Per l’ennesima volta, sono aumentati gli importi dei contributi unificati per l’iscrizione a ruolo delle cause civili.
La manovra finanziaria ha colpito, di nuovo. E ancora una volta è stata la Dea Giustizia a rimetterci. Ebbene sì, sono nuovamente aumentati gli importi dei contributi unificati, vale a dire le tasse versate al momento del deposito in tribunale di una causa civile o amministrativa. Ma non solo, oltre ad aver aumentato alcuni importi, il Decreto Legge n. 98/2011 ha introdotto altresì tale contributo per alcune procedure precedentemente esenti, quali ad esempio le cause di lavoro, di previdenza, di separazione e di divorzio.
Ecco un esempio pratico. Se in precedenza per iscrivere una causa di valore medio, situata nella fascia da € 5.200,00 fino a € 26.000,00 il contributo unificato da versare al deposito era di 187,00 Euro, ora tale tassa è di ben 206,00 Euro, con un aumento di 19,00 Euro, pari al 10%.
E non è tutto. E’ stata introdotta altresì un’altra norma, secondo cui qualora il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) e il proprio numero di fax, ovvero qualora la parte non indichi il proprio codice fiscale nell’atto introduttivo il giudizio o nel ricorso, il contributo è aumentato sino alla metà.
Ovviamente, tale normativa non avrebbe bisogno di commento alcuno, ma sorgono in ogni caso spontanee un paio di brevissime riflessioni che mi piacerebbe condividere.
Rivolgersi al “sistema giustizia” è diventato davvero molto costoso: il cittadino spesso si trova frenato dai costi oggettivamente esorbitanti e, altrettanto spesso, è costretto a dover rinunciare a veder tutelati i propri lesi diritti, per questioni evidentemente allo stesso non riconducibili.
Il cittadino dovrebbe essere più agevolato ad accedere alla Giustizia, essendo la medesima uno dei pilastri di un paese veramente civile, democratico e, soprattutto, giusto!
E invece ci troviamo ancora qui, nella medesima situazione di sempre, con una giustizia costosa, a dir poco elitaria e, diciamocelo, davvero poco democratica.
di Cristina Cattaneo