Della vicenda riguardante l’autostrada Bergamo-Treviglio se ne è discusso molto negli anni per chi, come Legambiente, non vede di buon occhio il progetto, l’idea di un collegamento fra le due città non servirebbe a risolvere i problemi del traffico oltre a non avere la forza economica per “stare in piedi da sola”.
«Posto che politicamente pochi abbiano voglia di togliere all’automobilista medio la bella illusione che più strade si costruiscono e più il traffico scorre libero e felice rimane lo scandalo dei finanziamenti pubblici agli investitori privati – si legge nella nota di Legambiente – Un’opera che doveva essere realizzata con un project financing, diventa un’opera finanziata per più del 30% da contributi regionali, che tradotto vuol dire che Regione Lombardia vuole utilizzare soldi pubblici per coprire il rischio d’impresa dei privati che vorrebbero realizzare l’opera. Rischio d’impresa che non è coperto dagli incassi previsti dal pedaggio. Si perché i flussi di traffico previsti su un collegamento autostradale tra Bergamo, anzi Dalmine, e Treviglio non sarebbero sufficienti a garantire incassi tariffari sufficienti ad ammortizzare il costo dell’opera, a meno di non applicare pedaggi esorbitanti. Ecco allora che Regione Lombardia delibera, l’8 novembre scorso, un ulteriore finanziamento, portando a 146,4 milioni di euro il contributo pubblico alla realizzazione di un’opera i cui costi stimati sono, per ora, di 470 milioni di euro».
Per Legambiente il vero scandalo, però, non sarebbe solo «il finanziamento pubblico ad un’autostrada di dubbia utilità», ma riguarderebbe più in generale «lo scherzo della transizione ecologica».
«Lo scorso settembre il Ministro Giovannini ha trasmesso al Parlamento la relazione della Commissione di studio sul Trasporto pubblico locale, Commissione che è stata istituita con il compito di analizzare il funzionamento del settore, metterne in luce criticità e inefficienze e infine definire prospettive e linee d’intervento per un miglioramento che vada nella direzione degli obiettivi previsti dal PNRR – ha proseguito Legambiente – Quella che può sembrare una relazione molto tecnica, di settore, in realtà contiene spunti molto interessanti in tema di mobilità. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che, come è noto, dedica il 40% degli investimenti previsti agli obiettivi di transizione ecologica, pone l’obiettivo dello spostamento di almeno il 10% del traffico dalle auto private al trasporto pubblico, con lo scopo di una riduzione dell’inquinamento ambientale. Il rapporto della Commissione sottolinea come l’utilizzo dell’auto privata sul totale dei viaggi in Italia è di oltre il 60%, mentre l’utilizzo di sistemi pubblici di trasporto è solo del 10% circa, con le conseguenze che tutti viviamo in termini di congestione, inquinamento, sicurezza e ricadute sulla salute pubblica».
Sull’argomento la Commissione aveva sostenuto che «il trasporto (privato) in sé è responsabile di una parte significativa delle emissioni e che il trasporto pubblico ha le potenzialità di razionalizzare tale forma di “consumo” dell’ambiente e di ridurre in modo significativo l’impatto ambientale».
Sul tema del trasporto pubblico, inoltre, lo scorso ottobre l’Agenzia per il Trasporto Pubblico Locale di Bergamo ha indirizzato una lettera al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, a Regione Lombardia e a tutte le istituzioni locali, per sottolineare la necessità imprescindibile di una maggiore quantità di risorse da dedicare al trasporto pubblico locale, risorse attualmente insufficienti. Una richiesta che seguiva le già tante segnalazioni di inefficienza raccolte dagli utenti, in particolare studenti, che ogni giorno affrontano una vera e propria odissea.
L’Agenzia bergamasca ha chiesto alle istituzioni di incrementare le risorse destinate ogni anno al TPL di almeno 5 milioni di euro, per scongiurare il tracollo del trasporto pubblico locale, già al limite prima della pandemia (2015-2019). L’erosione delle risorse destinate al TPL, la forte crisi legata alla pandemia, che ha visto calare drasticamente gli utenti, delineano uno scenario molto critico.
«Paradossalmente, tale scenario rischia di essere reso ancora più critico dagli ingenti investimenti pubblici destinate ad opere di sicuro interesse per il trasporto pubblico, come l’E-BRT e la nuova linea tramviaria T2, investimenti che non sono accompagnati dalle risorse necessarie all’erogazione ordinaria dei servizi di trasporto che a tali infrastrutture dovranno appoggiarsi – ha concluso Legambiente – In sintesi, Regione Lombardia è disposta a finanziare più di 146 milioni di euro per la realizzazione di un’autostrada, incentivando il trasporto su auto privata mentre gli obiettivi del Pnrr suggeriscono esattamente il contrario, e alla richiesta dell’Agenzia del TPL di aumentare di 5 milioni di euro i finanziamenti al trasporto pubblico locale risponde che “tocca allo Stato”. Ai cittadini non vien da chiedersi: è uno scherzo?».