Brembate Sopra – “Una “dna” femminile sul cadavere di Yara? Non c’è da meravigliarsi se anche una donna avesse partecipato al delitto. Anche se le donne sono coinvolte 5 casi su 100 in delitti non significa, appunto, che siano escluse del tutto“.
Gennaro Esposito, che abita a Brembate Sopra e lavora come sociologo all’Asl di Bergamo, commenta la notizia del ritrovamento di probabile “dna” femminile sul corpo di Yara (G.P.).
Ma mette subito in guardia dal dare sempre massimo rilievo a ogni dettaglio delle indagini. Rilievi che poi, in una visione globale, potrebbero venir meno.
Caccia al colpevole, ipotesi sugli assassini, una ferita aperta che tarda a rimarginarsi nella comunità brembatese, la sublimazione di Yara come “vittima santa” del Male: da sociologo e da brembatese -quindi coinvolto in prima persona nel caso,- Gennaro Esposito cerca di fare il punto su una vicenda che ha catalizzato l’attenzione nazionale.
“Se c’è qualcosa di cui la comunità brembatese non ha bisogno è proprio l’incalzare dei massmedia specie quelli televisivi. E’ normale che di fronte a una partecipazione emotiva cosi forte la gente si interroghi sui percorsi criminali di un delitto così efferato: la caccia al colpevole. Il problema è che le esigenza di giustizia e di dare un volto agli assassini della comunità e della famiglia in primis, si scontra con la voglia di audience e degli esperti tv di turno che stanno al gioco mediatico. Ma non è lecito giocare con i sentimenti umani“.
Sulle ipotesi Esposito traccia tre percorsi: “Al 70% soggetti vicini alla vittima, forse psicotici, un 20% un delitto di gruppo e le restanti ipotesi legate anche al modo della criminalità che si ammanta di satanismo, chi ha scelto deliberatamente il male e che utilizza anche sul corpo della vittima elementi simboli“.
Esposito non crede alla efficacia degli appelli a costituirsi: “Non hanno mai funzionato dice – fino a prova contraria. Chi ha ucciso Yara non vede il suo comportamento come dissonante. Non ha i presupposti morali per ravvedersi, altrimenti non avrebbe compiuto il suo gesto insano fin dall’inizio. I ravvedimenti si verificano solo negli assassinii di gruppo e per di più a distanza di anni. Si ravvede solo chi non lo ha fatto apposta ma non è il caso di Yara“.
Un caso che ha inferto una ferita profonda nella comunità locale. Quando si rimarginerà? “Ci vorrà molto tempo – dice – e in più l’aver trovato il cadavere dopo tre mesi ha vieppiù rallentato il processo di cicatrizzazione. Il funerale sarà comunque un momento di grande catarsi e come insegnano le culture umane, dare alla salma degna sepoltura sarà un primo passaggio. Più duro sarà rielaborare il lutto per la famiglia che ha subito un stress enorme anche per l’assalto dei massmedia“.
Intanto la devozione popolare ha fatto di Yara un angelo e c’è chi l’ha affiancata alla martire Maria Goretti: “Una ragazzina di 13anni è per definizione innocente. Il male uccide e la vittima diventa santa. Un passaggio simbolico legittimo e spiegabile“.
G. P.
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