BREMBATE SOPRA – “E” ora di piantarla. La storia di Yara Gambirasio non è uno spettacolo da dare in pasto al pubblico. Qualcuno intervenga per farla finita”. Le parole di Stefania Gelmi, giovane mamma incontrata ieri mattina al’uscita da un supermercato, possono sintetizzare il pensiero dell’opinione pubblica di Brembate dopo che, l’altra sera, a “Porta a Porta”, è stato andato in onda un filmato in cui si vede Yara gareggiare in un saggio di ginnastica ritmica (G.P.).
Un disappunto e una presa di posizione netta che forse si concretizzerà in una nota che la famiglia Gambirasio, per il tramite dell’amministrazione comunale, potrebbe diramare a breve per tentare di porre un freno a quello che il sindaco Diego Locatelli ha definito “sciacallaggio mediatico”. “E’ grottesco e per nulla ammissibile -ha commentato – il primo cittadino dopo l’ennesima visita alla famiglia della piccola Yara – che dei genitori e i loro figli, nel dramma che sanno vivendo, devono anche sprecare le loro poche energie rimaste a causa di questi operatori dell’informazione privi di dignità. No, io non ho visto Porta a Porta dell’altra sera. Non guardo più trasmissioni Tv dove si parla di Yara come non lo fanno i genitori. E a poco è valso l’appello che pur facemmo tempo fa invitando i massmedia a una maggiore moderazione”. Il tono di voce di Locatelli al telefono tradisce tanta mortificazione. “Si’, mi sento mortificato io per loro. La famiglia Gambirasio e Brembate è stata colpita due volte: dal ritrovamento della bambina, cadavere, e da questo uso grottesco e vigliacco di alcuni massmedia”, dice.
E le sue parole ricalcano un po’ sentire comune. “Bruno Vespa ha fatto qualcosa di intollerabile – dice Elena Bonacina, impiegata – Quale valore informativo ha quel video mandato in onda senza il consenso dei genitori? A me diede molto fastidio anche una puntata della “vita in diretta” con Sposini e la Venier (Rai 1). Che schifo! Pazienza Sposini ma la Venier con le labbra gonfie e il decolleté costantemente in mostra, finge di interessarsi, da la propria opinione sul caso, (ma chi vuol conoscere la sua opinione) interloquisce con gli ospiti (spesso penosi) e si fa di un caso doloroso non solo la cronaca ma soprattutto uno show che deve intrattenere lo spettatore a qualsiasi costo”. E mentre Giuseppe Riva, pensionato, chiede alla gente di “spegnere la tv”, anche Roberto Scaccabarozzi, presidente del Comitato Genitori, dice di aver smesso di guardare programmi tv su Yara da tempo: “Io stesso sono stato spesso intervistato nei primi giorni della scomparsa, da Rai1, Rai2, La7… con esiti che non sempre mi piacevano. Non ho visto Vespa l’altra sera, ma non condivido la decisione di mandare in onda quel filmato all’insaputa dei genitori”.
“Rispetto per la famiglia che vive nel dolore e per la comunità -dice Gianluca Boffetti, imprenditore, direttore anche del periodico locale New Entry – “Una sana informazione non deve mai scadere nello spettacolo gratuito. Altro che show e telecamere: fosse per me, blinderei i funerali, limitandoli ai soli parenti stretti”. “Occorre un forte senso di responsabilità e di senso dell’etica da parte degli operatori dell’informazione, specie quelli della tv, e del pubblico televisivo. Il rispetto del dolore umano è sacro e non deve fare audience”, è la riflessione che fa Gennaro Esposito, sociologo.
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