E’ stato accolto senza apparenti reazioni l’annuncio che il nuovo ospedale potrà essere inaugurato solo nella primavera del prossimo anno, ennesimo rinvio dopo che era stato garantito un trasloco già nell’autunno del 2010. Le uniche, timide, prese di posizione sono venute dal Pd di Palazzo Frizzoni. Quasi più per riflesso condizionato che per convinzione. Dalla maggioranza silenzio totale. Niente nemmeno dai sindacati. Come se lo slittamento fosse una cosa scontata. Del resto, l’ha detto a chiare lettere anche il nuovo direttore generale Carlo Nicora: “Non mi faccio certo spaventare da un rinvio”. Giusto, meglio aspettare qualche mese se l’obiettivo è avere a disposizione una struttura a prova di bomba da tutti i punti di vista. Oggi, con le infiltrazioni che incredibilmente sono affiorate, così non è. Aspettiamo, allora, nella speranza di poter davvero varcare la soglia del Beato Papa Giovanni XXIII tra un anno.
Certo è che ci stiamo un po’ troppo abituando a notizie di mancato rispetto dei tempi di realizzazione di opere pubbliche. Prendiamo due casi, molto diversi tra loro, che riguardano interventi attesi dalla città.
La ristrutturazione della stazione ferroviaria, per esempio. Una delle porte di ingresso a Bergamo, attualmente ridotta in condizioni pietose. Non si contano gli annunci, si sprecano le promesse di un restyling destinato a cambiare volto ad un luogo frequentato ogni giorno da migliaia di persone. Era ancora sindaco Roberto Bruni quando sembrava imminente l’apertura del cantiere. Sono passati altri due anni e siamo ancora qui in attesa, dopo che la gara d’appalto è stata annullata e poi rabberciata in qualche modo, di vedere i primi muratori in azione. L’assessore Ceci ha promesso in tv che ormai è questione di settimane. Staremo a vedere.
E che dire dell’Accademia Carrara, uno dei gioielli della nostra città? I lavori di ristrutturazione sono in pesante ritardo. Qualcuno in Comune si gloria del fatto che, nel mentre, le opere della Pinacoteca vengono esposte in mostre temporanee al di qua e al di là dell’Atlantico. E’ tutta pubblicità, sia chiaro. Peccato che Bergamo se ne gioverebbe di più se quei quadri potesse mostrarli nella sede più adeguata, a casa loro. Una visita alla Carrara è una occasione per conoscere la città. Vederla trasformata in un cantiere infinito fa male al cuore (oltre che al portafoglio di chi cerca affannosamente di attirare turisti). Le ultime notizie che arrivano dal Palazzo indicano la fine dei lavori di ristrutturazione per il prossimo anno. Basta fare una visita superficiale in via S. Tomaso per ritenere opportuna una corsa alla prima chiesa disponibile per accendere un cero alla Madonna.
Come per l’ospedale e per la stazione, credere alle promesse è giusto, diffidare è doveroso. Teniamo alta l’attenzione, respingiamo il fatalismo. Il ritardo non è obbligatorio. E’ anche da questi particolari, direbbe il cantautore, che si giudica l’efficienza di una città.
Cesare Zapperi