Tra il 2014 e il 2016 furono confiscate alla criminalità organizzata nell’ambito di un’inchiesta per gravi reati finanziari in Lombardia. Da oggi, 28 settembre, le 69 opere d’arte frutto del sequestro potranno essere ammirate a Palazzo Litta, a Milano, riunite nella mostra Arte liberata. Fino al 18 novembre. Poi passeranno alla Gamec di Bergamo, che si è resa disponibile a valorizzarle all’interno del suo percorso museale recentemente rinnovato. Un colpaccio.
Le opere esposte sono tutte autentiche, in gran parte dotate di documentazione d’acquisto o provenienza piuttosto che di expertise o dichiarazione dell’autore, raccolte secondo un disegno preciso e, verrebbe da dire, guidato da un consigliere esperto con acquisizioni mirate effettuate fra la fine degli anni Ottanta e primi anni Duemila, assemblate con una prospettiva non localistica o provinciale, ma di respiro internazionale, che le rende a tutti gli effetti una collezione molto omogenea e ben connotata.
L’insieme delle opere di Arte liberata permette di seguire per tappe la storia dell’arte dalla seconda metà del Novecento ai giorni nostri, con una particolare predilezione per le poetiche astratte e informali e per le neo-avanguardie degli anni Sessanta. In mostra si ritrovano una rara scultura di Jean Arp e due di Arnaldo Pomodoro, una serie di opere su tela di Victor Vasarely, un precoce empaquetage di Christo, un’importante grafica di Andy Warhol che ritrae Giorgio Armani, nonché capolavori dei principali rappresentanti dell’Arte Povera e concettuale da Giuseppe Penone a Pier Paolo Calzolari. Notevoli anche i lavori di Castellani e Spalletti, le accumulazioni di Arman, il Senza Titolo di Gianni Colombo, la grande tela di Emilio Vedova che esprime la gestualità del colore come atto di protesta.