DOMENICA VI ANNO C
Dal Vangelo secondo Luca, 6.17.20-25
In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
Commento
Sono due le versioni delle beatitudini: quella più nota di Matteo e questa di Luca, ciascuna con caratteristiche proprie. Luca vuol sottolineare che con la venuta del Regno di Dio portato da Gesù si opera un rovesciamento dei valori mondani: ciò che è comunemente apprezzato è negativo, mentre assurge ad autentico valore ciò che umanamente è considerato come negativo. La povertà, la fame e la sofferenza sono viste come conseguenze di un ordine mondano assurdo, mali da evitare ad ogni costo che rendono infelice l’esistenza. Beati sono coloro che riescono ad evitarli il più possibile oppure a rendersi più o meno indifferenti. Il moltiplicarsi di situazioni assurde, contrassegnate dal trionfo della malvagità umana, induce a credere nell’arbitrarietà del destino ed a cadere nella disperazione. Nelle innumerevoli situazioni senza speranza, Dio interviene per affermare che gli uomini non sono abbandonati a se stessi, ma che tutti, soprattutto i più deboli e perseguitati sono oggetto della sua predilezione. Non vi è ragione di disperare, ogni uomo, soprattutto quando soffre, è nelle mani salde di Dio, che lo protegge e gli assicura una sorte di felicità. Questo è il contenuto gioioso del Vangelo, la buona novella annunciata da Gesù a Nazareth, che promette un cambiamento totale di destino: il debole, il povero, considerati ultimi nella gerarchia dei valori umani, agli occhi di Dio occupano il primo posto. Gesù proclama: “Il Signore mi ha mandato ad annunciare la buona novella ai poveri, a proclamare la liberazione ai prigionieri, la vista ai ciechi, la liberazione agli oppressi” [Luca 4, 18-20]. Quindi la tristezza del loro stato non deve trasformarsi in disperazione, perché ad essi è promessa la libertà, la vista, la liberazione da ogni male. Questo avviene attraverso la condotta misericordiosa di Gesù, che si prende cura dei malati e della conversione dei peccatori con la conseguente abolizione di ogni discriminazione sociale e religiosa. La realizzazione di questo piano di salvezza comporta il suo impegno totale fino al sacrificio della vita, perché i capi religiosi di Israele non sanno accettare le novità di Gesù.
Il comportamento di Gesù implica per noi suoi discepoli almeno due conseguenze.
1.Vivere nello spirito di Gesù, cioè nello spirito delle beatitudini, sintetizzate nel suo abbassamento per curare le infinite piaghe della povertà, fame e sofferenza. Sotto questo aspetto Luca raccomanda la condivisione dell’elemosina: chi ha beni non deve rinchiudersi nel godimento egoistico ignorando i bisogni, come il ricco Epulone oppure il ricco proprietario che amplia i suoi magazzini per poter godere dei suoi beni. Luca ricorda opportunamente la parabola del buon samaritano, come atteggiamento tipico del discepolo. Di conseguenza beati sono coloro che a imitazione di Gesù cercano generosamente di offrire sollievo ad ogni male. Questo è l’aspetto sottolineato dalle beatitudini di Matteo.
2. La seconda riguarda il destino finale dell’uomo. Molti ritengono Dio assente e scelgono irresponsabilmente una vita gaudente e dissipata. Invece egli è direttamente interessato al bene dell’uomo, per cui le nefandezze dei prepotenti e le ingiustizie dei ricchi non rimarranno senza conseguenze. La protezione di Dio per i deboli non si limita a questa vita, dove la liberazione è solo parziale, ma si prolunga nella vita eterna. In questo senso Gesù fa seguire alle tre beatitudini i tre gravi avvertimenti: “Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete”.