BREMBATE SOPRA
– Se c’è, in questa brutta storia di violenza, un elemento educativo è proprio la grande forza d’animo della famiglia Gambirasio e la sua cultura della non violenza verbale, del dolore non ostentato, del non odio e del rispetto.
Un insegnamento a quanti invece, massmedia in prima fila, cavalcano l’onda e non si rendono conto della forza distruttiva di certa televisione su un pubblico spesso morboso e per nulla attento, Viviamo in uno stato di diritto e siamo certi che la giustizia penale farà il suo corso. (G.Pur.).
Dopo il calo di interesse a seguito dell’invito del sindaco a lasciare il paese per far vivere il dolore senza clamori, c’è stato chi, nei giorni scorsi, aveva chiesto alla stampa di tornare sul campo, a rioccuparsi del caso. A non far cadere l’attenzione.
Il ritrovamento del cadavere ha spinto quindi le tv a interessarsi di nuovo di Brembate Sopra, riportandolo agli onori della cronaca, e le dirette “live” hanno iniziato a rifar capolino sulle emittenti nazionali.
SPESSO I MASSMEDIA ANNAFFIANO I SEMI NEGATIVI DI RABBIA, ODIO E VIOLENZA.
Toni martellanti, ansiogeni, dove la doverosa cronaca cede il passo allo spettacolo del dolore, dove opinionisti, criminologi, psicologi, psichiatri, esternano sentenze, affastellano opinioni, ipotesi, supposizioni, se non addirittura soluzioni senza aver calpestato il terreno gelido intorno ai rovi dove è stato ritrovato il cadavere, come chi il “mestieraccio” di cronista lo fa da una vita. E tutti protesi a cavalcare l’audience in vista del corteo di domani sera e più ancora dei funerali, magari in diretta tv.
C’è chi chiede al sindaco di proporre un altro invito, questa volta ancor più opportuno del primo, ai massmedia di raccontare sì ma con garbo e moderazione, l’epilogo di questa triste corsa contro il tempo, ma senza fare del paese lo sfondo di una mega spettacolo del dolore.
“Non ce l’avevo con l’informazione, ma solo con certi giornalisti”, aveva detto due settimane fa il sindaco, motivando la sua ordinanza che vietava riprese fuori dal centro sportivo. Sì alla rigorosa cronaca, e no allo show dal vivo dove tutto diventa iperbole, dove l’omicidio di una 13enne diventa un pretesto per usare quelle “armi di distrazione di massa” che innaffiano solo i semi negativi presenti in tutti noi.
IL PARROCO INVITA A GUARDARE IN FACCIA IL MALE
Per fortuna c’è stata la famiglia a dare una indicazione di rotta, per fortuna c’è stata anche una Chiesa locale che ha avuto nel suo parroco, don Corinno Scotti, forte del suo passato da missionario nel sud America, un uomo di preghiera e di Compassione. Oggi alla Messa ha invitato i fedeli a guardare in faccio all’orco. Il male non va evitato, ma evidenziato per capirlo e superarlo. Perché, nonostante tutto, è il bene che vince. Il male c’è, non c’è bisogno che qualcuno ce lo ricordi di continuo. Abbiamo bisogno di chi invece ci aiuti a vincerlo e a trasformarlo. La giustizia penale farà poi il suo corso. Siamo uno Stato di diritto, fino a prova contraria.
Il caso di Yara deve insegnare che la paura non deve mai prevalere e che una comunità non può essere privata per colpa di qualche uomo malato e vittima della sua ferocia, del diritto di vivere in serenità.
Giuseppe Purcaro