Una decina d’anni fa, nel corso del primo comizio bergamasco di Beppe Grillo, il comico genovese invitava i cittadini a partecipare alla vita politica in un modo nuovo. Bisognava ripartire dalla idee e dalla passione della gente e citò, a titolo d’esempio ed all’insaputa di chi la aveva progettata, lo studio di una pista ciclopedonale che sarebbe riuscita ad unire tutti i parchi cittadini consentendo di spostarsi dalla Gamec a Piazza Pontida in mezzo al verde.
Era l’alba della democrazia liquida! … della democrazia partecipativa!
Fu così che il progettista di quella pista ciclabile non esitò a diventare un attivista sperando di poter dare anche lui il suo piccolo contributo.
In quei mesi Bergamo stava perdendo per sempre la sua Banca Popolare di Bergamo e quello stesso cittadino provò a convincere gli altri attivisti ad impegnarsi in una battaglia che potesse riportare la banca a finanziare le piccole imprese del territorio. Tutti concordarono sull’idea ma prevalse la paura di essere fraintesi e, soprattutto, non si capiva come si sarebbe potuto vincere una guerra così importante incontrandosi una volta alla settimana al bar … ma questa incertezza era giustificabile in quanto si era solo all’inizio di una stagione di rinnovamento.
Dopo una decina d’anni, con il M5S al Governo, quello stesso cittadino ci riprova. Dapprima propone che gli attivisti presentino i propri curriculum vitae per candidarsi in modo professionale e trasparente alla gestione della cosa pubblica ma viene subito bloccato; nel mentre a Roma vengono nominati migliaia di consulenti, amministratori e sindaci all’insaputa degli attivisti ma …. “occhio non vede cuore non duole”.
Infine, insieme ad altri attivisti eccezionalmente motivati, propone un progetto di economia partecipativa da sottoporre, attraverso i Portavoce, alla macchina amministrativa dello Stato. Anche in questo caso la proposta viene rigettata anche grazie al contributo dei Portavoce e dei numerosi aspiranti candidati che non vedevano l’ora di diventare dei politici.
Non è facile comprendere le ragioni di questa dinamica. Forse si sono ribaltate le priorità che animano i cittadini. Un tempo chi lavorava era giudicato positivamente. Ora che la politica ha dimostrato di non brillare per integrità sembra che la priorità sia diventata quella di dichiarasi giustizialisti, di prevenire conflitti d’interesse inesistenti, di sospettare di chiunque proponga qualsiasi cosa.
Questo clima di diffidenza ha bloccato l’operatività degli attivisti isolandoli dai vertici del Movimento. Gli attivisti, la vera forza del Movimento, sono diventati in poco tempo un peso da trascinare. Si doveva auto convincersi di essere i più onesti e di poter pretendere qualsiasi diritto senza doverselo guadagnare.
E’ in questo contesto che si consolida l’idea del “Reddito di cittadinanza“. Certamente, se lo avessero chiamato “Lavoro di cittadinanza”, non avrebbe trovato i medesimi consensi e qui la colpa non è dei vertici del Movimento ma dello scarso senso di responsabilità degli italiani.
Il risultato di questo approccio populista ed assistenzialista non potrà che essere la crescita della povertà, l’aumento delle disuguaglianze e, conseguentemente, l’aumento della disonestà.
Ma ora la gente inizia a comprendere che per governare il Paese non basta essere giustizialisti e, soprattutto, per auto accreditarsi come onesti, necessita almeno essersi messi in gioco, avere avuto l’occasione di rubare e non averlo fatto. In tal senso i parlamentari del Movimento, i cosiddetti Portavoce, non hanno potuto dimostrare molto considerato che tutto è nelle mani di Di Maio e Casaleggio e, anche a livello locale, le poche risorse sono state indirizzate ad uno sterile auto compiacimento facendo così galleggiare gli attivisti presenzialisti, cittadini non sempre dotati di grandi capacità.
Ora i cittadini iniziano a capire che è meglio diffidare dai predicatori che si auto proclamano senza peccato. Giustamente, preferiscono chi è fiducioso, positivo e concreto.
Dunque, non c’è da stupirsi se questo ex attivista e tanti altri come lui non votano più il Movimento e sono alla ricerca di un qualsiasi altro partito che sogni qualcosa di nuovo, che sia innovativo ma che sia nel contempo organizzato e motivato per affrontare i problemi del Paese con maggiore concretezza.