In caso di aumento del livello generale dei tassi d’interesse, Bergamo potrebbe essere la terza provincia più penalizzata in Lombardia nel prezzo da pagare. (a cura di Federico Rossi).
Infatti, secondo l’Osservatorio Confartigianato Lombardia elaborato su dati di Banca d’Italia, per le imprese orobiche un aumento di un quarto di punto percentuale rappresenterebbe un maggior costo aggregato di quasi 700 milioni di euro l’anno.
Circa il doppio ovviamente sarebbe l’onere da sopportare se l’aumento dovesse essere dello 0,50%.
Il dato di Bergamo, singolarmente pari alla media lombarda, viene dopo Milano e Brescia, mentre tutte le altre provincie fanno seguito con Pavia a chiudere: scenario, questo, che conferma l’attuale mappa della concentrazione delle attività produttive in lombardia.
Questa prospettiva, se combinata all’ancora non stabilizzato nuovo rapporto banche-impresa e se non emergano altri eventi nella congiuntura globale che cambino ulteriormente le regole del gioco, rappresenta un evidente punto a sfavore affinché si sviluppi un solido rilancio dai postumi della grande crisi del fine 2008.
Le soluzioni? Ormai si leggono da tutte le parti: internazionalizzazione, innovazione ed aggregazione (economie). Solo attivando queste leve le imprese potranno recuperare marginalità affinché possano essere riassorbiti i maggiori oneri finanziari derivanti da un eventuale rialzo dei tassi di riferimento da parte dell’Autorità Monetaria Centrale.