DOMENICA VI DI PASQUA ANNO C
VANGELO (Gv 14,23-29)
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Commento
La prima parte del brano odierno tratta il tema dell’inabitazione di Dio Trinità, Padre – Figlio – Spirito Santo – nell’uomo, un’affermazione in quel tempo nuova. Nel mondo ebraico si riteneva che fosse il Tempio di Gerusalemme il luogo della presenza di Dio; invece Gesù afferma che il nuovo Tempio di Dio è il suo corpo (cioè la sua umanità, vedi il vangelo di Giovanni, 2, 19-21) e che la persona di ciascuno di noi è chiamata a diventare il Tempio di Dio, cioè la sua dimora. Come avviene questo?
L’uomo è stato creato da Dio con la capacità di esprimere e di vivere realtà divine, quando la Bibbia afferma che “è stato creato a immagine e somiglianza di Dio”(Libro della Genesi, 1,26-27). Queste realtà che l’uomo è chiamato ad esprimere sono l’amore, la generosità, la comprensione, la giustizia. Ora il Figlio di Dio manifesta queste qualità divine attraverso la sua umanità, che gli consente di esprimere la sua personalità, il suo animo, il suo cuore. Il momento supremo rimane quello della morte in croce, ma tutta la vita di Gesù è narrazione autentica di Dio. Abbiamo detto domenica scorsa che Dio si dice tutto nell’umanità di Gesù. Pertanto è dalla vita di Gesù, dalla sua umanità che siamo chiamati a ricostruire il volto autentico di Dio, non da altro. Dio è nell’umanità di Gesù, per questo essa è il suo Tempio.
C’è però una seconda considerazione da fare. In Gesù la natura umana raggiunge il massimo delle sue potenzialità, perchè riesce ad esprimere le perfezioni divine di amore, di bontà, di misericordia. In lui la natura umana è rifatta ed acquista la sua autentica grandezza. Gesù, Figlio di Dio, facendosi uomo, ha voluto essere uomo vero e perfetto, cioè realizzare l’immagine e la somiglianza divina, secondo il disegno originario della creazione. Questo traguardo viene spesso smarrito dagli uomini, che scelgono modelli ed ideali falsi, che deformano la dignità umana, offrendone una versione deturpata attraverso il peccato. Essi privilegiano la malvagità, la superbia, l’ingiustizia, non riproducono in loro l’immagine e la somiglianza di Dio. L’uomo si salva accogliendo in sè l’umanità rinnovata di Cristo che gli viene offerta, perchè abbia a rinnovarsi in Lui. Questo avviene attraverso l’eucarestia, che consiste nel ricevere il corpo, cioè l’umanità di Gesù. Questi diceva nella sinagoga di Cafarnao, alludendo all’Eucarestia: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me e io in lui. Chi mangia di me, vivrà per me” (Giovanni, 6, 57-58). Questa assimilazione a Cristo, oltre che con il sacramento avviene con l’interiorizzazione della parola di Gesù, che ci assimila progressivamente a lui. Quest’opera si estende per tutta la vita ed è sostenuta dallo Spirito Santo che ci aiuta a coglierne in profondità i significati, come è scritto nel brano evangelico di oggi. Gli uomini che si orientano a Gesù e vivono di lui e in lui, possono esprimere le qualità divine diventare se non rivelatori, segni e testimoni di Dio. Nella misura in cui questo avviene, Dio davvero inabita in loro, per cui anch’essi diventano Tempio di Dio.