BERGAMO – Non solo medicina. Il grande complesso di largo Barozzi, 81 anni domani, e prossimo ad essere svuotato da malati, medici, apparecchiature, è anche arte, storia, scienza, società e offre uno spaccato di sei secoli di storia, assistenza e carità.
Per evidenziare questa valenza culturale, l’Azienda ospedaliera ha aperto le porte questo fine settimana a visite guidate gratuite lungo cinque percorsi dentro l’ospedale. Guide dell’Associazione Carrara, ma anche studenti universitari, primari, dirigenti e operatori dell’ospedale stesso, hanno fatto conoscere la vita quotidiana dell’ospedale di inizio ‘900, scoprendo come è cambiata negli anni l’assistenza ospedaliera. Storia ma anche arte: il pezzo forte dell’iniziativa è la mostra dedicata a Carlo Ceresa, pittore bergamasco del Seicento, dal titolo “I ritratti della gratitudine”, realizzata in collaborazione con Gamec, con tre dipinti mai esposti al pubblico e un’attribuzione inedita: un quadro inedito restaurato da Antonio Zaccaria sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni storici e artistici, che raffigura un’anziana signora, forse Ottavia Medolago Ceresoli, con il nipotino di otto anni.
Una storia, quella dell’ospedale Maggiore a Bergamo, che ha tanti ricorsi. “Non solo oggi, nel 2011, ma anche più di 500 anni fa, la città viveva un altro cantiere per la costruzione di un grande ospedale, quello di san Marco, nel 1474 sul prato della Fiera. Poi il cantiere del 1930 e infine quello attuale con il collaudo collocato a fine anno e il trasloco che avverrà durante i mesi estivi del prossimo anno. E mai mancò il contributo di facoltosi bergamaschi che dal ‘500 al ‘900, sostennero l’istituzione ospedaliera con lasciti e donazioni”, ricorda il direttore generale, Carlo Nicora.
Il percorso “scienza” porta alla scoperta nei reparti di radiologia, pneumologia e radioterapia dell’evoluzione della terapia e della diagnosi dal 1900 ad oggi. Il percorso “tecnica” è dedicato all’evoluzione delle infrastrutture tecnologiche, dagli anni 30. Il percorso “società” (dedicato agli infermieri professionisti e all’assistenza caritatevole) e il percorso “chimica” che si snoda tra la farmacia dell’ospedale, l’orto botanico e l’erbario. “Quando si procederà all’alienazione della struttura – precisa Nicora – bisognerà tener conto della valorizzazione di questi importanti giacimenti culturali e tecnico-scientifici che sono la nostra storia e che andranno inseriti in percorsi anche turistici”. Venerdì scorso, nel corso di una serata dedicata a questo importante evento storico culturale, presenti rappresentanti delle istituzioni, tra cui il prefetto Camillo Andreana, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, l’assessore regionale Marcello Raimondi, parlamentari, esponenti della Bergamo della Cultura e esponenti di attuali note famiglie imprenditoriali benefattrici, è emersa questa “altra” valenza dei Riuniti: un’azienda che fa sanità e medicina ma anche cultura.