Commentare delle sentenze senza averle mai lette e senza conoscere gli atti giudiziari è un tipico caso di demagogia a cui nessuno riesce a resiste. Per un giorno i telegiornali non hanno fatto altro che trasmettere commenti da parte di “tifosi” di opposti schieramenti. Allevi
Fiat farà ricorso. Dopo la sentenza del tribunale di Melfi che reintegra i tre operai licenziati – due delegati Fiom (Antonio Lamorte e Giovanni Barozzino) e un iscritto Fiom (Marco Pignatelli) – per sabotaggio alla produzione nello stabilimento di Melfi, l’azienda ha diffuso una nota in cui annuncia che presenterà «ricorso in opposizione alla decisione, nel più breve tempo possibile».
Il segretario generale dei meccanici della Cgil, Maurizio Landini, ha spiegato che “Questa azione di Fiat era una delle cose possibili”.
Il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, dice che “la Fiat ha tutto il diritto di ricorrere contro il reintegro dei tre operai di Melfi licenziati, ma è un atto che rischia di surriscaldare il clima in azienda e di complicare le relazioni sindacali”.
Roberto Di Maulo, segretario della Fismic, dice che è “Una sentenza normale di un normale giudice italiano e che è importante capire le motivazioni: se il giudice ha ritenuto che non ci fossero le prove di atti gravi e, dunque, ha considerato i licenziamenti come una rappresaglia nei confronti del sindacato o se, invece, ha stabilito che i sindacalisti possono fare tutto ciò che vogliono in fabbrica. In tal caso ci sarebbe da preoccuparsi».
Landini dice che “Avanti a un pronunciamento del giudice così chiaro si sarebbe aspettato da parte dell’azienda un cambiamento di rotta. Comunque resta il fatto che siamo di fronte a un decreto esecutivo e quindi i tre operai devono essere reintegrati il 23 agosto, come ha stabilito il giudice per il quale i comportamenti di Fiat sono stati antisindacali e illegittimi”.
Ecc.