La bellezza del territorio è un bene insostituibile. Una volta rovinato, non è più facilmente recuperabile o in alcun modo riproducibile. Per questo motivo bisogna evitare di far cassa con gli oneri di urbanizzazione, abusando degli strumenti di programmazione urbanistica. Carlo Di Gregorio
Bergamo. A volte ritornano. C’è stato spazio anche per la questione dell'”Ex – Enel” durante l’ultimo Consiglio Comunale della Città di Bergamo, lo scorso lunedì 27 luglio. Ben due ordini del giorno, infatti, sono stati discussi dall’assemblea di Palazzo Frizzoni sulla questione della lottizzazione dei terreni occupati dalla vecchia sede Enel di via Nullo ma andiamo con ordine. In principio ci fu la scelta della vecchia amminstrazione di approvare un Piano Integrato d’Intervento per la riconversione dell’area dismessa in via nullo: 135 appartamenti; 297 nuovi abitanti; restauro delle facciate e degli interni dell’edificio storico progettato dal Bergonzo; 4 milioni di Euro di oneri di urbanizzazione destinati alla ristrutturazione del Carmine ed una volumetria complessiva maggiorata rispetto all’esistente di almeno un 50% circa (da 40.000 metri cubi a 60.000). Fin da subito il progetto vide la netta contrarietà sia del comitato di quartiere, sia dell’allora minoranza consiliare di centrodestra ma la sinistra forte del suo peso in Consiglio Comunale approvò il progetto negli ultimi mesi del suo mandato. E perse consenso ed elezioni.
Sull’Ex Enel e sulla SACE, infatti, si è giocata gran parte della campagna elettorale 2009 ma non era solo una questione urbanistica. Come venuto fuori anche nell’ultimo consiglio comunale, infatti, la vera questione sul piatto è se sia giusto o meno usare il territorio per far cassa, ovvero per ottenere quelle entrate (gli oneri di urbanizzazione) che servono per finanziare il bilancio comunale e, soprattutto, la spesa corrente. In altre parole, la questione politica è se il territorio possa essere usato per ottenere quelle risorse necessarie per finanziare la gestione della macchina comunale. A questo proposito va risposto che: in primo luogo, usare gli oneri di urbanizzaizione, ovvero una entrata “straordinaria” per finanziare spese ripetitive e costanti non è sintomo di una sana programmazione perché nel momento in cui, come in questi mesi, il mercato edilizio è in recessione, le spese correnti non hanno più copertura; in secondo luogo, il finanziamento corrente tramite gli oneri di urbanizzazione è possibile solo grazie a deroghe legislative le quali, in buona sostanza permettono, di dirottare ad altri scopi un’entrata originariamente motivata con la necessità per l’amministrazione comunale di costruire opere propedeutiche all’urbanizzazione; infine, il territorio non è un bene riproducibile, ovvero una volta rovinato non c’è rimedio se non nel lungo periodo, forse…
Detto questo, lunedì scorso sono stati approvati due ordini del giorno i quali impegnano questa amminstrazione ad adoperarsi per la salvaguardia della vista di Città Alta e del quartiere di S. Lucia, cercando un accordo con l’operatore privato affinché siano ridotte le volumetrie originariamente concesse dalla vecchia amministrazione di sinistra. Una sinistra che, votando in parte favorevolmente a questa scelta, dimostra di essersi anche solo in parte ma comunque pentita di quella votazione avvenuta nella primavera del 2009, a pochi giorni dal fine-mandato. Carlo Di Gregorio