Sabato 11 febbraio, Biblioteca Caversazzi, via Tasso 4, dalle ore 17 alle 19, potrete finalmente capire cosa è il CETA e perché questo trattato è così pericoloso per il cittadino italiano e per le nostre aziende.
Eleonora Evi e Marco Zullo, europarlamentari del M5S, invitati a Bergamo dal locale gruppo economia del M5S, tratteranno questa tematica ancora oggi poco conosciuta dai cittadini, sebbene tra pochi giorni (14 febbraio) è prevista la votazione al Parlamento Europeo per la sua definitiva approvazione.
I motivi che spingono ad informare il cittadino delle possibili disastrose conseguenze di questo trattato di libero scambio, che vedono protagonisti UE e Canada, derivano dal fatto che, con questo accordo:
- verranno eliminati i dazi doganali tra Canada e paesi UE,
- verranno sacrificati al libero mercato una grossa fetta delle eccellenze italiane (verranno infatti riconosciuti solo 40 marchi DOP su oltre 260 presenti nel nostro Paese),
- verrà permessa l’importazione di carne bovina trattata con steroidi ad oggi vietati in Europa
- verrà riconosciuto un enorme potere alle multinazionali, permettendo loro di citare in giudizio uno Stato Sovrano qualora quest’ultimo approvasse una legge che leda i loro interessi.
Queste motivazioni le ritroviamo anche nel trattato TTIP, ben più conosciuto, dove i protagonisti sono gli USA e l’UE,trattato oggetto di importanti manifestazioni di protesta di massa che hanno coinvolto (soprattutto in Germania) piu’ di 3 milioni di europei il 18 aprile 2015.
Dobbiamo ringraziare Wikileaks se siamo venuti a conoscenza di questi trattati.
E’ infatti grazie alla pubblicazione online delle bozze che si è venuti a conoscenza dell’esistenza di trattative segrete che hanno coinvolto Commissione Europea, Usa e successivamente Canada.
Trump si è già ritirato dal Tpp, come promesso in campagna elettorale, ma sul Ttip sta a guardare
Per il sesto anno di fila gli scambi internazionali sono cresciuti meno del 3% ed il loro valore globale è crollato nel 2016 dai 19 trilioni di dollari dell’anno precedente a 16,5.
Le chiusure di industrie e manifatture tra Europa e Usa, ma anche Cina, l’occupazione in picchiata, prezzi e salari in contrazione: sono alcuni dei determinanti di questo rallentamento del commercio che hanno preoccupato Tramp.
Trump dunque ha stoppato il Tpp (Trattato di liberalizzazione con i Paesi del Pacifico) che avrebbe garantito condizioni di accesso preferenziale al mercato statunitense a tutti quei Paesi del Pacifico concorrenziali con le sue manifatture.
Trump, però, rispetto al trattato con l’Europa, il Ttip, sta a guardare mentre negozia con la Gran Bretagna e cerca di capire quali saranno gli effetti sulla proiezione internazionale dell’Europa.
Molti elettori di Trump sono i disoccupati del Nafta, il “North American Free Trade Agreemen”.
20 anni fa gli Usa crearono un’area di libero commercio con Canada e Messico, il Nafta appunto, e il risultato per la manifattura e la trasformazione statunitensi furono devastanti: milioni di impianti e posti di lavoro persi negli Usa e mai più recuperati. Per questo Trump intende rinegoziare il trattato ed aspettare l’approvazione del Ceta (trattato di liberalizzazione commerciale tra Europa-Canada) che gli darà un quadro più chiaro su cosa ottenere attraverso il Canada anche dall’Europa.
Infatti l’Europa concederà al Canada e alle sue imprese con il Ceta condizioni di favore per l’accesso al nostro mercato comune. Ma in Canada hanno la sedi sussidiarie oltre 40 mila grandi imprese americane che potranno beneficiare di accordi commerciali diretti in Europa anche senza che noi concordiamo con gli Usa un trattato di liberalizzazione commerciale apposito come il Ttip.
Trump, come Obama, non considera un dogma utilizzare i dazi per proteggere il mercato interno da beni con prezzi concorrenziali.
Anche la Cina innalza dazi “a sorpresa” quasi quotidianamente, come testimonia la lista di infrazioni che le vengono contestate in sede Wto ogni anno, nonostante si sia presentata al Forum economico di Davos come il nuovo testimonial del liberismo.
Gli Stati Uniti di Obama, inoltre, nel corso del negoziato Ttip con l’Europa, non avevano mai consentito a rinunciare a tutte le barriere non tariffarie che hanno eretto negli anni, soprattutto per bloccare alle frontiere buona parte dei prodotti alimentari italiani, chiedendo al contrario all’Europa di farlo sin dall’entrata in vigore del trattato. Nessuna delle economie emergenti, che ancora tengono nonostante la crisi, hanno mai consentito al livello di azzeramento che vige in Europa, la più rispettosa dei livelli pur approvati da tutti nell’Organizzazione mondiale del commercio.
Il problema più urgente che ha l’Europa in questo momento rispetto a Trump non è lanciare anatemi o lanciarsi in definizioni, ma, pragmaticamente, è prendere le misure. Deve cominciarlo a fare con il Ceta, proprio per il pericolo che il Canada venga usato come Cavallo di Troia verso il nostro mercato.
Il Parlamento Europeo voterà il 15 febbraio prossimo a Strasburgo l’entrata in vigore del trattato, invitando il presidente canadese Justin Trudeau a godersi quello spettacolo.