BREMBATE DI SOPRA – Brembatesi omertosi e chiusi? “Tutt’altro, direi solidali. Omertà è quando non si vuole collaborare con i giudici. Non con… i giornalisti“. L’amministrazione comunale? “Ha avuto un alto profilo“. E i massmedia? “Hanno trasformato le ricerche in un caso mediatico e invadente“.
Brembate Sopra e Avetrana? “Un paragone sciocco. Anzi, non va fatto del tutto. Non bisogna mai giudicare come una collettività o un singolo gestisce il proprio dolore. Bisogna praticare la sospensione del giudizio“.
Gennaro Esposito, non solo è un sociologo (lavora come coordinatore sociale presso l’Azienda sanitaria locale di Bergamo), ma ha anche scritto, tra le sue diverse pubblicazioni, un libro dal titolo eloquente “Il male minore: violenze, maltrattamenti e abusi sull’infanzia” (sociologia, psicologia, ma anche storia ed economia cercano di spiegare come e perchè nascono le violenze sui minori). E’ inoltre genitore e abita proprio a Brembate Sopra dove per anni è stato anche consigliere comunale.
Un interessamento, il suo, sul caso di Yara Gambirasio, non solo professionale, quindi, ma anche da concittadino.
Con lui facciamo il punto su questo storia emblematica.
Partiamo da una delle piste seguite: quella del sequestro a sfondo sessuale.
“Premetto che le mie sono ipotesi di scuola, in quanto solo gli inquirenti hanno tutti gli elementi per formulate appieno ipotesi fondate su indizi concreti. Il sequestro a sfondo sessuale legato al mondo della prostituzione tendo ad escluderlo in quanto tale fenomeno ha per vittime donne, anche minori, di bassa estrazione sociale, con la povertà a fare da sfondo“.
L’altra pista è quella del pedofilo (o più di uno), che conosce la vittima, che va a cercare appositamente ragazzine di quella età…
“Anche in questo caso, gli inquirenti avranno senza dubbio circoscritto almeno nella zona i soggetti già noti per comportamenti a sfondo sessuale nei confronti dei minori, soggetti noti anche alle autorità sanitarie“.
Ma chi sono questi molestatori? Quale il profilo? E’ fondato il “mito” del molestatore sconosciuto alla vittima, il “maniaco da giardino pubblico”?
“No, nel 90% dei casi si tratta di soggetti che hanno a che fare con il mondo della vittima, donna o minore che sia: familiari, conoscenti, educatori, istruttori…”
Tutte figure che lavorano in ambienti frequentati da minori…
“Sì, non è la professione che “fa” il pedofilo, ma è chi ha tendenze pedofile a scegliere professioni che lo porteranno a stretto contatto con i minori“.
Brembate Sopra è realtà ricca, benestante: la gente comune si è sconcertata di questo, abituata com’è a vedere azioni di violenze sui minori in ambienti degradati…
“E’ un errore. La violenza e i maltrattamenti sui minori, anche non a sfondo necessariamente sessuale, travalicano i redditi, le culture, le religioni, le epoche storiche: il padre violento può essere l’abitante della baraccopoli come il ricco borghese“.
Nella sua ricerca “Il male minore” ha focalizzato l’attenzione sui maltrattamenti, le violenze, gli abusi sull’infanzia: quale quadro emerge?
“Il mio è un libro di parte: dalla parte dei bambini, senza alcuna giustificazione di chi li maltratta o li violenta. Il pedofilo o il violento in realtà è consapevole del suo atto e sa di esserlo. Alla base c’è potenza, violenza e desiderio di dominio: di certo ci sono personalità patologiche e perverse, ma è illusorio ricondurre tutto a cause esclusivamente individuali. Nella società contemporanea esiste (come emerge anche dallo studio di altri professionisti citati nel libro) , un complesso sistema di relazioni, di dinamiche sociali e di modelli culturali che permettono e diffondono le pratiche della violenza sui soggetti più deboli. Si svela quindi l’ipocrisia di un modello di società che non vuole vedere né sentire la sofferenza da essa stessa prodotta“.
Giuseppe Purcaro