di Cesare Zapperi
E’ nata Trenord, la società varata di comune accordo tra Trenitalia e Ferrovie Nord per gestire il servizio ferroviario in Lombardia. Ed è stato subito show. Non c’è che dire: quando si tratta di presentare qualcosa di nuovo, o anche solo di apparentemente tale, il presidente della Regione Formigoni mostra un’invidiabile capacità di imbonitore. Dispensa mirabilie, regala suggestioni, titilla l’orgoglio. Nell’immediato l’effetto stupore è garantito. Che poi non sempre sia seguito dai fatti, beh, poco importa. Se lo ricorderanno in pochi.
La realtà di oggi, come raccontano pressoché ogni giorno i pendolari bergamaschi sui giornali e i siti di informazione, è fatta di viaggi in ritardo, di carrozze luride, di caldo torrido in estate e freddo glaciale in inverno. Basta anche solo un’esperienza per inquadrare la precarietà, volendo essere gentili, della situazione. Ma arriva Formigoni, con il suo tono ispirato da Unto del Signore, a spiegarci che d’ora in avanti cambierà tutto.
Nel paese del Gattopardo tutto cambia ma nulla cambia. Una volta si chiamavano FF.SS, meglio note come Ferrovie dello Stato. Poi un colpo di belletto lessicale le ha trasformate in Trenitalia, senza peraltro constatare alcun miglioramenti né dei tempi di percorrenza né delle condizioni di viaggio. Ora, udite udite, ecco spuntare, con quella caratterizzazione geografica che pare faccia molto figo, Trenord. “Vogliamo migliorare ancora il livello del servizio” ha annunciato, senza provare un moto di imbarazzo, il Governatore. Che poi ha aggiunto: “Siamo stati protagonisti di un processo coraggioso e innovativo, ma la nascita di Trenord è l’inizio del percorso e non la conclusione”. Per fortuna, verrebbe da dire. Se non fosse che i pendolari lombardi, come è emerso dalle prime reazioni, sono stanchi di sorbirsi continue promesse. Ne hanno piene le tasche di viaggiare su carri bestiame con tempi di percorrenza più lunghi di quando c’era Lui.
Se chi sta ai piani alti della politica e della amministrazione pubblica vuole divertirsi con le operazioni societarie, faccia pure. Ma abbia almeno il pudore di attendere i risultati prima di dipingersi come il salvatore della patria ferroviaria.
Tanto più che, giusto per rimanere sul tema con un occhio un pochino più allargato, a Bergamo stanno anche aspettando i più volte annunciati, e sistematicamente rinviati, lavori di ristrutturazione della vetusta stazione. Qui non c’entra Formigoni, sia chiaro. Ma se provasse, dall’alto della sua autorevolezza, a dare una mossa agli amici delle ferrovie, i bergamaschi gliene sarebbero comunque grati. In attesa, naturalmente, di poter salire sui miracolosi convogli di Trenord.