Il destino di Bergamo è ormai legato all’aeroporto Caravaggio ed a deciderne il futuro potrebbe essere un certo Vito Gamberale. Meglio così in quanto la CCIAA è impegnata a distribuire denaro, spesso attraverso i finanziamenti a pioggia, preoccupandosi degli interessi dei suoi “Soci”, le associazioni di categoria. Sino a pochi mesi fa la Sacbo, il cui socio di maggioranza è la milanese Sea con il 30,9% (altri enti locali hanno circa il 40% e sono riuniti in un patto di sindacato), erano in corsa per rilevare le attività degli Aeroporti del Garda (gestita da Comune, Provincia e cciaa di Verona), tra i quali spicca lo scalo di Verona (passeggeri) e di Montichiari Brescia (cargo). Sacbo, impegnata ad acquistare aree per parcheggi, ha valutato quasi a zero la società scaliger; al contrario la Save, che gestisce il Marco Polo di Venezia, ha offerto 25 milioni per il 35% degli Aeroporti del Garda. Se pensiamo che il bilancio della nostra CCIAA è di circa 12-15 milioni, Bergamo avrebbe potuto acquistare il controllo degli aeroporti di Verona e Brescia in due anni ed invece abbiamo finanziato iniziative tipo il matching … peccato! Se l’operazione Save andasse in porto l’asse Venezia – Verona – Brescia sarà un temibile concorrente per l’aeroporto bergamasco che finirà per essere schiacciato tra questa nuova realtà e quella milanese della Sea (comune di Milano con il 56% ed F2i con il 44%). Ed allora speriamo che a salvare Bergamo intervenga Vito Gamberale, con la sua F2i, che potrebbe aumentare il suo peso in Sacbo creando una alleanza naturale con Sea e con Torino, gestita dalla Sagat, controllata anch’essa al 50,8% dalla F2i di Gamberale.
A parte queste strategie economiche, peraltro estremamente importanti per le tasche dei bergamaschi in un periodo di disoccupazione crescente, ci chiediamo se i nostri concittadini conoscono queste situazioni, se se ne preoccupano e se vengono correttamente informati.
Noi dubitiamo e riteniamo che la lezione della gestione faziosa degli ultimi anni non sia stata ancora assimilata. Ancora oggi non tutti sanno e pochissimi riconoscono pubblicamente che un paio di persone al massimo hanno gestito la città, la provincia e le loro istituzioni per un periodo interminabile compreso tra il 1999 ed il 2011.
A chi leggendo questo articolo penserà che è folle destinare due anni di entrate camerali solo per difendere il proprio sistema aeroportuale noi diciamo che ne investiremmo altri tre per una metropolitana leggera che colleghi lo scalo bergamasco con la stazione centrale di Milano (treni ad alta velocità) e Piazza Vecchia, puntando a far diventare il turismo la principale nuova vera risorsa economica della provincia bergamasca.
Nato a Castelguidone (CH) il 3 agosto del 1944,Vito Gamberale è Amministratore Delegato di F2i – Fondi italiani per le infrastrutture – Fondo istituzionale e privato tra i più importanti del mondo, dedicato ad investimenti nelle infrastrutture in un unico Paese.
Gamberale ha conseguito il titolo di Ingegnere presso l’Università di Roma La Sapienza, dove, nel 1968, si laurea presso la Facoltà di Ingegneria Meccanica.
All’interno della stessa Università, è in seguito assistente alla cattedra di Impianti Meccanici.
Nella sua attività lavorativa ha fatto, essenzialmente, quattro cose:
1 – Negli anni ’80 ha privatizzato le Società del Gruppo ENI diverse dal Core Business della Holding.
2 – Negli anni ’90 ha lanciato la telefonia mobile in Italia, facendo di TIM il leader mondiale del settore e il benchmark assoluto.
3 – Agli inizi degli anni 2000 ha trasformato Autostrade per l’Italia, dopo la privatizzazione, in una vera multinazionale.
4 – Successivamente ha realizzato il primo Fondo privato (privato, ma istituzionale) nelle infrastrutture italiane, raccogliendo ed investendo in 4 anni oltre 1.800 milioni di euro.
Più in dettaglio:
Nello stesso anno della laurea, lavora per una partecipata del Gruppo ENI (l’Anic- Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili). L’esperienza si conclude l’anno successivo, perché chiamato dall’IMI (Istituto Mobiliare Italiano, Ente pubblico nato poco dopo la crisi del ’29 per il rilancio dell’economia nazionale attraverso il finanziamento, nel medio e lungo periodo, dell’industria), in qualità di analista industriale.
All’IMI, Gamberale è impegnato nella valutazione di imprese industriali, prevalentemente del settore tessile, siderurgico e meccanico. Inizia in questa fase a conoscere profondamente il tessuto industriale e produttivo del Paese.
Nel 1977 mette a frutto tale capillare conoscenza passando alla Gepi (Società per le Gestioni e Partecipazioni Statali), partecipata dall’IMI al 50 per cento, dove è, per sette anni, Responsabile per le acquisizioni e le privatizzazioni.
Dal 1984 al 1991, Vito Gamberale torna in ENI e ricopre i ruoli di Presidente ed Amministratore Delegato di alcune società del Gruppo nelle quali affronta e realizza la privatizzazione sia del settore tessile dell’ENI, che degli altri comparti “no core”.
Negli anni Novanta, contribuisce al vertiginoso sviluppo della telefonia mobile in Italia. Nel periodo compreso tra il 1991 e il 1998 è infatti dapprima Amministratore Delegato della Sip (Società per l’esercizio telefonico), Direttore Generale della Telecom Italia e poi Amministratore Delegato della Tim (Telecom Italia Mobile), società che nel 1995 ha contribuito a costituire. Questi i numeri di quel periodo: crescita dei clienti mobili da 300.000 a 16 milioni; crescita del fatturato da 2.850 a 12.000 miliardi di lire; crescita dell’utile netto da 350 a 2.534 miliardi, crescita della capitalizzazione di Borsa da 10.784 a 86.930 miliardi. La scelta più coraggiosa e lungimirante, alla base della crescita travolgente del mercato, è quella fatta da Gamberale alla fine del 1991: passare dalle 120 Agenzie della SIP che distribuivano, in monopolio, i prodotti sul territorio, ad una rete di oltre 2500 negozi privati, collegati al sistema informatico della SIP, per attivare on line i nuovi contratti. Il lancio della carta prepagata fece il resto.
Alla fine degli anni Novanta entra a far parte di 21 Investimenti, fondo di private equità della famiglia Benetton, partecipato da Banca Intesa, DeutscheBank e Assicurazioni Generali, in cui ricopre, per circa un anno, l’incarico di Vice Presidente.
Nei primi sei anni del 2000 è alla guida di Autostrade, dove ricopre il ruolo di Amministratore Delegato. Trasforma in multinazionale la Società e, sotto la sua gestione, l’EBITDA del Gruppo passa da 1 a 2 miliardi di euro. Quando gli azionisti annunciano il progetto di fusione con la Società Spagnola Abertis lascia la sua responsabilità, non condividendo il progetto e le finalità dell’operazione.
Nel 2006,il commissario della FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio), Guido Rossi, lo vuole al suo fianco quale vice commissario per il settore “Strategie, Attività e Gestione Generale”, incarico che Gamberale ricopre per un breve periodo.
Successivamente progetta e realizza un Fondo di investimenti nel settore delle infrastrutture – F2i – che viene costituito nel gennaio 2007; a lui viene attribuita la responsabilità di Amministratore Delegato della SGR. Nel Fondo investono primarie Istituzioni finanziarie nazionali ed estere, la Cassa Depositi e Prestiti, primarie Banche, Fondazioni bancarie e Casse previdenziali. Gamberale raccoglie 1.852 milioni di euro destinati a investimenti in svariati ambiti infrastrutturali tra cui: aeroporti, servizi idrici integrati, energie rinnovabili, distribuzione del gas e reti in fibra ottica .
Nello stesso anno della nascita di F2i, il 16 maggio 2007, Vito Gamberale è insignito dall’Università di Roma Tor Vergata della laurea honoris causa in Ingegneria delle telecomunicazioni. La sua lectio magistralis, dal titolo: “Le Telecomunicazioni in Italia: da un passato autorevole ad un presente incerto. Quale futuro?”, analizza lo scenario delle telecomunicazioni in Italia dagli anni Novanta in poi, recuperando il fondamentale ruolo strategico svolto dal Gruppo Telecom Italia nel mondo delle TLC.
Nel 2010contribuisce, assieme a Roland Berger,all’introduzione in Italia del primo esempio di SPAC (Special Purpose Acquisition Company), un particolare veicolo societario, già collaudato all’estero, ma sino ad allora pressoché sconosciuto in Italia. In estrema sintesi, la SPAC prevede una raccolta iniziale, la quotazione in Borsa e l’individuazione di una società non quotata da traghettare in Borsa attraverso fusione societaria.
Nasce così, sul modello della tedesca Germany1 (nella quale era stato rilevante il contributo dello stesso Berger), Italy1 Investment, di cui Vito Gamberale diventa Presidente e che ha permesso la quotazione in Borsa del Gruppo IVS, leader nazionale nel settore della Distribuzione Automatica. Attualmente, Vito Gamberale è Vicepresidente di IVS Group Holding SpA. A tutt’oggi questa è l’unica operazione di questo tipo riuscita in Italia.
È stato Country Advisory per l’Italia di At Kerney e componente dell’Advisory Board di HSBS; tuttora è Country Advisor del Fondo Internazionale Cvc.
Inoltre, è Presidente dell’Associazione Amici della Speranza, onlus nata nel 2003 per sostenere la Struttura Complessa di Ematologia dell’Ospedale San Giovanni di Roma.