E’ bello tornare sulle rive dell’Adda a portare a spasso il cane, soprattutto se per gli ultimi mesi l’unico paesaggio era il monotono deserto afghano. E ancora più bella è la spensieratezza con la quale si può passeggiare: laggiù ogni volta che si usciva dalla caserma si doveva stare all’erta.
Il tenente Martino Luigi Moriggi, 28 anni, è ritornato nella sua casa di Capriate e ha riabbracciato la sua famiglia dopo 7 mesi di rischiosa missione a Bakwa e nel Gulistan. E’ la sua terza missione all’estero, la seconda in Afghanistan. «Con il mio reggimento, il Settimo battaglione alpini di Belluno – ha raccontato il tenente – ad agosto abbiamo dato il cambio ai Marines in quest’area altamente instabile. I nostri compiti erano quelli di garantire la sicurezza e di appoggiare le istituzioni afghane».
Una missione difficile, ma riuscita appieno. «La zona che abbiamo lasciato – ha detto Moriggi, in qualità di vicecomandante di compagnia e comandante di plotone – è diversa da come l’abbiamo trovata: l’abbiamo consegnata ai paracadutisti della Folgore un po’ più sicura». Soddisfazione quindi per questo risultato, ma rimane un po’ di amarezza per le 5 vite perdute nel raggiungerlo. Il reggimento ha infatti perso 4 soldati nell’attentato dello scorso 4 ottobre e un altro il 31 dicembre. «E’ encomiabile come i ragazzi siano andati avanti a compiere il loro dovere – ha commentato il tenente – da veri professionisti. La paura c’è, ma l’addestramento ti aiuta ad affrontarla e dopotutto è positiva perchè ti fa aumentare l’allerta».
L’apprensione di chi sta a casa è ovviamente molta. «Devo fare un monumento a mia madre e a Annalaura, la mia ragazza. Anche se non le chiamavo per giorni non si spaventavano, capivano che ero impegnato in missione».
E proprio in ambito famigliare è nata la passione militare. «E’ da quando ero piccolo – ha confessato – che dicevo di voler diventare alpino, oppure medico». All’influenza esercitata da suoi genitori, Giovanni Moriggi, ortopedico a Bottanuco, e Mariangela Arnoldi, medico e politico, ha prevalso l’esempio del nonno Piero Arnoldi, capogruppo degli alpini a Capriate. «Per ora nessuno dei miei fratelli (Cecilia, Tommaso, Maddalena e Matilde, ndr) sembra intenzionato a seguire le mie orme, ma vedo con piacere che molti giovani delle nostre zone si avvicinano alla carriera militare». E in questi giorni di licenza il tenente ha potuto tastare anche l’affetto e l’interesse dei suoi concittadini.