Prodotti finanziari dai nomi rassicuranti non sempre sono la soluzione migliore per l’investitore.
Ci sono 4 categorie di certificati: a capitale protetto, condizionatamente protetto, non protetto ed a leva.
Le prime due categorie vengono richieste dagli investitori che sono attratti dal termine “protezione”.
I consulenti finanziari non indipendenti, cioè quelli che operano in conflitto d’interesse, non vedono l’ora di accontentarli, magari suggerendo un certificato che distribuisce anche delle cedole per renderli ancora più attraenti (la definizione di “digital” aiuta).
Sono derivati cartolarizzati con rischio emittente che hanno costi iniziali molto elevati inclusi nel prezzo di emissione.
Non a caso vengono venduti prevalentemente sul mercato primario, cioè dove si acquistano i titoli al momento dell’emissione (diversamente, nel mercato secondario vengono scambiati i titoli già sottoscritti).
Costo medio 2022
- Capitale protetto 3,83% (0,74% all’anno)
- Capitale condizionatamente protetto 4,51% (1,29% all’anno)
Nel 2023 ne sono stati venduti per oltre 25 miliardi.
Ovviamente, nel caso li sì debba disinvestire, i costi inclusi nel prezzo d’emissione vengono persi, ragione per la quale si possono sopportare oneri che arrivano persino al 10%.
La scarsa liquidità, gli elevati spread tra prezzo d’acquisto e di vendita, il rischio emittente e prospetti informativi complessi completano un quadro decisamente allarmante.