SACRA FAMIGLIA ANNO B
Dal Vangelo secondo Luca, 2,22-40
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». […]Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Commento
La famiglia oggi è al centro di attenzioni per i dibattiti che suscita per la proposta di modelli alternativi, che suscitano speranze, ma anche timori. Vorrei richiamare l’attenzione sull’Esortazione Apostolica di papa Francesco Amoris laetitia [2016], che ripropone con grande saggezza e in forma sistematica il tema della famiglia. Non è un puro modello sociale, ma il luogo dove si custodisce un dinamismo di relazioni generative, che consente alla vita di esprimersi, di radicarsi e di fiorire. La famiglia è la realtà più dinamica che esista, che costringe ad essere sempre in movimento per i figli piccoli, nell’irrequieta età adolescenziale, del momento dell’uscita di casa, dei nipoti e dell’invecchiare insieme e dell’assistenza dei figli. Sempre la stessa e sempre nuova, la famiglia sollecita la creatività e l’amore reciproco. Mai come nella famiglia i rapporti con il prossimo – coniugi, figli e fratelli – sono così esposti ed esigenti, costringendoci e rompere i nostri schemi, la nostra routine, aprendoci alla vita. In questo senso i figli sono i nostri primi liberatori, quando crescono e vanno per le vie del mondo, con le inevitabili ripercussioni sui genitori. Per questo essere in movimento la famiglia è sempre imperfetta e mancante e perciò desiderante ed aperta alla vita. E’ un luogo di verità, dove vengono alla luce i limiti e i peccati di tutti, ma dove diventa indispensabile chiedere perdono, dove ci si educa ad essere umani per non diventare disumani. La famiglia è un luogo incandescente e la forma che assume deve essere capace di ospitare il dinamismo eccedente della vita. La famiglia non è nè liquida, nè solida, è resiliente perchè deve saper ospitare cambiamenti, dubbi ed errori, nella pazienza della cura e nella fedeltà del durare.
Il Vangelo odierno ci mostra che anche nella famiglia di Gesù si è ripetuta questa esperienza. La presenza di un Figlio ha costretto i genitori ad interrogarsi sul ruolo da svolgere, che ha determinato il loro destino in maniera positiva. La personalità di Maria e Giuseppe si è costruita attorno alle esigenze proprie della missione di Gesù. Nella fanciullezza e nell’adolescenza Egli ha potuto contare sull’appoggio ed assistenza dei genitori, che si sono interrogati più volte sul loro Figlio, a cominciare dal brano evangelico di oggi: « Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.». L’interrogativo si ripeterà lungo tutto l’arco della vita, fin sotto la croce, dove a Maria sarà trapassata l’anima, esperienza dolorosa ma necessaria per essere fino in fondo la Madre di Gesù e la madre nostra, invocata come l’Addolorata. A simile compito sono chiamati i genitori, per imparare a diventare se stessi.
Indubbiamente oggi sono presenti molti ostacoli sulla via della famiglia. Il superamento della posizione subordinata della donna e la piena parità di diritti, traguardi doverosi, si accompagna ad una svalutazione dei legami matrimoniali, considerati troppo pesanti, a favore di relazioni più leggere, senza troppi impegni, compreso quello della paternità, trasformata in un opzional e non vissuta come missione cui dare una risposta responsabile [la grave denatalità come conseguenza]. Ci sono varie cause: la mentalità consumistica dell’usa e getta; l’individualismo che favorisce il ripiegamento su se stessi e l’assenza della fede. Si vive di emozioni immediate, senza il necessario discernimento, quindi sempre cangianti, e non si cura l’animo con quella carità che Cristo ci ha insegnato. Da qui la fede come risorsa necessaria, l’esperienza del cristianesimo come religione di salvezza che aiuta l’uomo a diventare sempre più se stesso nella propria crescita.