Provo stranamente qualche difficoltà a scrivere di Casa Virginia (ristorante, cantina, location per eventi) e del suo patron Antonio Lecchi (con la sorella Patrizia e la moglie Floriana forma un trio d’eccellenza nell’accogliere e accontentare i buongustai che amano il buono e anche il bello). Sì, perché a Casa Virginia (il nome è dedicato al ricordo di mamma Lecchi Curnis), sulle prime alture del Parco dei Colli, a pochissimi chilometri dal centro di Bergamo, siete catapultati in un ovattato mondo fatto di cose buone e belle. La mia difficoltà nasce solo dal fatto che per descrivere tutto quello che ho visto e assaporato ci vorrebbero pagine e pagine.
Riassumere quattro ore di visita e degustazioni non è facile, perché – se non lo conoscete, ve lo dico io – Antonio è un pozzo di scienza e non ha smesso un attimo di parlare, senza stancare, facendo esplodere tutto l’amore che ha sempre avuto per il mondo della ristorazione, dell’enologia e dell’estetica. Amore che si vede in ogni angolo della struttura, che ha cominciato a funzionare a fine ottobre, dopo che la famiglia Lecchi ha lasciato la gestione trentennale dello storico ristorante “Al Rustico-Villa Patrizia” di Sorisole per concentrarsi su questa polivalente Casa Virginia a Bruntino di Villa d’Almè (Bg).
Antonio Lecchi, classe 1962, bergamasco doc, si definisce “cuoco-contadino” ma è anche “enologo autodidatta”. Cuoco lo è da appena finita la terza media, quando – invece di andare in vacanza – entrò per la prima volta, come aiuto, nella cucina di un ristorante. Diplomato all’Alberghiero di San Pellegrino, l’esperienza più lunga è stata al Papillon di Torre Boldone (Bg) prima di arrivare al Rustico-Villa Patrizia di Sorisole (dal 1988 sino all’ottobre 2018). Nel frattempo, anno 2002, aveva adocchiata una vecchia cascina solitaria in una valletta, soleggiata da est a ovest, un palmo sopra la pianura (altezza tra i 303 e i 454 metri sul livello del mare), quel tanto che basta per avere sottosuolo e clima ideali per piantare filari di viti, la sua altra grande passione. Così fu, ma insieme alla cantina nacquero sale da ristorante, dehors, pergolati, terrazzi, parcheggi. Il tutto in perfetta armonia con il bucolico ambiente circostante.
Adesso devo stringere. Ristorante: funziona regolarmente, mezzogiorno e sera, chiuso il lunedì e martedì. La cucina è definita “tradizionale e innovativa al tempo stesso”. Il principio fondamentale è l’uso di materie prime le più genuine possibili e del territorio. Per questo Antonio (oltre a un orto tutto suo) ha fornitori di fiducia che lavorano carni suine e bovine, farine, formaggi e tutto il resto come vuole lui. Sulla tavola arrivano carni e salumi di alta classe, stagionati il giusto, dal gusto che accontenta un palato maniacale. Quanto ai piatti in menù, rimando al sito (www.tenutacasavirginia.it) che parla molto chiaro e dà abbondanti garanzie di tradizione, di novità, di bontà, di giusto prezzo. Casa Virginia fa parte di “InGruppo”, che riunisce i migliori ristoranti della Bergamasca.
Passando ai vini qui prodotti, la notizia è che dalla vendemmia 2018 Tenuta Virginia raddoppia gli ettari di vigneto e quindi la produzione: da 10 mila si passa a 20 mila bottiglie, grazie alla entrata in produzione di due nuovi ettari di vigneto in Comune di Ambivere, altra zona collinare sulla cui sommità è il santuario della Madonna del Castello. Qui sono in produzione Merlot, Cabernet Sauvignon, Pinot Grigio e Chardonnay, vitigni già presenti anche a Casa Virginia, dove però, a completare l’offerta, si aggiungono i pregiati Manzoni bianco 6013, lo Shiraz, il Cabernet Franc, vitigni che qui hanno trovato, nella Marna di Bruntino, un terreno ideale. La sperimentazione di Antonio Lecchi ha permesso di ottenere dalla Regione Lombardia l’autorizzazione alla coltivazione di Shiraz in terra bergamasca a partire dalla vendemmia 2011. Oltre allo Shiraz in purezza, le etichette sono sei: tre vini bianchi (Chardonnay e Manzoni Bianco in purezza, oltre al blend Chardonnay-Pinot grigio), tre rossi da Merlot e Cabernet (comunemente “taglio bordolese” ma che Antonio chiama “da uve bituriche”, quelle piantate dai Romani e citate da Plinio il Vecchio). Ogni anno, in base alla qualità delle uve, si decide la durata dell’affinamento in botticelle, con la massima espressione (nelle migliori annate soltanto) nel “Violino”, una “essenza” dedicata a papà Lino. Per acquistare le pregiate bottiglie vi è una certa attesa-prenotazione e anche quando Antonio cede alle richieste raccomanda di non aprirle subito: più aspettano più il vino guadagnerà in emozioni.
Gli eventi. Di questo si occupa la signora Floriana, che pensa a tutto, un aiuto importante per giovani sposi come per attempate “nozze d’oro” o feste di ogni tipo. Ad ogni evento viene riservato l’intero complesso con tutte le ampie scelte di addobbi e di movimenti all’interno e all’esterno della vasta struttura.
Roberto Vitali
NELLA FOTO, PATRIZIA, ANTONIO E FLORIANA.