Le ragioni che hanno portato per la prima volta in piazza insieme imprenditori e lavoratori dell’edilizia sono largamente condivisibili. Il settore sta vivendo una crisi gravissima, legata alla più generale situazione di difficoltà dell’economia ma indubbiamente aggravata dalle scelte sbagliate della politica economica di Tremonti e Berlusconi. Per rilanciare questo mondo serve da parte del governo piena consapevolezza di quanto sta accadendo, una chiara assunzione di responsabilità, scelte concrete e in tempi rapidi, perché l’inerzia rischia di peggiorare una condizione già difficilissima.
I ritardi di pagamento legati al Patto interno di stabilità sono un primo punto cruciale. La recente revisione del Patto lascia le cose come stanno, poiché la quota della manovra di finanza pubblica scaricata sugli enti territoriali rimane insostenibile com’era prima. Comuni, province e regioni – stante il blocco delle entrate – saranno costretti a tagliare e le prime spese a finire sotto la mannaia saranno i pagamenti in conto capitale. Un paradosso, se pensiamo che molti enti – anche in Provincia di Bergamo – hanno in cassa milioni di euro che non possono utilizzare per pagare le imprese che lavorano per loro. E’ da tempo che il PD chiede una radicale revisione di questa politica: abbiamo avanzato proposte sul Patto di stabilità e una proposta di legge sui ritardi di pagamento (il pdl Beltrandi-Misiani). Finora però il governo PDL – Lega Nord su questi temi ha fatto solo propaganda o orecchie da mercante.
Ma è l’intera manovra di bilancio pubblico a destare preoccupazioni. Le elaborazioni dell’ufficio studi ANCE evidenziano come nel 2011 le risorse pubbliche destinate alle nuove infrastrutture scenderanno del 14% in termini reali. In tre anni (2008-2011) siamo ad un vero e proprio crollo: -32,8% in termini reali. E’ una politica miope, fatta di grandi annunci (il Ponte sullo Stretto di Messina, ecc.) destinati a rimanere sulla carta e di una realtà che priverà il Paese di infrastrutture essenziali e il settore dell’edilizia di preziose opportunità di lavoro. I nostri emendamenti sono stati tutti bocciati, e non aiuta l’indisponibilità del governo a cambiare al Senato il disegno di legge di stabilità.
Non migliore è la situazione dell’effettivo utilizzo delle risorse stanziate: al di là delle polemiche tra lo Stato e le Regioni, la realtà è che a nove anni dall’approvazione della Legge obiettivo tutto il settore pubblico continua ad accumulare inaccettabili ritardi nell’iter realizzativo delle opere pubbliche. Le regole vanno cambiate e semplificate, e le proposte di ANCE in questo senso sono un contributo di cui il PD chiede che si tenga conto con grande attenzione.
Rilanciare l’edilizia vuol dire rilanciare un pezzo essenziale dell’economia del Paese. Lo si può e lo si deve fare in un’ottica di qualità dello sviluppo, di regole più semplici, di controlli meno punitivi e più efficaci, di una fiscalità meno distorsiva e più orientata alla crescita: bisogna ripartire da qui, lavorando con senso di responsabilità per ridare prospettive ad un settore centrale per l’economia italiana.
Antonio Misiani
Deputato PD