e sempre più insostenibili per le famiglie e per il sistema delle imprese, aumenti della pressione fiscale;
6. il continuo aumento della pressione fiscale mina alla base la competitività delle imprese della Padania.
Dunque mi pare evidente che in questa situazione l’unica possibilità per sia quella di predisporre e far approvare un Trattato di secessione consensuale tra le due diverse aree economiche del Paese.
Noi ci auguriamo che i membri del Governo e del Parlamento comincino presto ad operare in questa direzione con meno ideologie e più pragmatismo.
Giancarlo Pagliarini