Nel 2003, quando ci eravamo opposti alla fusione con Comindustria, tutto si muoveva intorno alla Popolare di Bergamo: ora la città non ha più una propria banca e pochi sembrano essersene accorti. Nel 2009 entrava in Diocesi Mons. Beschi che segnava l’inizio della parabola discendente della Compagnia delle Opere: ora, nonostante la nomina del nuovo direttore del L’Eco, Giorgio Gandola, tutti cercano ancora l’amicizia di personaggi che saranno presto ridimensionati dagli stessi vertici nazionali di CL, spaventati dagli intrecci bergamaschi tra religione ed affari. Il 2011 ha segnato l’inizio della fine dell’era di Berlusconi e di Bossi. Anche in questo caso Bergamo non potrà non cambiare. Chi comanda non è entusiasta di perdere potere e chi è stato abituato ad obbedire è poco abituato a pensare e fatica ad accorgersene. Ma l’ingessatissima Bergamo, nonostante tutto, cambierà e il nostro giornale deve aiutarci ad acquisire consapevolezza. Quest’ultima è quella che ci aiuta a conoscere la realtà in cui viviamo e, conseguentemente, a migliorarla e ad amarla.