PILLOLE DI DIRITTO COSTITUZIONALE
Il Presidente della Repubblica: la carica più alta e importante dello Stato. Ma come si decide chi deve ricoprirla?
Articolo precedente: “Parlamento VS Governo” pubblicato il 27.03.2021
Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato, ovvero la carica più alta tra tutte le istituzioni. Egli ha il compito di stabilizzare la forma di governo partecipando con poteri chiave da esercitare nei momenti delicati dell’assetto istituzionale. Per questo motivo, riprendendo una definizione di Giuliano Amato, si può dire che i poteri del Presidente sono “a fisarmonica” poiché si espandono nei momenti di crisi e si restringono nei momenti di stabilità.
Secondo l’art.83 della Costituzione, il Presidente della Repubblica è eletto indirettamente dalla cittadinanza attraverso i propri rappresentanti che si riuniscono a palazzo Montecitorio in seduta comune. Per l’elezione, quindi, partecipano tutti i senatori e i deputati e anche tre delegati per ogni Regione (uno per la Valle d’Aosta). Visto che si vuole che il Capo dello Stato rappresenti tutta l’Italia, e non solamente la maggioranza politica presente in Parlamento al momento delle elezioni, viene eletto a scrutinio segreto e si richiede una maggioranza qualificata dei 2/3 nelle prime due consultazioni e una assoluta solo a partire dal terzo. C’è da dire, però, che raramente i Presidenti vengono eletti nelle prime due sedute. Solo Enrico de Nicola (1946), Francesco Cossiga (1985) e Carlo Azelio Ciampi (1999) sono stati eletti al primo colpo, mentre per tutti gli altri si è andati ad oltranza (l’elezione di Giovanni Leone, che fu la più travagliata, richiese 23 scrutini).
Non ci sono delle vere e proprie candidature. Ogni gruppo parlamentare avanza delle proposte, certo, ma non sono dei “candidati” come si intende con questo termine. Può essere eletto Presidente ogni cittadino che abbia compiuto cinquant’anni d’età e goda dei diritti civili e politici. Non deve essere stato per forza un parlamentare o un uomo delle istituzioni: anche il macellaio che ha il negozio nel paesino più sperduto della Valle Imagna, se dovesse essere votato, diventerebbe Presidente.
Ma alla fin dei conti, ci possono raccontare fino alla noia la storiella che i Capi di Stato sono imparziali e super partes, ma finché vedremo dei Presidenti che in passato sono stati dirigenti del Partito Comunista ed esponenti della DC e poi della Margherita, sinceramente, siamo autorizzati a non crederci. L’ultimo Capo di Stato realmente imparziale e super partes che abbiamo avuto è stato, con tutte le eccezioni del caso, Umberto II di Savoia.
Il Presidente rimane in carica per sette anni, poiché il suo operato deve essere trasversale e indipendente dalla durata delle altre istituzioni. È rieleggibile, ma l’unico Presidente rieletto è stato Giorgio Napolitano nel 2013. Il motivo della sua riconferma fu semplice: il 2013 è stato, per l’Italia, uno degli anni più difficili dal punto di vista della stabilità istituzionale. Il Paese era chiaramente in crisi a causa dell’inasprirsi dei rapporti con l’Unione Europea e la crisi dei debiti sovrani causata dall’eccessivo debito prodotto in seguito al disastro economico del 2008. Come se non bastasse, nello stesso anno fu accusato l’ex Presidente del Consiglio Berlusconi – espulso dal Senato e condannato prima agli arresti domiciliari e poi ai servizi sociali – e si ebbero le elezioni di una delle legislature più instabili ed incerte della storia repubblicana (seconda solamente a quella attuale). Napolitano, quindi, fu nominato nuovamente e, non appena le acque si calmarono, nel 2015 rassegnò le dimissioni.
Alessandro Frosio