Il 1° ottobre 2011, al Teatro Sociale, nell’ambito di Bergamo Scienza, si è tenuta una conferenza sui rapporti che legano matematica e letteratura. Il relatore, il professor Claudio Bartocci dell’università di Genova, ha provato a spiegare e dimostrare, attraverso anche alcuni esempi, il motivo per cui le scienze e le materie umanistiche non sono antitetiche. L’esempio da cui è partito è stato il teatro sede della conferenza, dalla caratteristica forma ellittica a due fuochi: proprio in corrispondenza di uno di essi, il professore diffonde la sua voce che si propaga al meglio all’interno del teatro. Arte e geometria quindi vanno di pari passo. Così matematica e letteratura, pur essendo apparentemente opposte, sono connesse da una vasta gamma di corrispondenze e richiami, perché entrambe hanno origine dalla tensione tra due poli: la libertà apparentemente infinita dell’invenzione e i limiti imposti dai vincoli formali e strutturali. Ad esempio, nei sonetti di Dante Alighieri si possono riscontrare da un lato la forza inventiva del loro autore, dall’altro l’eleganza e il rigore dell’architettura sintattica, intesa come struttura metrica dei componimenti che seguono regole fisse. Viceversa negli scritti di Newton e di Euclide si può notare il rigore dei contenuti, principi fisici e matematici e relative dimostrazioni, espressi peraltro con una forma elegantemente chiara. Un ulteriore esempio di interazione tra matematica e letteratura si ebbe negli anni Sessanta, quando in Francia venne fondato da Queneau l’ Oulipo, un movimento di autori che miravano a scrivere opere letterarie basandosi sulla “scrittura vincolata”: essi utilizzavano spesso dei vincoli matematici e geometrici per stimolare le loro idee e ispirazioni.
Tanto nelle scienze quanto nelle arti si può quindi parlare di arbitrario e necessario: arbitrario è tutto ciò che lascia spazio all’invenzione dell’autore, necessario è il rigore formale e strutturale di un’opera.
Roberto Panichi