La civetteria non è altro che il bisogno di rassicurazioni sul proprio fascino, c’è poi il gusto della conquista fine a sé stessa, consumata più per civetteria che per reale desiderio d’evasione. Del resto la provocazione, la seduttività e quindi la civetteria sono atteggiamenti tipicamente femminili: guai se mancassero.
In effetti, la donna incapace di civettare in modo più o meno velato, la donna che evita sempre di richiamare l’attenzione maschile, quella rigida e tutta d’un pezzo, manca indubbiamente di qualcosa. È senz’altro poco in armonia con se stessa, o meglio con la parte femminile di sé che non è ciò che le ha assegnato il sesso biologico, bensì quella parte che caratterialmente distingue gli uomini dalle donne. Come dire insomma che una donna poco femminile può anche avere un corpo attraente, ma risultare niente affatto seduttiva.
Al contrario, la donna che vive bene la femminilità, può non possedere forme scultoree o misure da fotomodella, eppure risultare affascinante, sensuale, desiderabile. Ebbene, niente di meglio dell’estate per mettersi in mostra per civettare e sedurre. Non è detto poi che la seduzione, una volta raggiunto lo scopo, allorché risulti chiaro che la preda, ovvero il maschio, sia stata stregata debba essere portata a termine. Molte donne infatti, magari già sentimentalmente impegnate e soddisfatte, provano un sottile ma acuto appagamento e un euforizzante senso di trionfo nella certezza d’aver colpito nel cuore l’uomo preso di mira. Non importa poi concludere la storia sotto le lenzuola o sulla spiaggia sotto un cielo stellato; le conclusioni ovvie sono spesso banali. Meglio immaginare quello che avrebbe potuto accadere «se».
E la fantasia è sovente più gratificante della realtà. Immaginare è bello, e non colpevolizza, ciò non toglie che qualcuno, per avere fino in fondo la prova che il proprio fascino funziona, porti a termine la seduzione, per spirito d’avventura o per supplire ad un’insoddisfazione di fondo. Anche questa è una possibilità. Sovente però, dietro la civetteria e insieme al gusto della conquista c’è una componente che sfugge alla comune osservazione. È l’atteggiamento tipico di quelle donne che non sanno mai dire di no. E allora si lasciano corteggiare, o provocano il corteggiamento, e dicono sì anche quando non sono affatto convinte del loro spasimante né hanno la certezza di fare qualcosa che desiderano davvero. Ma dicono sì: un po’ perché la conquista le rassicura e le fa sentire belle, e in gran parte perché hanno la costante necessità d’essere accettate. Il rifiuto le spaventa.
Possiedono quindi una personalità bisognosa di continue conferme: sono generalmente le donne che, anche nella vita di tutti i giorni appaiono timide, piuttosto insicure, sempre concilianti e mai aggressive Comunque quasi tutti necessitano dell’approvazione del prossimo. La differenza è che qualcuno sopporta di deludere gli altri negando qualcosa o negandosi, mentre altri finiscono per essere sopraffatti dalle richieste altrui non sapendo rispondere no.
Sara Carrara