C’è la festa nerazzurra in centro, il dolce lasciatoci in bocca dalla salvezza conquistata d’anticipo, la coreografia splendida di domenica al Comunale, il Percassi commosso che, si capisce, vuol portarci in Europa. Tutto di traverso in un sol boccone.
La giustizia sportiva, c’eravamo dimenticati. Non si ferma, arriva piano ma colpisce duro. Rinvia a giudizio con quel termine informale, deferimento. Ma quella è la realtà.
Per l’Atalanta tornano a galla i dispiaceri. Legati all’eroe decaduto, quel Doni che domenica la Curva Nord s’è ben guardata dall’osannare a fianco dei sette capitani che hanno fatto la storia della Dea.
Ecco, proprio lui. Lui che ha segnato tanto, tantissimo. Lui che ci ha fatto sognare. Lui che senza non si poteva stare. Lui che di fronte alle forze dell’ordine si narra abbia tentato la fuga, salvo poi giustificarsi. Pensava ci fossero dei ladri. Ora il Doni rischia di essere radiato per sempre. E vabbè, gli amori finiscono. Ma si porta dietro l’Atalanta per un’altra stagione. Anche nel 2012/13 è quasi certa una penalizzazione, da 4 a 7 punti. Le probabilità maggiori sono per un replay di quest’anno: sei.
Ma non c’è solo l’Atalanta a prendersi in testa la bilancia della Giustizia. Il povero Albinoleffe, già matematicamente retrocesso, rischia di partire con una scomoda ipoteca in Lega Pro. Dei 61 giocatori deferiti dal procuratore Palazzi infatti ben 17 giocano o hanno giocato nella Celeste. Di più: 13 di loro avrebbero commesso illeciti proprio durante la militanza seriana. Automatico il coinvolgimento della società per responsabilità oggettiva, nonostante sia tutto da dimostrare. Tra i nomi più rilevanti Filippo Carobbio e Carlo Gervasoni, testimoni chiave a Cremona per tutta questa vicenda legata al Calcioscommesse.