BERGAMO – Il metalmeccanico riprende a lavorare. E i dipendenti coinvolti negli ammortizzatori sociali segnano un timido calo: 8.218 a metà dicembre, 6.848 a metà febbraio. Cosi come sono in calo anche le aziende in cassa ordinaria (79 contro 56), in cassa straordinaria (60 contro 48) e che hanno fatto ricorso alla mobilità (30 contro 6).
Questi i dati forniti dal segretario provinciale della Fiom, Eugenio Borella, che ora rilancia per proporre all’attenzione della politica, delle istituzioni e sopratutto delle associazioni di categoria una nuova sfida sociale: ricollocare i lavoratori rimasti a spasso. Individuando due percorsi: “uno a beneficio di quei lavoratori che hanno ottime professionalità che non devono andare perse – spiega Borella. E un altro a beneficio di quegli ex lavoratori che, vuoi per l’età (over 50) vuoi per una scarsa specializzazione, difficilmente riusciranno da soli a ricollocarsi. In che modo? Chiedendo alle imprese di riscoprire il loro ruolo sociale e alle istituzioni di predisporre precisi programmi di reimpiego che non disperdano tuttavia risorse in corsi professionali senza sbocco. E nella nostra provincia, le opportunità di reimpiego ci sono: i posti di lavoro non vanno assolutamente persi“.
CRISI FINITA? SI, NO, FORSE
Crisi finita? “Presto per dirlo: pare che le imprese stiano investendo di più, che ci siano maggiori ordinativi. C’è un ricorso alle assunzioni temporaneo e in somministrazione. Ci sono aziende come Tenaris e Mazzucconi che hanno fatto poco ricorso alle casse, segno che c’è lavoro. Anche le piccole imprese metal meccani che lavorano, prova che hanno ripreso gli ordinativi. Rispetto a dicembre ad esempio, abbiamo 800 lavoratori in meno in cassa ordinaria. Circa 200 meno in deroga. Va tenuta la massima attenzione sul rinnovo delle modalità di erogazione della cassa in deroga, in scadenza. La vera sfida, lo ribadiamo, resta tuttavia la ricollocazione del personale fuoriuscito. E anche una questione sociale”.
Una richiesta che è stata rilanciata al recente incontro di Imprese & Territorio dove però non ha trovato grande accoglienza. Anche perché i rappresentanti delle piccole e medie imprese che siedono al tavolo di Imprese & Territorio non vogliono sentir parlare solo di lavoratori dipendenti: “E’ una vecchia logica quella di vedere il lavoro solo come dipendente: in bergamasca ci sono ogni anno 7.000 nuovi lavoratori tra partite Iva e lavoro autonomo e gli eventuali piani di riqualifica vanno indirizzati anche verso chi vuole intraprendere il lavoro d’impresa come era peraltro previsto dalle doti lavoro”, ha ricordato Giuseppe Vavassori, di Cna e vicepresidente della camera di commercio.
In realtà solo una minima parte di chi ha usufruito della dote lavoro regionale e provinciale ha scelto la strada del lavoro autonomo anche perché il contributo previsto era solo di 1.500 euro e quindi del tutto risibile.
Giuseppe Purcaro