ASCENSIONE ANNO B
Dagli Atti degli Apostoli, 1,1-11.
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».
Commento
In occasione del Giubileo del 2025 papa Francesco ha intitolato la Bolla di Indizione con le Parole di S. Paolo: «La speranza non delude» [Lettera ai Romani, 5,5]. Egli scrive: «Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. L’imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità. Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza. La Parola di Dio ci aiuta a trovarne le ragioni. Lasciamoci condurre da quanto l’apostolo Paolo scrive proprio ai cristiani di Roma”.
Secondo la visione cristiana, le ragioni della speranza non hanno un’origine prevalentemente caratteriale – il carattere può aiutare, ma non è decisivo – ma poggiano sul solido fondamenti di una realtà che ciascuno è chiamato a scoprire, per farne la sua ragione di vita: la certezza di essere oggetto di un amore affidabile che non verrà meno. Il papa cinta ancora Paolo: «Giustificati dunque per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio». [Romani, 5,1-2] Questa speranza si fonda sull’amore che scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto sulla croce: «Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita» (Rm 5,10). Il mistero della croce non è sinonimo di debolezza, ma una potenza inaudita che supera ogni ostacolo e si riveste di eternità. Gesù è l’Amore che giunge al dono totale di sè, che vince ogni forma di egoismo, di male e di odio. L’esito finale non è la morte, ma la sua elevazione al cielo: l’Ascensione testimonia una vittoria, riconosciuta e proclamata da Dio Padre, il quale glorifica la dimensione umana del suo Figlio Gesù, e la pone come punto di riferimento per tutti. L’Ascensione è stata vista fin dagli inizi come la vittoria decisiva sui due elementi che sintetizzano il male: il peccato e la morte. Riflette un radicale cambio di situazione; nella vittoria di Cristo non solo vi è la possibilità di vincere il male, ma esso stato vinto alla radice. Anche se gode di uno spazio di azione, la sua sorte è segnata e la vittoria certa.
Il bisogno di evangelizzazione comporta l’accoglienza di questa bella notizia, che rinnova e ringiovanisce l’animo di ciascuno, una cura quanto mai necessaria oggi in un mondo in stato di depressione. La mancanza di fiducia frena l’impegno, toglie il coraggio e favorisce la scelta di traguardi minimali se non di comodo. I legami più significativi rischiano di venire immiseriti e ridimensionati. Quanti oggi credono all’onestà, all’amore, alla famiglia? Solo la fiducia che ci dà il Signore, che cammina accanto a noi ci dona la speranza che non delude.