Una storia raccontata, e soprattutto affrontata, con coraggio: “A Viso Aperto”. Si chiama così il docu-roadmovie firmato da Ambrogio e Luigi Crespi e presentato questa mattina a Milano, in anteprima nazionale. Un viaggio in cinque città del nord Italia – Cremona, Crema, Brescia, Milano e, ovviamente, Bergamo -, per fotografare un Paese in guerra contro Covid-19.
Con immagini in presa diretta, “A Viso Aperto” è l’unico film girato nelle zone più colpite dalla pandemia mentre il virus impazzava, in quei mesi tra febbraio e maggio 2020 che mai l’Italia e il mondo intero dimenticheranno. Mesi che hanno messo a dura prova anche chi, per natura, è portato a non arretrare mai. Proprio come i bergamaschi che durante l’emergenza sanitaria hanno mostrato tutta la loro resilienza e il loro spirito solidaristico.
Il documentario entra, infatti, anche nell’ospedale realizzato a Bergamo grazie al lavoro congiunto di volontari, tra tifosi atalantini, alpini e oltre 300 aziende artigiane, altamente specializzate, chiamati a raccolta da Confartigianato Bergamo. Muratori, carpentieri, imbianchini, idraulici, impiantisti tecnici del gas ed elettricisti specializzati che hanno lavorato per quasi 20.000 ore, creando dal nulla e in tempi record, un vero e proprio ospedale con 142 posti letto, 72 dei quali destinati alla terapia intensiva e sub-intensiva e i restanti a chi stava uscendo dalla fase critica del Covid-19. Un gioco di squadra che ha visto insieme gli artigiani di Confartigianato e dell’Associazione Nazionale Alpini, i volontari di Emergency, i sanitari dell’esercito russo e, ovviamente, il personale dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII, che ha garantito la direzione medica, infermieristica, tecnica e gestionale del presidio. Tutti determinati ad aiutare una città messa sotto assedio da un nemico invisibile eppure potentissimo.
«“Il cantiere della vita” è così che chiamo il lavoro che abbiamo fatto in quei giorni. Da una semplice e-mail è partita una sfida che ha coinvolto centinaia di artigiani. Ognuno di noi era responsabile di una zona e con grande determinazione abbiamo portato a casa il risultato. Basti pensare che in 26 ore abbiamo dato tre mani di bianco su quasi 30 mila metri quadri di spazio. Un’esperienza che nessuno di noi dimenticherà mai» – commenta Giacinto Giambellini, Presidente di Confartigianato Imprese Bergamo.
Così, nel documentario, immagini di lavori frenetici e di corsie piene si alternano a riprese di strade deserte e silenziose. Strade risvegliate solo da sirene improvvise di ambulanze, tutte dirette nello stesso luogo. Un luogo di cura e accoglienza in cui ha lavorato senza sosta il personale dell’Ospedale di Bergamo che, da un giorno all’altro e primo tra tutti, ha dovuto affrontare la marea inarrestabile dei contagi.
«Rivivere questi momenti nel documentario è stato molto emozionante. Sembrava che il Covid-19 fosse qualcosa di lontano da noi, un virus che aveva attaccato solo un’area della Cina. E invece, in pochissimo tempo ci siamo ritrovati ad avere l’ospedale pieno di persone: e non codici verdi, ma malati bisognosi di ossigeno. Sono stati momenti incredibili, una valanga che il nostro Paese ha dovuto affrontare per primo, ma di fronte alla quale non ci siamo arresi» – dichiara Maria Beatrice Stasi, Direttore Generale dell’ASS Papa Giovanni XXIII.
“A Viso Aperto” è, infatti, una storia individuale, fatta di tanti volti e tante voci – ammalati, familiari, imprenditori, medici, volontari -, ma al tempo stesso una storia collettiva tenuta insieme da valori solidi e radicati nel territorio. «Non potevamo non rispondere al grido di aiuto che veniva dalla nostra terra perché la gente come noi non molla mai – conferma Sergio Rizzini, Direttore Generale della Sanità Alpina dell’Associazione Nazionale Alpini –. Sapevamo che l’ospedale avrebbe dato speranza e aiuto concreto a tante persone e per questo la soddisfazione quando l’abbiamo terminato è stata grandissima. La stessa che proviamo oggi, a distanza di mesi, nel rivedere quelle immagini».
“Mai avremmo immaginato di dover impegnarci in una missione umanitaria in Italia. Eppure è stata la logica conseguenza dell’esperienza che abbiamo maturato in tanti anni, con i protocolli messi a punto con Ebola e la gestione degli ospedali a 360 gradi. Il documentario mi ha fatto rivivere quei primi giorni di aprile, quando siamo arrivati a Bergamo e insieme agli alpini, agli artigiani e al Papa Giovanni XXIII abbiamo contribuito a organizzare un ospedale dal nulla. Siamo contenti di aver potuto contribuire in un momento così difficile per le nostre comunità” ha dichiarato Rossella Miccio, Presidente di Emergency.
Resilienza. Passione. Determinazione. Forza. Sono emozioni che emergono con chiarezza dal reportage dei fratelli Crespi che dopo aver inquadrato l’emergenza sanitaria, si concentra anche sulle sue conseguenze socio-economiche. Con la consapevolezza che c’è un’Italia da ricostruire, un’Italia più lenta – forse – e anche per questo più autentica. Un Paese che avrà molti problemi da affrontare e che dovrà farlo, ancora una volta, “A Viso Aperto”.
Il documentario sarà presentato il 9 settembre a Bergamo, alle ore 18.30, presso il Centro Congressi Papa Giovanni XXIII, e il 10 settembre a Venezia, tra gli eventi del Fuori Salone della 77°edizione della Mostra Internazionale dell’Arte Cinematografica di Venezia.