DOMENICA XX ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo (15,21-28)
In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
Commento
Le parole di Gesù verso la cananea, una donna siro-fenicia, che praticava una religione idolatra, presuppongono la consapevolezza del popolo di Israele di essere il popolo eletto. Esso conosce il vero ed unico Dio, da cui è stato scelto fin dal tempo dei Patriarchi (Abramo-Isacco e Giocobbe) e con il quale è stata stabilita un’Alleanza, rinnovata con Mosè e con la dinastia del re Davide. In forza di questa Alleanza e dell’appartenenza a questo popolo, ogni Israelita si sente abilitato a presentarsi davanti a Dio e pregarlo; può invocare Dio, non per meriti strettamente individuali, ma in quanto appartenente ad un popolo, come discendente di Abramo. Quando prega il suo Dio, il pio Israelita si appella a questi titoli, a questa cittadinanza, che lo abilita a presentarsi davanti a Dio. Di questa dignità il popolo d’Israele era molto fiero ed era portato a disprezzare gli altri popoli, che adoravano i dei falsi e non erano degni di essere ascoltati. Israele se ne era fatto un vanto, invece che aprirsi ai gentili e testimoniare anche ad essi il vero Dio. I Profeti avevano accennato a questa missione universale: il Tempio di Gerusalemme era destinato a diventare la casa di preghiera di tutti i popoli (I Lettura Isaia).
Gesù si mostra più libero nel suo comportamento: accosta i peccatori ed i pagani senza tener conto del codice di impurità, molto osservato dai farisei, che evitavano i pubblici peccatori ebrei e si guardavano bene dall’entrare nelle case dei pagani. Nella loro azione di proselitismo, i pagani erano considerati ebrei a tutti gli effetti grazie alla circoncisione. Gesù mostra di condividere almeno esteriormente questa mentalità: non vuole ascoltare ed esaudire la donna cananea, perchè non è della stirpe israelita, e la qualifica poco onorevolmente con una parola offensiva. Gesù però dà importanza alla fede, unica condizione per accedere alla salvezza; solo il riconoscimento della propria indegnità, del proprio nulla e dell’assoluta gratuità del dono della salvezza è la condizione per essere figlio di Dio. Tale atteggiamento accomuna la cananea con il centurione di Cafarnao [Matteo, 8,5-17], un non circonciso, ma credente, che prega Gesù di non entrare nella sua casa, perchè si sente un peccatore e non vuole mettere a disagio Gesù. Grazie alla loro fede Gesù guarisce la figlia della Cananea e il servo del centurione, additandoli come esempio agli stessi Ebrei. I tempi stanno cambiando: tutti i popoli sono destinati a diventare figli di Abramo, a formare il nuovo Israele, che conferisce a tutti il diritto di rivolgersi a Dio e di avere familiarità con Lui. Alla base però non c’è una discendenza di stirpe, ma una Nuova Alleanza fondata sulla morte e risurrezione di Gesù, che libera gli uomini dal male e conferisce il dono dello Spirito Santo. Gesù è il nuovo capostipite, il nuovo Abramo, superiore all’antico. In forza di questa nuova discendenza, possiamo accostarci a Dio, chiamandolo con il nome di Padre.
Le condizioni fissate per il popolo di Israele continuano: possiamo pregare Dio non sulla base di meriti singolari, ma in quanto facenti parte del suo popolo. Cambiano radicalmente le condizioni: non una discendenza carnale, ma la redenzione di Gesù. San Paolo esprimeva da par suo il superamento della circoncisione, diventata inutile, ma sostituita dal battesimo, la nuova circoncisione che non agisce sulla carne, ma trasforma lo spirito. Così possiamo accedere alla sua mensa del Padre e nutrirci del pane preparato per noi: “Non è infatti la circoncisione che conta, nè la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura” [lettera ai Galati, 6,16].